Gli spagnoli ci misero quasi duecento anni per sottomettere definitivamente i discendenti dei Maya nel Petén e stabilizzare un sistema di colonizzazione che rendeva loro e i loro discendenti mestizos i padroni delle terre, mentre i nativi Maya, gli indios, rimasero contadini senza terra.Il sistema tenne per circa quattrocento anni, anche dopo che i nuovi imperialisti americani della Uited Fruit Company ebbero preso potere in Guatemala.Questo pezzo, tratto dall'ultimo libro di Don Winslow "Il cartello", racconta della guerra civile in Guatemala, dopo che la Cia con un colpo di stato rovesciò il governo e ripristinò la repubblica delle banane.
Solo nel 1944 i «Rivoluzionari d’ottobre» lanciarono un programma di riforme liberali, emettendo nel 1952 un decreto che intimava la ridistribuzione delle terre. I latifondisti reagirono. Il due per cento della popolazione, che possedeva il novantotto per cento del territorio, non intendevano perdere la propria posizione, e con l'appoggio della Cia preparò un colpo di Stato, rovesciando il governo civile.La sinistra, una coalizione di studenti, operai e contadini, formò l'Mr-13, un movimento di guerriglia che combatteva l'esercito e la polizia del Guatemala. Dopo cinque anni di scontri spradici, gli Stati Uniti inviarono le forze speciali dell’esercito, i «berretti verdi», per contribuire a combattere i «guerriglieri comunisti». Quello che seguí fu definito il «terrore bianco».I commandos delle forze speciali e l'organizzazione Mano blanca, in pratica soldati e polizia, fecero «sparire» migliaia di persone di sinistra a Città del Guatemala e nelle campagne. Il presidente, Carlos Arana Osorio, dichiarò lo stato d'assedio annunciando: «Se per portare la pace sarà necessario trasformare il paese in un cimitero, io non esiterò».Nei tre anni successivi ci furono settemila desaparecidos. La sinistra reagì formando il Cuc (Comitati di unità contadina) a sud e a est, e l'Egp (Esercito guerrigliero dei poveri) al Nord, in territorio Maya. E la guerra civile proseguì. Se c'è mai stata una definizione più impropria di «problema messicano della droga», deve trattarsi di «guerra civile guatemalteca». Fu una guerra civile condotta da una sola parte, combattuta da soldati e poliziotti professionisti, armati e addestrati dagli americani, contro pochi guerriglieri male armati. Nel 1978 le forze speciali, i cosidetti kaibiles, aprirono il fuoco contro un gruppo di manifesytanti disarmati, a Panzos, uccidendone centocinquanta. Nel 1980 i morti erano saliti a cinquemila.Keller si era dedicato con puntiglio a studiare la storia di un particolare villaggio del Petén: Dos Erres. Una storia tragica. Nell’ottobre del 1982, alcuni guerriglieri dell’Egp tesero un agguato a un convoglio dell’esercito in prossimità di Dos Erres, uccidento 21 soldati e impossessandosi di diciannove fucili.Il 4 dicembre, cinquantotto kaibiles travestiti da guerriglieri si paracadutarono in zona.Due giorni dopo, entrarono nel villaggio alle due e mezza del mattino. Tirarono la gente giù dal letto, separando uomini e donne, gli uomini nella scuola, le donne ei bambini nella chiesa. Poi perquisirono il villaggio in cerca delle armi rubate. Non le trovarono, perché i guerriglieri che avevano teso l'imboscata ai soldati non provenivano da Dos Erres.
I kaibiles annunciarono che dopo colazione avrebbero «vaccinato» gli abitanti di Dos Erres. Fecero uno scempio forsennato. Presero i bambini per le caviglie, spaccando loro la testa contro gli alberi e i muri. Poiché non volevano sprecare munizioni, ammazzarono gli uomini a martellate. Strapparono i feti dalla pancia delle donne incinte, e nel corso dei due giorni successivi violentarono le altre, prima di ucciderle e gettare i loro corpi sopra quelli dei loro familiari, nel pozzo del villaggio.[..]La guerra civile del Guatemala durò altri quattordici anni dopo il massacro di Dos Erres. Furono uccise altre duecentomila persone, tra cui quaranta o cinquantamila desaparecidos. Un milione e mezzo di persone furono sradicate dalle loro case e portate altrove, un altro milione emigrarono, principalmente negli Stati Uniti.
Tratto da Il cartello - Don Winslow
L'esportazione della democrazia (o quantomeno della sua facciata liberale, di mercato) non è un'invenzione di Bush ma è qualcosa che i paesi del sudamerica hanno già sperimentato.
Cile, Argentina, Nicaragua e Guatemala.
PS: l'ultimo omicidio nella guerra ai cartelli della droga è quello del sindaco di Temixco, cittadina nello stato di Morelos: Gisela Mota è stata uccisa da un commando composto da killer giovanissimi, a pochi giorni dal suo insediamento.
Aveva promesso ai suoi concittadini che avrebbe fatto pulizia.
La sua morte segue quella di altri centinaia di sindaci, poliziotti, giornalisti, donne uccisi dai narcos e dalle loro milizie in questi anni.
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