L'articolo di Mario Lavia sull'incontro avvenuto ieri al Pigneto, sul referendum:
2. Il Pigneto non è tutta Roma, ma è certamente emblematica di un modo di essere dei romani. Che da scettici sono diventati sospettosi – anzi: certi – che qualcuno “in alto” li stia fregando. Il grillismo si incista con un certo modo di pensare di questa città. Ne diventa la proiezione politica, si imbeve di senso comune. Altre volte i romani hanno messo il loro grande cuore al servizio di cause che si sono rivelate sbagliate o illusorie ma è anche vero che hanno avuto tante, troppe delusioni. Dalla sinistra storica, certamente. E hanno votato Virginia Raggi perché hanno pensato che tutti gli altri fossero – come si dice – una sòla. Una fregatura. E a Roma probabilmente il No vincerà: nulla di male, se non fosse che è un No drogato da un “umor nero”, da una voglia invincibile di buttare tutto per aria. Nichilismo, appunto.
3. Però ieri sera c’erano tante persone che si danno da fare per migliorare la vita del quartiere, per sistemare nel migliore di modi questo cinema che cadeva a pezzi ed era stato pure sequestrato per mafia. Tutta gente che si conosceva, che sbarca una vita che desidererebbe più degna. A queste persone la sinistra – da anni, diciamo dalla fine del Pci – ha detto poco o nulla, questa è la verità. Sono mondi che non parlano la stessa lingua, anche se magari se ti esponi alle critiche alla fine poi ti danno una pacca sulla spalla e ti offrono la birretta. E’ difficilissimo, ma la sinistra, il Pd, non può rinunciare a parlarci, almeno con coloro che hanno voglia di ascoltare.4. Il Fatto è il loro giornale di riferimento, come una volta potevano essere Il Manifesto o Lotta continua. Silvia Truzzi è stata molto gentile e competente. Marco Travaglio è stato dialetticamente bravissimo (per me, è il più bravo del No, meglio dei professionisti della politica alla D’Alema), anche quando infila forzature e battutine nei suoi discorsi. Sono stati molto applauditi da un pubblico che voterà No soprattutto in odio a Renzi. Gli ho detto che vincerà il No, pazienza, ci terremo Senato e Province, non cadrà il mondo. E’ evidente che non saprebbero cosa fare, se vincessero. Ma non si pongono granché il problema.Primo, il PD a Roma ha fatto poco per le periferie e molto di più per le coop poi coinvolte in mafia capitale.
Volutamente o meno lo stabilirà il processo.
Secondo: se non vince il Sì, il Senato rimane come ora e così pure le province, che rimangono tali anche se dovesse vincere il sì. questo per chiarezza.
E aggiungo anche che Travaglio, come Zagrebelsky e altri costituzionalisti, un'idea di cosa fare dopo ce l'hanno eccome: come riformare la Costituzione, su quali aspetti. Basterebbe ascoltarli e non ripetere solo e soltanto "sanno solo odiare".
Tanto per essere chiari: se vince il si ci sono tanti aspetti delle istituzioni poco chiari. Come voteremo alla Camera? Non si sa ancora.
Come saranno nominati i nuovi senatori? Non lo sappiamo.
L'iter di approvazione delle leggi sarà più veloce (anche ammettendo che questo sia il problema dei problemi, e le retate di questa mattina sulle grandi opere dicono il contrario)? Non è detto.
Infine: dare del nichilista a chi vuole votare "no" alla riforma è secondo me un insulto. In molti voteranno no contro la politica di Renzi, come anche i si voteranno in questa maniera sulla fiducia.
Se passa il no, la Costituzione rimane come ora, come anche Senato e Camera.
Di quale nichilismo parlate?
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