Ancora prima di essere trasmessa, la puntata di Presa diretta di questa sera sta già suscitando delle polemiche: tratterà del caso Xylella, in Puglia, degli abbattimenti delle piante di ulivo, decisi dalla Asl e dai ricercatori della regione e dell'inchiesta del procuratore capo di Lecce.
Sul caso Xylella sembra che non
si possa avere una visione basata sui fatti: da una parte si legge
della caccia agli untori portata avanti dalla magistratura leccese,
che ha messo alla sbarra la scienza. Come nel processo ai tecnici
della commissione Grandi Rischi. Condannati e poi assolti in appello
per le rassicurazioni fatte alla popolazione aquilana poco prima
della scossa mortale del 2009.
Qui parliamo di piante di ulivo e di un
insetto che le attacca, della decisione di abbattere le piante per
contenere l'infezione. Decisione presa su parere degli esperti, i
ricercatori scientifici e coordinata dal commissario Siletti
(come spesso accade in Italia, dopo ogni emergenza) che ora si è
dimesso.
La decisione di abbattere le piante è
stata ritenuto sbagliata dalla procura, che si è avvalsa del
supporto
di altri esperti e dalle indagini della forestale:
“In un anno e mezzo le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci, condotte dal Corpo forestale dello Stato e basate sulle consulenze di esperti nominati dalla magistratura, hanno evidenziato come i dati presentati in ambito europeo (da cui è poi scaturita la direttiva di abbattimento nel raggio di 100 metri) abbiano tratto in errore la Comunità europea. Il procuratore ha parlato di “dubbi sulle conclusioni scientifiche presentate”. Da qui il decreto di sequestro preventivo d'urgenza di tutti gli ulivi salentini su cui pende il piano d’abbattimento. Un provvedimento già notificato nelle scorse ore a tutti gli interessati.”
Chi ha ragione e chi ha torto?
C'era l'emergenza o no, gli
abbattimenti erano giustificati dal punto di vista scientifico o no?
Siamo di fronte, come scrivono in tanti
(e anche riviste scientifiche come Nature) di un processo intentato
alla scienza?
Così scriveva Paolo Mieli (citando poi
un articolo de Il Foglio) la settimana scorsa sul corriere:
L’Italia sta diventando sempre più un Paese ostile al metodo scientifico e amante delle teorie del complotto. L’ennesima dimostrazione viene dal caso della «Xylella fastidiosa», batterio che produce grave nocumento all’ulivo, penetrato in Europa diciotto anni fa e più recentemente in Italia, nel Salento. Nelle Americhe la si combatte da un secolo, purtroppo senza successo. Il Consiglio nazionale delle ricerche di Bari ha lavorato sodo per scoprire origini e modo di debellare quello che prende il nome di CoDiRO (Complesso del disseccamento rapido dell’olivo). Prendendo in seria considerazione anche l’ipotesi di sradicare gli ulivi già colpiti per provare a sterminare gli insetti diffusori dell’infezione e creare un cordone sanitario che isoli le piante infette.
L'inchiesta di stasera dovrebbe servire a fare un po' di chiarezza: tra i giornalisti che hanno contribuito al servizio anche Marilù Castrogiovanni , autrice del libro “Xylella Report”.
Ecco, il solito servizio a tesi: questi
si leggeva sulla rete (luogo notoriamente popolato da persone use a
giudicare prima di capire).
Come se il giudizio dei giornalisti che
parlavano di untori e di persecuzioni fosse più autorevole degli
altri.
Come se i tecnici a cui si è rivolta
la procura di Lecce fossero meno “scienziati” degli altri.
In
un suo articolo, la giornalista punta il dito proprio su questo:
sul pressapochismo della regione, sugli interessi in campo (per i
fondi per l'agricoltura), sugli editoriali scritti senza conoscere
troppo i fatti per criticare l'operato della procura leccese: si è
creato un polverone che impedisce di capire come stanno le cose,
“un’arma di distrazione di massa.”
“Sono scesi in campo tutti contro tutti, ma soprattutto contro la Procura, “colpevole” di aver osato mettere in discussione la Scienza. Dimenticando che la “Scienza” è cosa diversa dallo scientismo perché essa stessa, se è tale, dovrebbe essere la prima a dubitare di ciò che fa, perché è fatta da uomini ed è il risultato di confronto, dibattito e di condivisione dei risultati. Un circolo virtuoso di accrescimento della conoscenza che in questo caso è mancato del tutto.La ricerca su xylella in Puglia è infatti in mano a pochi centri di ricerca, tutti pugliesi, e a pochi uomini.Ed è così che per dare la possibilità a tutti gli enti, pubblici e privati, di fare ricerca su xylella, la Regione Puglia ha fatto un bando da due milioni di euro, ma inserendo criteri di accesso che di fatto agevolano chi la ricerca la fa già. E si rimane sempre tutti nel solito brodo, a cantarsela e a suonarsela, senza possibilità di confronto.Ma la questione non è neanche questa.La questione è che spostando il fuoco su “sradicamento si, sradicamento no”, “procura contro scienza”, “scienziati contro complottasti”, “complotto si, complotto no”, si fa talk show e si ottiene il vuoto spinto.Dimenticando, ancora una volta, il cuore del problema: a chi conviene dire che la xylella fa seccare gli alberi anche se non è provato? Perché non è provato, lo sapete, vero? A chi conviene dire che si tratta di emergenza e di calamità naturale da fitopatologia? A chi conviene dire che servono i soldi per la ricerca e per la cura del disseccamento causato dalla xylella?”[..]Insomma: la Regione Puglia ha prodotto documentazioni e relazioni per dimostrare l’emergenza e la calamità sulla base di evidenze scientifiche inesistenti.Da una parte la Regione decideva a priori, già a partire dall’ottobre del 2013, che si trattava di emergenza da xylella e dichiarava alla Ue che l’intera provincia di Lecce era infetta, senza neanche aver fatto un monitoraggio, senza aver fatto uno studio epidemiologico (che ancora manca), senza aver dimostrato la prova causa effetto tra presenza di xylella e disseccamento degli ulivi (prova che ancora manca), senza neanche aver isolato il batterio in laboratorio, cosa che avverrà un anno dopo.
Dall’altra la Scienza, anche perché a corto di soldi, arrancava negli esperimenti, si chiudeva a riccio, pubblicava qualche sparuta ricerca che si validavano da soli (ebbene si, anche questo è nel libro).Però, mentre la Regione non dava soldi alla Scienza ma pretendeva risposte, si affrettava d’altro canto a dare subito due milioni di euro al Consorzio Ugento Li Foggi, che il consorzio spendeva per fare “opere idrauliche” giustificandole con l’emergenza xylella, e 4,5 milioni all’Arif, per sradicare tutti gli alberi della Provincia di Lecce (sic!), perché aveva “i giusti uomini e giusti mezzi”.
Per poi consentire ad Arif (direttore Giuseppe Taurino, già deputato pd), di predisporre un “Avviso pubblico” per reclutare uomini e mezzi, perché ne era sprovvisto (ma come? Non aveva “i giusti uomini e i giusti mezzi?). Leggi: incarichi e affidamenti ad alto tasso di clientelismo.Parte così, l’armata brancaleone della Regione Puglia all’arrembaggio degli infiniti soldi della Ue. E parte già nell’ottobre 2013.Parte con questi primi affidamenti pari a 6,5 milioni per tappare i buchi del Consorzio Li Foggi e per dare potere all’Arif, invece di dare spalle forti alla Scienza.
Ci sono forti interessi dietro questa
storia, i fondi per l'emergenza e poi per il ripopolamento delle aree
dove si è abbattuto.
Prima di esprimere un mio giudizio
voglio capire e vedere: questo è quello che ha fatto il gruppo di
giornalisti di Presa diretta nel servizio che vedremo questa sera.
La scheda del servizio:
Il caso xylella
A PRESADIRETTA una puntata ricchissima, con tre diverse inchieste.IL CASO XYLELLA, la storia del batterio killer che uccide gli olivi pugliesi. Da quando nel Salento è stata dichiarata l’epidemia Xylella, è cominciato il piano degli abbattimenti. Ma era vera emergenza? La Procura di Lecce ha aperto un’inchiesta nella quale sono indagati tutti i responsabili, amministrativi e scientifici, della gestione dell’emergenza Xylella. Un vero terremoto in seguito al quale il Commissario di Governo Silletti si è dimesso. Con le indagini della magistratura, è stato vietato l’abbattimento di altri olivi, ma intanto centinaia di piante secolari non ci sono più.Le telecamere di PRESADIRETTA hanno raccolto le voci di tutti i protagonisti, raccontato la disperazione dei coltivatori mentre venivano abbattute le loro piante. Hanno filmato per la prima volta come si inocula il batterio della Xylella nella pianta sana in laboratorio, per il test di patogenicità. Hanno raccolto le esperienze positive di ricercatori e coltivatori che in tutta Italia provano a sconfiggere la Xylella senza abbattere le piante di olivo.E poi PRESADIRETTA si è occupata di raccontare il gigantesco giro di interessi legato ai fondi europei per l’Agricoltura. Come vengono assegnati i contributi che l’Europa stanzia per aiutare chi lavora la terra?Chi controlla che i milioni di euro distribuiti ogni anno vadano davvero a chi ne ha diritto?
Nell’inchiesta di PRESADIRETTA dimostreremo come una parte di questi soldi è finita direttamente nelle mani della mafia. E chi doveva controllare che cosa ha fatto?
E infine un’inchiesta sulla controversa applicazione della legge 194, sull’interruzione volontaria di gravidanza. Come mai nel nostro paese i medici obiettori sono in media il 70% del totale e in certe Regioni superano addirittura il 90%? Questi numeri garantiscono l’applicazione del diritto a interrompere la gravidanza?Le telecamere di PRESADIRETTA sono entrate negli ospedali, nei consultori e negli studi medici privati per capire se “la 194”, a distanza di 40 anni dalla sua entrata in vigore, sia una legge che funziona.“IL CASO XYLELLA” è un racconto di Riccardo Iacona con Giuseppe Laganà, Raffaella Pusceddu, Elena Stramentinoli, Antonella Bottini, Elisabetta Camilleri, Irene Sicurella, Cristiano Forti, Andrea Vignali, con la collaborazione di Marilù Mastrogiovanni
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