« Se continua così, vedrai che fanno l'antimafia pure pe' Milano! [...] La chiamano mafia, ma oggi sono...sono bande. Bande in lotta e concorrenza fra di loro. La vera mafia non esiste più »
(Don Vincenzo - dai dialoghi del film)
Questa frase del film (ricordiamocelo, del 1972), spiega quanto "Milano calibro 9" di Fernando Di Leo (dai racconti di giorgio Scerbanenco) pur con i suoi limiti, sia stato lungimirante.
Lungimirante nel raccontare l'ingresso della criminalità nell'economia (specie nei costruttori); nell'incapacità da parte della polizia di capire i nuovi fenomeni (riguardatevi con calma il confronto tra i due commissari); gli imprenditori spregiudicati che spostano i capitali all'estero (oggi nei paradisi fiscali), e poi invocano le forze dell'ordine contro cortei manifestazioni.
"Non è l'americano che da le carte, ma nel giro ci sono bancheri e industriali che annegano nei miliardi e ricchi che se ne fregano se l'economia nazionale va a rotoli"
"facciamoci dare gli agenti che cacciano quelli senza casa, quelli che picchiano gli studenti che disperdono gli operai .. per quelli gli agenti si trovano sempre"
"Lei ha una mentalità vecchia e percio è inadatto ad occupare la posizione che occupa
l'americano è un effetto e non una causa"
Cosa avrebbe scritto oggi, Giorgio Scerbanenco, dopo l'inchiesta che che portato all'arresto di 300 persone in Lombardia per la ndrangheta connection?
La scheda del film su imdb.
I luoghi milanesi del film.
I luoghi milanesi del film.
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