Mi capita di percorrere quella strada,
la statale 36, quelle volte che vado verso Lecco o, prima, verso uno
dei paesi della Brianza lecchese.
Quel ponte, il numero 17 vicino ad Annone, l'ho attraversato tante volte: dover guardare in alto, per il timore che
il ponte ti crolli in testa è un po' come attraversare un passaggio
a livello e guardare a destra e sinistra nel timore che passi il
treno.
Uno si fida, quando è in macchina.
Dopo il crollo del cavalcavia sulla statale 36, venerdì scorso, mi sono letto diversi articoli sulla
notizia, che ha avuto una eco importante non solo qui:
perché sono tanti gli automobilisti che ci passavano sotto, perché
su quella arteria ce ne sono altri di ponti (e anche nel resto della
regione) in gestione all'Anas.
E perché il rimpalleggio di colpe tra
Anas e provincia ha indignato (per usare un termine fair) non poco le
persone.
Ho cercato di capirci qualcosa.
Il tir pesava 108 tonnellate e dunque
era un trasporto eccezionale: la società di trasporto, come raccontato ieri sera dal TG3 regionale, aveva chiesto
l'autorizzazione alla provincia di partenza (Bergamo) e non a quella
di attraversamento (Lecco). Tutto regolare sulla carta, dunque.
Il cantoniere dell'Anas Tindaro Sauro,
dopo una segnalazione di un automobilista alla polstrada (arrivata
all'Anas alle 13.30) di calcinacci sul suolo stradale, si era recato
sul posto, dopo circa 10 minuti.
Constatato il pericolo, aveva avvisato
la centrale e anche una pattuglia della polstrada.
Era stata bloccata una corsia della
superstrada, in direzione Lecco (la strozzatura ha rallentato il
traffico, impedendo ai mezzi di circolare a velocità elevata ed
evitando una tragedia peggiore).
Tra Anas e provincia è partita una
serie di comunicazione verbali: da una parte Anas racconta di aver
dato un ordine di bloccare il traffico sul cavalcavia con ordini
formali.
Dall'altra parte la provincia di Lecco
pretendeva una ordinanza formale dall'Anas per chiudere la strada sul
cavalcavia.
Così il capocentro dell'Anas è dovuto
uscire per una ricognizione, partendo da Milano, perdendo ore
preziose, che è arrivato ad Annone pochi minuti dopo il crollo, alle
17.20.
Anas è responsabile della struttura
del ponte e lo aveva già riparato due volte, nel 2006 e nel 2009,
dopo che era stato lesionato dal passaggio di altri tir, troppo alti
per la struttura e che erano andati a sbatterci addosso. La provincia
è invece responsabile del manto stradale: l'Anas gestisce la parte
strutturale, quella che ha ceduto venerdì pomeriggio.
In questo momento non risulta che fosse
sotto osservazione né erano in corso dei lavori.
Ora la situazione è la seguente: c'è
l'inchiesta della procura di Lecco e quella interna del Ministero dei
trasporti. Stabiliranno eventuali colpe, se non si sono rispettate le
procedure e le norme sulla sicurezza.
Ma ci sono alcune domande che
rimangono: qual è lo stato di salute delle infrastrutture gestite
dall'Anas in Lombardia e nel resto dell'Italia?
In questi anni Anas si è occupata più
di grandi opere che non della manutenzione delle “piccole opere”
nel territorio. 4 km della statale di cui stiamo parlando sono stati
affidati alla Impregilo e dopo 10 anni non sono ancora finiti e
costati 230 ml, il doppio di quanto era stato preventivato.
Quanto sono “sicuri” gli
altri cavalcavia sulla stessa statale?
Il ruolo delle province: le province
non esistono più eppure ancora esistono e possono decidere cosa
circola sulle nostre strade (come la provinciale che passava sopra la
statale 36). Eppure hanno molte meno risorse per gestire le strade (e
anche le scuole) rispetto al passato.
E quando devono prendere delle
decisioni, si rimettono nelle mani dell'Anas. Che, in questo caso,
non ha saputo prendere una decisione in emergenza affidandosi alla
sola valutazione del cantoniere.
Senza aspettare che quell'ultimo tirpassasse sul ponte.
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