09 gennaio 2016

Milano 1947, misteri a Porta Venezia, di Fulvio Capezzuoli


All’inizio dell’autunno del 1947, a Milano era ancora difficile trovare alcuni generi alimentari di prima necessità quali per esempio il burro e l’olio”.
Milano 1947: la guerra è finita da due anni e la vita delle famiglie italiane si sta avviando verso la normalità.
Si gira per la città coi tram, le auto per le strade sono poche, di giorno ci si incontra nelle osterie per un bicchiere di spuma e alla sera le famiglie si riuniscono attorno alla radio.
Oppure al cinema dove, in quei giorni, veniva trasmesso il noir con Humprey Bogart “Il grande sonno”.
Nelle case degli italiani ancora non esistevano tutti gli elettrodomestici che siamo abituati ad avere, solo nelle case patrizie esistevano delle ghiacciaie per tenere la roba in fresco.
L'anno prima era nata la schedina Sisal con cui gli appassionati di calcio cercavano di indovinare i risultati delle partite di calcio.

Nonostante lo scarso benessere, l'assenza di confort macerie, la gente ha voglia di tornare a vivere, anche nella poca agiatezza di quei giorni: l'autore, attraverso i ricordi del protagonista, ricorda quando, terminata la guerra, fu scoperta la Madonnina sul Duomo. Un avvenimento importante per i milanesi:
Continuò ad ascoltare distrattamente la voce stentorea del radiocronista, ma questa gli riportò alla mente un fatto accaduto due anni prima, nell’estate del 1945. La Madonnina dorata, situata in cima al Duomo, simbolo della città, durante la guerra era stata coperta di stracci per evitare che i suoi riflessi fossero d’aiuto ai bombardieri alleati che colpivano Milano. Pochi mesi dopo la fine delle ostilità, venne liberata dalla copertura, con una cerimonia solenne seguita da migliaia di persone ammassate nella piazza. Maugeri ricordò di aver ascoltato alla radio la voce di Nicolò Carosio, che raccontava in diretta l’avvenimento. Anche il commissario, che non era credente, aveva seguito con emozione la radiocronaca di quel fatto, perché indicava a tutti che la vita stava tornando alla normalità”.

La guerra ha lasciato molte cicatrici nelle persone e proprio nel conflitto mondiale vanno ricercate le cause dei delitti della spada ricurva: sono i tre casi di omicidio su cui deve indagare il commissario Maugeri (e il suo collega l'ispettore Valenti), della Questura centrale.
Tre omicidi a distanza di poche ore l'uno dall'altro: il primo è addirittura un conte, Alessandro Ranieri, trovato morto nello spogliatoio del circolo di tennis “Circolo Sportivo Naviglio Grande”, di cui era socio.
“Mio Dio – ebbe solo il tempo di sussurrare, prima che il colpo lo uccidesse”: ucciso da un fendente, un'arma affilata, forse una spada.
Un assassinio preparato con cura: prima provocando un blackout nella stanza e poi lasciando una scritta sull'armadietto. RAMBOII.

Del caso se ne occupa il commissario Maugeri, cui viene chiesto però di muoversi con molta prudenza, visto l'ambiente in cui andrà ad indagare: l'ambiente aristocratico del conte, che non ammette che estranei “ficchino il naso” nelle loro vicende. Ma anche l'influenza del fratello del morto, un pezzo grosso del ministero dell'interno a Roma.
Maugeri,e il suo vice, non trovano un ambiente accogliente nella villa del morto, in via Mozart: in particolare da parte del segretario, Giacomo Arduino, che dimostra fin da subito il suo atteggiamento ostile e poco collaborativo.
Per il “poco tatto” dimostrato, addirittura Maugeri viene allontanato dal caso, per pressioni dall'alto verso la Questura. Ma è destino che il caso degli omicidi della spada rimanga al nostro commissario: perché i cadaveri diventano prima due, con la morte del segretario (che aveva telefonato a Maugeri chiedendo un incontro). E poi col suicidio (almeno all'apparenza) del giardiniere: un signore giapponese che si occupava dello spicchio di giardino in stile giapponese nella villa.
Tutti e tre uccisi (o morti) per un colpo di spada: non è un caso, il conte Maugeri aveva passato diversi anni come console in Giappone, negli anni della guerra. Era anche un collezionista di Katane, le affilate spade dei samurai. E giapponese era anche il giardiniere, che poi si scoprirà essere qualcosa di più di un semplice appassionato di piante e alberi.
Si mise a riflettere su quella casa e sulla gente che la abitava. La contessa malinconica e abbandonata, il conte che viveva nel ricordo della prima moglie, il segretario che difendeva quell’ambiente da ogni possibile contaminazione”...

Cosa lega tra loro i tre delitti? Cosa significa quella scritta, RAMBII, trovata sui luoghi dei delitti?
Cosa nasconde il passato delle tre vittime, il conte, il suo segretario e il giardiniere?
E quali segreti si nascondono nella villa di via Mozart, segreti ben celati dal personale, dal segretario, dalla contessa (una donna piccola che “ricordava al commissario certe bamboline di porcellana che aveva visto”) e dal fratello della vittima, uno con le mani in pasta nei ministeri a Roma.
Sono domande che girano per la testa del commissario, che non si accontenta della facile soluzione a cui, ad un certo punto, sembrano approdare.

Dopo il commissario Arrigoni di Dario Crapanzano (le cui storie sono ambientate nella Milano dei primi anni '50), un altro investigatore nella Milano del primo dopoguerra: questo è il secondo romanzo con protagonista Maugeri, poliziotto anomalo per il suo passato da partigiano, che si deve muovere in un contesto ancora legato al passato regime come quello della polizia e della magistratura. E forse proprio per questo poco incline a muoversi coi piedi di piombo con l'altera aristocrazia milanese.
Un personaggio il cui acume e capacità scopriremo man mano nel corso del caso, come anche il suo lato umano di marito e padre, che deve sacrificare la sua vita privata per star dietro alle indagini.
Ma trova nella pace domestica e nei pomeriggi con la moglie un dolce distacco dalla realtà.

Buona lettura!
La scheda del libro sul sito di Todaro editore.

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