Non potevano essere più distanti di così, il presidente del Consiglio e il presidente della Camera.
Il primo, sulle guglie della maduinina a ritirare un premio ad personam e, già che c'era, a fare una piccola conferenza stampa.
Il secondo, a Palermo, alla commemorazione della strage di via D'Amelio, dove oltre a Paolo Borsellino morirono gli agenti di scorta Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Non solo, Fini ha anche voluto chiarire chi siano gli eroi: non di certo lo stalliere di Arcore.
Un pezzo della cronaca milanese
Quattrocento ospiti paganti (ogni biglietto costava 2euro, «sforzo» per finanziare il restauro della Guglia maggiore da parte della Veneranda Fabbrica del Duomo), più gli invitati. Politici, imprenditori, giornalisti, finanzieri, il presidente della Regione Roberto Formigoni, il sindaco di Milano Letizia Moratti che intona col premier «O mia bela Madunina». E tutto il partito lombardo: Ombretta Colli, Daniela Santanchè, Mariastella Gelmini, Riccardo De Corato, il sottosegretario Paolo Bonaiuti, i ministri Ignazio La Russa e Michela Vittoria Brambilla. Poi don Luigi Verzè, che ha ricevuto il «Premio Grande Milano» ringraziando Gesù, suo socio di maggioranza, e il presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo, Angelo Caloia. E ancora: Fedele Confalonieri, Emilio Fede, Ennio Doris, il direttore del Giornale Vittorio Feltri
Poi tutti seduti in file ordinate ad ascoltare. Prima Berlusconi: sui successi del governo, sulla sinistra priva di ironia, sulla follia visionaria dei milanesi che settecento anni fa hanno costruito il Duomo, sul premio che gli hanno consegnato «di solito sono allergico ai riconoscimenti, ma questo lo prendo. Sono certo che domani sull’Unità troverò un debito commento».
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