02 ottobre 2016

Le due visioni della politica

Il confronto televisivo su La7 tra il presidente del Consiglio e il presidente emerito della Consulta è stato interessante, più che per le ragioni del si o del no, perché ha raccontato agli italiani le due visioni della democrazia che oggi si scontrano.
Semplificando al massimo (e anche rischiando una banalizzazione) possiamo parlare di una democrazia parlamentare, basata sul confronto e sul dibattito per l'approvazione delle leggi e dove (solo raramente) si procede con decreti.
Dall'altra parte abbiamo una visione decisionale per cui, quando si tratta di prendere le decisioni su argomenti strategici, non si può aspettare i tempi lunghi dei dibattiti.
Il governo, in quanto organo esecutivo, deve prendere una decisione e questa deve avere una corsia preferenziale.

Da una parte la complessità, talvolta difficilmente comprensibile, percepita come un peso che non sempre si può sopportare.
Dall'altra la semplificazione, che diventa spesso in banalizzazione. O peggio.
Se non passa la riforma non taglieremo più i costi. Non potremo fare più altre riforme per anni .. (quando in questi ultimi anni abbiamo toccato la Costituzione più volte, tra cui l'inserimento del pareggio di Bilancio).

Avevamo così di fronte da una parte un professore universitario che cercava di argomentare, di spiegare, di fare ragionamenti alti. Dall'altra il presidente (e segretario) che parlava per slogan semplici, guardava in televisione, parlava con Mentana mentre l'altro esponeva le sue tesi (e più volte Zagrebelsky l'ha richiamato, “mi sta ascoltando?”).


È stata più efficace la narrazione del si o quella del no? Dal punto di vista televisivo penso che sia stato più efficace Renzi, le sue risposte sono arrivate più facilmente e direttamente agli spettatori che ascoltavano.
Che questo sposterà i voti da una parte (o l'altra) è tutto da vedere.

Andremo a votare una riforma costituzionale (che non si può più cambiare) ma in queste settimane forse si discuterà solo della legge elettorale.
La minoranza PD continua a raccontarci che voterà si solo se cambia le legge elettorale, che pure oggi Renzi vuole modificare (proprio sulle preferenze dove fino a ieri ci dicevano che erano un vulnus per il problema del voto di scambio e clientelismi). Tutto questo non suona grottesco?

Cosa c'entra la legge elettorale con la riforma Costituzionale? Ci avevano sempre detto che non erano affatto legati (per esempio il ministro per le Riforme Boschi). Allora il famoso “combinato disposto” tra riforma e Italicum su cui il fronte del no punta il dito, esiste veramente?

E qui veniamo al punto finale: perché questa riforma non è stata presentata come veramente è? Ovvero, perché non si è presentata come il passaggio ad un presidenzialismo forte, punto e basta.
Sarebbe stato tutto molto più semplice. Forse anche più trasparente.

Anche perché ora il presidente del Consiglio che vuole spersonalizzare il voto inizierà la sua campagna per il si, in giro per l'Italia. Giusto per spersonalizzare.

E già si parla di “blitz” per approvare le modifiche entro il 4 dicembre..

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