Indovina chi viene a cena.
Il made in Italy è minacciato dal
merda in Italy – racconta Erri De Luca: anziché investire sulla
nostra univocità, investiamo sulle opere pubbliche inutili (come il
ponte, fa capire lo scrittore).
In Sicilia hanno un sistema ferroviario
catastrofico, ospedali, carceri vuote, costruzioni fatte da imprese
vicine ai partiti.
Sulla sua battaglia No Tav: sono stato imputato per
aver detto che l'opera andava sabotata. Poi sono stato prosciolto
perché il fatto non sussiste.
Sul cibo: piantando una pera, nasce
l'albero, la Monsanto ha brevettato la sterilità.
Oggi i giovani stanno tornando
all'agricoltura, scegliendo magari una nicchia di produzione da
rivendicare come eccellenza. Un'eccellenza che la deve pagare però
il consumatore. Oppure passare attraverso i gruppi di acquisto.
“La terra siamo noi, fatta da un
soffio di argilla”: Alice Waters, vice presidente di slow food, ha
cambiato il palato degli italiani,. È partita da un orto la sua
rivoluzione: rischiamo di perdere la nostra esclusività per colpa
delle multinazionali, dal settore dei fast food, che non ci informano
sul cibo e sugli ingredienti.
Non c'è consapevolezza del cibo e
della stagionalità: negli Stati Uniti la maggior parte delle persone
non consuma un pasto tutti assieme attorno alla tavola.
Il pasto consumato insieme tiene unita
la famiglia: negli USA nessuno cucina più, si compra il cibo da
fuori.
Abbiamo ridotto il consumo pro capite
della verdura di un kg l'anno mentre cresce il consumo della verdura
nei sacchetti, una moda venuta dall'America.
Dove si fa crescere la verdura in un
ambiente sterile, piante cresciute senza terra e senza sole, in una
serra idroponica.
Un sistema a consumo zero di energia:
in America il terreno è stato sacrificato per la grande
distribuzione e per i cibi spazzatura da fast food.
Come le verdure in busta, pratiche e
comode: peccato che manchino tutte le informazioni che servirebbero
ad essere consumatori consapevoli.
Non sappiamo quando la verdura è stata
raccolta e dove: sappiamo solo che il prodotto è già lavato e
pronto ad essere consumato. Oltre al fatto che l'insalata in busta
costa anche dieci volte di più.
La carne degli allevamenti intensivi ha
più rischio di essere contaminata, per esempio dall'Escherichia
coli: da questa paura è nato il business delle piante cresciute
senza terreno, inquinato dai liquami delle bestie.
Sui terreni americani si coltivano il
mais per gli allevamenti, così le verdure arrivano da serre dove
l'unico concime è il liquame di pesci, ammassati l'uno sull'altro.
Ma ci sono anche gli orti, all'aperto,
sui tetti dei grattacieli: orti che portano fiori, api, farfalle.
Dove si producono prodotti biologici, a chilometri zero, per
consumatori disposti a pagar di più la qualità.
A tutto questo è arrivato anche grazie
al buon esempio della first lady Michelle Obama: avrà preso
ispirazione dall'orto di Alice...
Occhio al portafoglio – dove
conviene investire oggi in Italia?
Chi vuole
guadagnare qualcosa dal proprio capitale dove deve investire?
Il mattone, fondi
comuni di investimeto, l'oro o i diamanti, gli investimenti in banca
o in posta..
Le banche oggi
stanno facendo una campagna di promozione sui diamanti: ma chi
stabilisce il prezzo dei diamanti?
I diamanti da
investimento sono venduti da società legate al sistema bancario: un
investimento che sembra a rischio zero, che cresce nel tempo .. Ma il
costo è al doppio del valore di mercato.
L'unica borsa del
diamante grezzo è ad Anversa: qui lavora Marcello Manna, che ha
spiegato come funziona il mondo dei diamanti a Report.
Partendo dal fatto
che non esiste un listino prezzi per i diamanti grezzi: così i
diamanti sono di solito comprati nelle gioiellerie.
Quelli che si
comprano nelle banche da dove arrivano?
Di mezzo c'è una
società: per San Paolo che la Diamond Private Investment, per
Unicredit c'è IDB.
Sono società che
guadagnano sulle vendite.
Peccato che da
queste società siano vendute a prezzi superiori a quelli di mercato:
anziché 7000 euro, si passa a 1700 euro o 2000 euro.
Da dove arriva
questa differenza? A IDB spiegano che loro non vendono diamanti ma
fanno un investimento sui diamanti. Quale sia la differenza non è
spiegato al giornalista di Report …
Da questa società
8000 risparmiatori acquistano diamanti per 150 ml di euro: chi
stabilisce il valore dei loro diamanti?
Baldassarri,
ex ministro, è consigliere di amministrazione di DPI, e nei TG fa
consigli per l'acquisto di diamanti, ma non lo dice: assicura che i
diamanti danno un buon rendimento, non volatile, sempre in crescita.
Consigli non
disinteressati: in questo modo si convincono i risparmiatori, con la
promessa di un guadagno costante. Ma non è vero: la quotazione,
secondo RAPAPORT non è stabile dal 2005, ci sono state delle
oscillazioni negli anni.
Su che dati si
fondano i grafici di DPI e IDB: sono dati pubblicati dal Sole 24 ore,
ma il giornale di Confindustria da dove prende i dati?
Sono pubblicità,
dicono dal giornale: le due società pubblicano come pubblicità i
dati che vogliono e poi dicono che sono le quotazioni ufficiali ..
E se rivendi in
diamante, non c'è garanzia di riacquisto, lo riprendono solo se
trovano qualcuno che lo compra allo stesso prezzo. E ci sono anche
le commissioni che arrivano anche al 16%.
Peccato che al
risparmiatore queste cose non vengano dette: non è un investimento
sicuro, in crescita, in cui non si perde.
Non essendo
prodotti finanziari, Consob se ne lava le mani: le banche possono
vendere senza dare alcun prospetto informativo, niente livelli di
rischio, nulla che renda l'acquirente un po' più consapevole di cosa
sta comprando.
I fondi di investimento e le polizze
vita.
Da chi ci possiamo
informare per la scelta di investimento?
Dalla banca? Le
banche propongono ai pensionati anche fondi strutturati, da comprare
e spostare, pagando ogni volta una commissione alla banca, ad un mese
di distanza.
In 5 anni, una
pensionata ha speso 60000 euro di commissioni, con perdite da diverse
decine di migliaia di euro: la banca, Unicredit, l'aveva profilata
come investitore esperta.
E oggi le carte,
coi profili di rischio si sono persi.
Uno sportellista
racconta di titoli di studio inventati, per poter vendere ai clienti
qualcosa di più dei titoli di Stato. E tutti venivano invitati a
venderli ai risparmiatori: polizze vita, fondi di investimento
piazzati al posto dei titoli di stato.
Fondi che
contengono al loro interno quote di altri fondi e dove è difficile
calcolare il rischio per il risparmiatore: così mentre le polizze
vita rendono meno del titolo di Stato (circa lo 1,3% netto l'anno).
Fondi che hanno costi di commissione ben più alti dei BTP (migliaia
di euro contro qualche centinaia di euro per i titoli).
Chi tutela i
risparmiatori dalle banche, che fanno i loro interessi, preferendo i
prodotti che li fanno guadagnare di più?
In America è
stata approvata una legge per tutelare i risparmiatori sulle
commissioni: possono portare il contratto in Tribunale, se ritengono
di aver pagato commissioni eccessive, rispetto al servizio erogato.
In Italia ancora
nulla: le banche in situazione da conflitto di interesse intascano 20
miliardi l'anno in commissioni (l'1% del PIL), soldi sottratti ai
risparmiatori.
EMANUELE BELLANOPerò è possibile anticipare anche quello che viene fatto… e viene stabilito dall’Europa, no? Come mai non lo abbiamo ancora fatto fino ad oggi?MINO TARICCO – VICEPRESIDENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE SEMPLIFICAZIONEQuesto tema del… ma io… eh… Diciamo, perché non l’abbiano fatto in passato non glielo so dire. Quello che…EMANUELE BELLANOBeh, insomma lei è in Parlamento dal 2013 giusto?MINO TARICCO – VICEPRESIDENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE SEMPLIFICAZIONESono tre anni che sono in Parlamento.EMANUELE BELLANOIn tre anni si fa una legge di questo tipo, parliamo di 20 miliardi all’anno, eh…MINO TARICCO – VICEPRESIDENTE COMMISSIONE PARLAMENTARE SEMPLIFICAZIONENe abbiamo fatte tante altre che vanno in questa direzione.
MILENA GABANELLI IN STUDIONe abbiamo fatte tante altre. Quali sarebbero? Allora il decreto per esempio che risarcisce i risparmiatori truffati dalle Popolari, cosa che si poteva evitare se la vigilanza avesse fatto il suo mestiere. Ma non è di questo che stiamo parlando, bensì della normativa europea che obbliga le banche a scrivere quali sono i costi a partire dal 2018. Mezza Europa ha deciso di adottarla subito, noi aspettiamo il 2018. Eppure secondo il rapporto del World Economic Forum, l’Italia nello sviluppo dei mercati finanziari è 117asu 140. I cittadini non si fidano, il costo dei servizi finanziari è il più elevato d’Europa, la CGIA di Mestre ci classifica come i più tartassati in commissioni bancarie. E secondo uno studio di Corriere Economia, dal 2001 al 2012, i fondi comuni di investimento hanno generato 142 miliardi di rendimento lordo. Cinquantasette sono andati nelle tasche dei risparmiatori. Gli altri ottantacinque nelle tasche di chi li ha costruiti e venduti. Vale a dire, promotori e banche. Che è giusto che ci guadagnino per carità, però quando il divario è così ampio si chiama furto. E allora è più sicuroinvestire in banca oppure in Posta, che è a controllo pubblico? Intanto vediamo, Poste, come è messa.
Serve l'obbligo di
fare trasparenza dei conti, per i prodotti bancari: su questo
aspetto, anche su questo, siamo ben indietro in Europa.
Investimenti in Posta.
Le poste non sono
collegate ai circuiti delle banche, non si paga col bancomat, ma si
possono acquistare prodotti finanziari e anche prodotti di telefonia.
Trasparenza e
semplificazione, sono gli obiettivi di Caio: gli sportellisti alle
poste non sono promotori finanziari, formati per la vendita di questi
prodotti complessi.
Solo 308 sono
iscritti all'albo dei promotori: veramente pochi, che vendono quote
di prodotti immobiliari (il mattone).
Come per il fondo
Obelisco: 172 ml di premi raccolti, investiti in immobili che oggi
risultano non affittati, parzialmente vuoti (al 60%).
La perdita per i
risparmiatori è del 70%: non propriamente fondi “tranquilli”..
Il mattone.
E se si compra una
casa per affittarla? Ci sono le imposte, i lavori nell'immobile, il
notaio e poi le tasse per la casa: il rendimento per l'affitto si
riduce a poco più dell'1% poco.
Per questo in
Italia si vende poco e così molti appartamenti nelle grandi città
rimangono invenduti e con pochi servizi accanto.
I costruttori
tirano su palazzi grazie al credito delle banche: nonostante la
domanda è bassa, il costruttore mantiene il prezzo alto e così le
case rimangono vuote.
800 mila immobili
che nessuno acquista: un crollo dal 2006, ma i prezzi delle case non
scendono, come mai?
Perché nei
bilanci delle banche ci sono i valori di questi immobili: se
valessero i prezzi di mercato sarebbe un problema di bilanci
svalutati per le banche e un problema di rientro per i costruttori.
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