31 ottobre 2016

Sul crollo del ponte di Annone

Mi capita di percorrere quella strada, la statale 36, quelle volte che vado verso Lecco o, prima, verso uno dei paesi della Brianza lecchese.
Quel ponte, il numero 17 vicino ad Annone, l'ho attraversato tante volte: dover guardare in alto, per il timore che il ponte ti crolli in testa è un po' come attraversare un passaggio a livello e guardare a destra e sinistra nel timore che passi il treno.

Uno si fida, quando è in macchina. Dopo il crollo del cavalcavia sulla statale 36, venerdì scorso, mi sono letto diversi articoli sulla notizia, che ha avuto una eco importante non solo qui: perché sono tanti gli automobilisti che ci passavano sotto, perché su quella arteria ce ne sono altri di ponti (e anche nel resto della regione) in gestione all'Anas.
E perché il rimpalleggio di colpe tra Anas e provincia ha indignato (per usare un termine fair) non poco le persone.

Ho cercato di capirci qualcosa.
Il tir pesava 108 tonnellate e dunque era un trasporto eccezionale: la società di trasporto, come raccontato ieri sera dal TG3 regionale, aveva chiesto l'autorizzazione alla provincia di partenza (Bergamo) e non a quella di attraversamento (Lecco). Tutto regolare sulla carta, dunque.
Il cantoniere dell'Anas Tindaro Sauro, dopo una segnalazione di un automobilista alla polstrada (arrivata all'Anas alle 13.30) di calcinacci sul suolo stradale, si era recato sul posto, dopo circa 10 minuti.
Constatato il pericolo, aveva avvisato la centrale e anche una pattuglia della polstrada.
Era stata bloccata una corsia della superstrada, in direzione Lecco (la strozzatura ha rallentato il traffico, impedendo ai mezzi di circolare a velocità elevata ed evitando una tragedia peggiore).

Tra Anas e provincia è partita una serie di comunicazione verbali: da una parte Anas racconta di aver dato un ordine di bloccare il traffico sul cavalcavia con ordini formali.
Dall'altra parte la provincia di Lecco pretendeva una ordinanza formale dall'Anas per chiudere la strada sul cavalcavia.
Così il capocentro dell'Anas è dovuto uscire per una ricognizione, partendo da Milano, perdendo ore preziose, che è arrivato ad Annone pochi minuti dopo il crollo, alle 17.20.

Anas è responsabile della struttura del ponte e lo aveva già riparato due volte, nel 2006 e nel 2009, dopo che era stato lesionato dal passaggio di altri tir, troppo alti per la struttura e che erano andati a sbatterci addosso. La provincia è invece responsabile del manto stradale: l'Anas gestisce la parte strutturale, quella che ha ceduto venerdì pomeriggio.
In questo momento non risulta che fosse sotto osservazione né erano in corso dei lavori.

Ora la situazione è la seguente: c'è l'inchiesta della procura di Lecco e quella interna del Ministero dei trasporti. Stabiliranno eventuali colpe, se non si sono rispettate le procedure e le norme sulla sicurezza.
Ma ci sono alcune domande che rimangono: qual è lo stato di salute delle infrastrutture gestite dall'Anas in Lombardia e nel resto dell'Italia?
In questi anni Anas si è occupata più di grandi opere che non della manutenzione delle “piccole opere” nel territorio. 4 km della statale di cui stiamo parlando sono stati affidati alla Impregilo e dopo 10 anni non sono ancora finiti e costati 230 ml, il doppio di quanto era stato preventivato.

Quanto sono “sicuri” gli altri cavalcavia sulla stessa statale?
Il ruolo delle province: le province non esistono più eppure ancora esistono e possono decidere cosa circola sulle nostre strade (come la provinciale che passava sopra la statale 36). Eppure hanno molte meno risorse per gestire le strade (e anche le scuole) rispetto al passato.
E quando devono prendere delle decisioni, si rimettono nelle mani dell'Anas. Che, in questo caso, non ha saputo prendere una decisione in emergenza affidandosi alla sola valutazione del cantoniere.


Senza aspettare che quell'ultimo tirpassasse sul ponte.  

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