02 ottobre 2016

La donna che visse due volte Pierre Boileau, Thomas Narcejac

L'incipit
«Senti,» disse Gévigne «vorrei che pedinassi mia moglie». 
«E perché? Ti tradisce?». 
«No». 
«E allora?» 
«Non è facile da spiegare. Si comporta in modo strano… Sono preoccupato per lei». 
«Di che cosa hai paura esattamente?». 
Gévigne non si decideva a rispondere. Guardava Flavières, e Flavières intuiva il motivo della sua esitazione: il suo amico non si fidava. Era rimasto identico a quando lo aveva conosciuto, quindici anni prima, alla facoltà di Legge: cordiale, espansivo, ma in fondo ansioso, timido e infelice. Poco prima, per esempio, è vero che gli era andato incontro a braccia aperte esclamando: «Roger, carissimo… Non sai quanto sono contento di rivederti!», eppure in quel gesto Flavières aveva notato subito, d'istinto, un che di innaturale, di leggermente troppo affettato e rigido. Il suo amico gesticolava un po' troppo, rideva un po' troppo. Non riusciva a nascondere i quindici anni trascorsi, che li avevano fisicamente cambiati entrambi. Gévigne era ormai quasi calvo. Il mento gli si era appesantito. le sopracciglia adesso tendevano al rossiccio, e intorno al naso gli erano spuntate delle lentiggini. Neanche Flavières era più lo stesso. Sapeva di essere diventato più magro, di essersi lievemente ingobbito dopo quello che gli era successo, e sudava freddo al pensiero che l'altro potesse chiedergli come mai lui, che aveva studiato legge con l'idea di entrare in polizia, alla fine si era messo a fare l'avvocato.

Quando inizierete a leggere questo libro, avrete quasi sicuramente già visto il film di AlfredHitchcock: per questo, leggendo le prime pagine, avrete davanti agli occhi la figura fragile di James Stewart e il volto di Kim Novak, gli zigomi alti, il rosso delle labbra. Ma nel libro i due protagonisti, che si chiamano Flavières e Madeleine vivono di vita propria, si distaccano dalla sceneggiatura (pure ben riuscita) del film.
A cominciare dall'ambientazione, il film è ambientato in una bellissima San Francisco, il libro è ambientato a Parigi nei mesi a ridosso della seconda guerra mondiale (i mesi della “guerra balorda” quando ci si illudeva che questa sarebbe rimasta lontana).
Diversa è anche la scelta del racconto: mentre il film di Hitchcock basa la sua forza sulle immagini che raccontano delle paure, della caduta in trappola del protagonista (il cignon, la scena sul ponte, il quadro nel quadro con l'immagine della bisnonna di Madeleine), il libro mette a nudo i pensieri dell'investigatore mentre assistiamo, giorno dopo giorno, pedinamento dopo pedinamento, alla sua infatuazione, al suo innamoramento.
Ai suoi tremendi sensi di colpa (il non essere stato capace di salvare il compagno di lavoro prima, il non essere stato capace di salvare la donna che amava poi).
Infine, il suo desiderio di riportarla in vita.

Come nel film, anche il romanzo comincia con un marito, imprenditore nel settore navale, che chiede ad un compagno di studi che non vedeva da anni, di seguire la moglie.
Vorrei che pedinassi mia moglie ..”.

La moglie, Madeleine, assume degli atteggiamenti strani durante il giorno, quando ci sono dei momenti in cui sembra estraniarsi dal mondo. Distratta, lontana.
Cosa succede alla moglie in quei momenti, cosa fa quando il marito è al lavoro (in un cantiere navale che ha vinto delle commesse con l'esercito), chi incontra..

Flavières la segue al Louvre, al cimitero di Passy (dove la vede fermarsi sulla tomba della sua bisnonna, Pauline), sul lungo Senna, dove la salva da un tentato suicidio..
Chi è la donna che sta seguendo? È Madeleine oppure è Pauline, la ava, che si è impossessata della sua mente.
Seguire Madeleine, prendere appuntamento con lei per lunghe passeggiate, senza rivelare l'incarico ricevuto dal marito, diventa qualcosa di irrinunciabile per Flavières.
Tanto da renderlo infelice quando per diversi giorni non riescono ad incontrarsi:
Ma era davvero così infelice? Una passione, una vera passione, non nasce nel giro di due settimane. Con il mento tra le mani, guardava lucidamente dentro di sé. Che ne sapeva lui dell'amore? Non aveva mai amato nessuno. Oh, certo, aveva osservato con sguardo bramoso le forme esteriori della felicità, come un povero davanti a una vetrina. Ma fra lui e le cose c'era sempre stata una specie di barriera fredda e dura. E, quando finalmente era stato nominato ispettore di polizia, aveva avuto la sensazione di essere stato messo a guardia di quel mondo sfavillante, felice e proibito. Era quella la sua vetrina. Forza, circolare!

Fino all'epilogo, che chiude la prima parte del libro (come nel film), col suicidio di Madeleine, quando si getta dal campanile della chiesa, in un paesino della provincia francese, Saintes.
L'urlo, il tonfo del corpo che cade e l'uomo, immobile, che non riesce a salvare la donna dai suoi demoni per colpa delle vertigini e che poi scappa via, lontano:
Giù in basso risuonò un tonfo sordo, secco; con il sudore che gli colava sugli occhi, Flavières ripeteva come un moribondo: «Madeleine .. Madeleine .. No ..». Dovette sedersi. Si sentiva svenire. Poi cominciò a scendere trascinandosi giù di gradino in gradino. Non poteva fare a meno di gemere per l'orrore e la disperazione. Giunto al primo pianerottolo, si avvicinò in ginocchio alla feritoria e si arrischiò ad infilarci la testa. Sotto di lui, sulla sinistra, c'era un vecchio cimitero e, proprio alla base del campanile, in fondo a quel muro così atrocemente verticale, giaceva un mucchietto di vestiti scuri.

Nella seconda parte del romanzo, ritroviamo il protagonista Flavières, tornato dopo cinque anni in Francia.
Malato, dedito al bere, ancora ossessionato da quella donna, morta anni prima.
Non riesce a guarire, nel corpo come nello spirito. Sente che deve pagare la sua colpa (aver tradito l'amico, non aver protetto colei che credeva la sua donna), ma nonostante questo autoflagellarsi, continua a ritornare sui suoi stessi passi.
Torna nella casa dell'amico.
Nella chiesa dal cui campanile si è lanciata Madeleine.
Sta quasi per lasciarsi tutto alle spalle, per tornare ai suoi affari, per curarsi, quando in un cinema, all'improvviso crede di rivedere quel volto.
Da qui inizia il suo incubo, la sua discesa verso la pazzia, il suo folle desiderio di far rivivere Madeleine (o Pauline ..).

«Sentì il cigolio della porta del camerino, si voltò di scatto ed ebbe la stessa stretta al cuore di quando l'aveva vista al Waldorf, la stessa violenta emozione. Quella che aveva davanti era Madeleine rediviva, Madeleine che lo guardava impietrita, come se lo avesse riconosciuto, Madeleine che adesso avanzava verso di lui, un po' pallida, con lo stesso sguardo interrogativo e triste che aveva in passato.»  

Ma se il film ha un finale quasi consolatorio (pur rimanendo drammatico), di tutt'altro tono è quello scelto da Pierre Boileau, Thomas Narcejac. L'uomo “in bilico su un pendio affacciato sul vuoto” qui completa la sua discesa agli inferi.
«Ti aspetterò» disse in un sussurro.

Sul corriere trovate una splendida recensione di Pietro Citati: "Tutto è doppio nel romanzo di Pierre Boileau e Thomas Narcejac. Anche la morte"

La scheda del libro sul sito di Adelphi
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