31 ottobre 2016

Report – la nuova geografia (delle città) e il Cina compact

I grandi sistemi urbani che stanno ridisegnando la geografia del mondo e gli investimenti delle società cinesi in Africa (non è che saranno loro a risolvere i problemi dell'immigrazione per l'Europa?).
Ma prima, Sabrina Giannini e l'inchiesta sul consumo della carne.

Indovina chi viene a cena – carnaio
Gli allevamenti inquinano sulla terra: la soluzione è l'hamburger chimico, fatto in laboratorio?
Sabrina Giannini è partita intervistando Sylvie Guillem, ballerina che ha preso la scelta di diventare vegana: come scelta morale, per dare una risposta al problema dell'alimentazione nel mondo.
“Anche se è una goccia nel mare, io faccio la mia parte” - questo il suo pensiero.

Nel 2050 saremo 15 miliardi di homo sapiens: quanto sapiens lo sapremo tra qualche anno.
Nel frattempo i grandi paesi si sono accordati per una diminuzione “volontaria” dei gas serra. Ma ad inquinare sono anche gli allevamenti intensivi: l'allevamento del bestiame causa impoverimento delle risorse del suolo e idriche, causa inquinamento.

Quando saremo 15 miliardi quanti animali dovremo macellare, se manteniamo questo ritmo di consumi (e allevamento)?
Ci accontenteremo dell'hamburger senza carne? Lo producono in California, nella Silicon Valley: contiene le proteine del grano e la vitamina B12, ha lo stesso gusto e consistenza.
Bill Gates ha donato fondi al progetto: è questa la soluzione per salvare il pianeta?
Di certo le alternative sono diventare vegetariane, ignorare il problema e far finta di niente.

Segey Brinn, fondatore di Google, sta lavorando ad un hambuger prodotto per via cellulare in un laboratorio: siamo in fase di prototipo e, chi lo ha assaggiato, racconta che ha un gusto simile a quello fatto con la carne.

Dovremo superare l'avversione a mangiare qualcosa che esce dal laboratorio: tutto questo per il bene del pianeta e per il bene degli animali.
La cultura cellulare può essere applicata per riprodurre carne di pesce, volendo.

Si deve solo prelevare delle cellule muscolari dal tessuto degli animali, che il professor Post usa in laboratorio per ricreare la carne in laboratorio: carne con gli stessi valori nutrizionali, la stessa struttura e lo stesso sapore.

Potremmo addirittura togliere alla carne gli elementi che portano, se consumata in eccesso, al cancro: certo lo si potrebbe chiamare frankenstein burger, ma anche negli allevamenti intensivi di polli e bovini non sono tutte rose e fiori.

La politica ha di fatto reso lecito tutto ciò che serve alle industrie della carne: animali ridotti a vivere in piccoli spazi, riempiti di antibiotici (che creano poi malattie resistenti a questi), i gas prodotti che inquinano l'aria.
Ma anche gli allevamenti biologici non basterebbe a soddisfare l'esigenza di carne nel mondo: con la carne artificiale, niente allevamenti, niente antibiotici ..

L'europa intende investire 15 ml di euro l'anno, negli allevamenti intensivi: da una parte l'UE si impegna a ridurre le emissioni di co2, dall'altra investe soldi nostri per favorire le industrie che a Bruxelles hanno i loro lobbisti.

Michele Buono – la nuova geografia

Nelle grandi città si concentra buona parte della popolazione mondiale, si produca una buona parte del PIL. Ma nelle grandi città si concentrano anche i problemi della gente: se si mettono insieme, si producono soluzioni che vanno bene per tutti.
Le città del mondo che si legano per scambiarsi idee e progetti creano un nuovo continente – ci racconta Michele Buono.
Torino, Nairobi e New York: qui l'agenzia per lo sviluppo lavora come catalizzatore per accogliere nuove idee e contribuire al loro sviluppo.
La vecchia ferrovia che diventa un museo, viene rigenerata in spazi comuni, un parco sopraelevato, e attorno si costruiscono nuove case.
La città si rigenera dal suo interno, sia dal di sopra che dal di sotto, come a Manhattan: un giardino sotterraneo dove coltivare orti, grazie ad una tecnologia che da luce tutto l'anno.
Al terminal dell'esercito di Brooklin ci è passato anche Elvis Presley: oggi è del comune ed è usato come terminal di aziende di manifattura, oltre che atelier di artisti e uffici per consulenza.
In questa zona, l'incubatore non fa pagare tasse alle aziende di ricerca che arrivano: accesso alle risorse, al capitale e ai servizi.
Così si attirano lavoratori e si riqualifica un'area ex militare che altrimenti sarebbe rimasta abbandonata a sé stessa.

L'università Columbia ha scelto per la nuova sede un quartiere multietnico: Renzo Piano ha spiegato che la scelta è stata fatta apposta, per permettere il miscuglio di studenti e gente normale. I corsi nell'università sono gratuiti, è un investimento anche questo.

Tutto questo è alimentato da un fondo “del sindaco” che investe in abitazioni pubbliche, in corsi di informatica per tutti.
Sono progetti di impatto sociale in cui investono anche i privati: l'interesse nel non lasciar nessuno indietro, anche le fasce svantaggiate, è comune.

Capannori, vicino a Lucca: il sindaco ha messo in rete tutti i servizi, ma si è chiesto se i cittadini fossero preparati. Nel caso, è il comune che viene a casa delle persone non esperte.
I ragazzi aiutano la gente, mettendo le loro competenze per fare assistenza digitale, casa per casa. Anche per gente immigrata, che conosce poco l'italiano: si crea una comunità più coesa, senza digital gap, dove tutti hanno accesso all'informazione.
Niente corsi costosi: l'idea è usare le risorse che hai (a New York i quartieri messi male a Capannori i giovani in cerca di lavoro) per riqualificare una comunità.

Perché non si creano anche da noi le macro aree, come a New York? Se Milano, torino e Genova si mettessero a sistema?
Abbiamo connessioni ferroviarie, stazioni ferroviarie.
A Milano, porta Genova: l'area ex Ansaldo è ora di una impresa che farà da incubatore per nuove imprese. Aiutare le startup a trovare la direzione giusta per fare impresa.
Se hai bisogno di uno spazio, c'è Talent Garden che ti aiuta.

A Torino ci sono le periferie ex industriali: anche qui c'è spazio per nuove idee, per startup, per abbattere le barriere sociali e di competenze.
Qui ci sono scuole di jazz, un forno, una radio.
Aree morte che si trasformano in aree vive: il comune di Milano lancia una raccolta online per riqualificare una zona, crwfounding civico per recuperare spazi.
Se il progetto raccoglie una soglia minima, il comune ci mette il resto: come una cascina del 600 tra i palazzi.
Le persone hanno creduto nel progetto: la cascina è diventata oggi un luogo comune, aperto a tutti.
Sesto S. Giovanni: qui si produceva acciaio, ora Renzo Piano l'ha ridisegnato pensando ad un ospedale, uffici, spazi per startup.
Le bonifiche le farà un privato e verrà controllato dalla United Risk: si crea fiducia in nuovi investitori che arrivano da fuori.

Cosa succede a Genova?
In collina ci sono gli uffici dell'IIT, l'istituto di tecnologia specializzato in robot: un imprenditore farmaceutico ha investito qui pensando a sviluppi industriali degli arti bionici.
Altra idea innovativa: il robot tascabile, dentro uno smartphone.
Un'idea, un crowdfounding per raccogliere fondi e l'idea diventa qualcosa che va in produzione.

Il futuro di Expo: l'istituto di Cingolani arriverà ad Expo e farà ricerca nel settore della mappatura del genoma. Attrarre cervelli e portarli qui a Milano.
Un tecnopolo di umanoidi a Genova in relazione con un altro a Milano: i due politecnici dovrebbero fare sistema, per giocare la stessa partita e mettersi in competizione con la silicon valley.

Come a New York, anche a Milano per attrarre le imprese si punta sulla detassazione e con un patto per assumere in cambio dei servizi e delle minori tasse.

Anche il sindaco della città di Monheim ha seguito lo stesso principio: meno tasse per le industrie che vengono qui ad investire.
Nel comune c'è un intero ufficio che segue i problemi delle imprese: tempi brevi per le licenze, per le autorizzazioni, per le ristrutturazioni.
Lo sconto fiscale è stato usato dalle imprese per fare formazione e per assumere (non è finito nei paesi off shore..). Così, il comune ha potuto permettersi nuovi asilo e questo ha portato a nuove nascite …
Un circolo virtuoso.

Parigi.
Uber a Parigi ha aperto un centro proprio in una Banlieu: nel centro spiegano come lavorare con loro. Uber ha dato una possibilità di lavoro a gente con poche possibilità, senza un titolo di studio, spesso immigrati.
I ragazzi delle Banlieu, ragazzi di colore che arrivano dall'Africa, oggi si possono mettere in contatto con persone di altri quartieri.
Anche questa è inclusione sociale (il servizio di Uber è quello di fascia alta).

A Nairobi si fanno corsi per informatica, per formare giovani ragazzi che poi andranno a lavorare per le grandi imprese.
La chiamano la Nairobi Valley: si combina tecnologia, università e investimenti privati.
Qui hanno realizzato Brck, un “mattone” per portare la connessione ovunque.


Roberto Marrucci racconta dei cinesi in Africa: industrie, scuole, alberghi, città. Che significa posti di lavoro e dunque meno migranti verso Lampedusa ..
In Etiopia una linea di metropolitana, una ferrovia, una autostrada.
In Tanzania una ferrovia che la collega con lo Zambia.
L'Italia aveva proposto di investire in questi paesi, per ridurre i flussi migratori: in questi anni tutti i paesi hanno investito in Africa, ma senza preoccuparsi di creare benefici anche per questi paesi.

Nel 2000 è nato il forum Africa e Cina: si vedeva l'Africa come una opportunità, per la Cina e per l'Africa. Dove ci sono le materie prime per produrre quei beni poi vendute ai paesi occidentali.
Si chiama metodo Angola, il metodo: l'Angola ha finanziato col suo petrolio le opere miliardarie realizzate dai cinesi in questo paese. Non è un aiuto e nemmeno un approccio coloniale.
La Cina non detta condizioni ai governi africani.

I cinesi vincono gli appalti per i progetti finanziati dal FMI, dai paesi arabi e dalla stessa unione europea.
Oggi le imprese cinesi sono le più competitive: anche l'arcidiocesi di Nairobi si affida ai cinesi per costruire la loro sede. Ad una società di un paese ateo...
Ai campus di Nairobi si parla cinese e con le borse di studio (cinesi) gli studenti africani possono studiare. E ci sono altri centri in Mali, Tanzania, Etiopia.

Il crollo del prezzo delle materie prime sta ora mettendo in crisi questo sistema: i paesi africani rischiano di non poter pagare i debiti. Ma qui si stanno spostando le aziende cinesi, sfruttando un costo del lavoro che qui è più basso.
L'Africa è il futuro della Cina: qui stanno investendo nei porti, nei trasporti, nell'energia elettrica.
Vedremo anche in Africa le mega autostrade che sono il vanto della Cina?
In Etiopia hanno creato una nuova area industriale, con tanto di riproduzione della Muraglia cinese. Un investimento tra i 400-500 ml di euro.

Se negli anni '70 si è limitati a gestire gli aspetti sociali, in Africa, o la governance dei paesi.
Ora la Cina ha cambiato punto di vista: ha realizzato nuove infrastrutture, che hanno portato aziende che hanno portato posti di lavoro.
E forse arriverà anche l'evoluzione sociale che un giorno spazzerà via i dittatori corrotti che hanno affossato il continente africano.


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