Altro che igiene del mondo, come scrivevano i futuristi, come scriveva Marinetti.
Altro che guerra per difendere il sacro suolo della patria.
La guerra è anche questo: gli assalti verso la trincea nemica, un inutile massacro deciso da una generale che ha studiato al collegio militare.
E se non trovi il coraggio per andare al massacro, magari perché non ti hanno dato abbastanza liquore per stordirti, ecco il plotone di fucilazione per i disertori.
La decimazione che, durante la prima guerra mondiale, fu uno degli strumenti usati dai nostri ufficiali superiori per dare l'esempio (il film di Francesco Rosi in lo racconta bene).
«Cosa avranno combinato?» chiede il soldato.Ha importanza? Possono essere traditori, vigliacchi, facinorosi, oppure peggio, traditori, violenti, spie ... E' questa la fine che meritano? Uccisi davanti agli occhi dei propri compagni obbligati ad assistere alla carneficina? Uno alla volta, con uno stillicidio insopportabile. Uccisi non solo per essere puniti delle loro colpe, ma anche per «dare l'esempio» agli altri. Guardate a cosa andate incontro se vi passa per la testa di non eseguire gli ordini o di non sottostare al capriccio di qualche maresciallo.Guardate e imparate! E i soldati guardano.Guardano e pensano: non bastano la fame , la sete, i pidocchi, non bastano gli austriaci che ci odiano, non bastano gli abitanti del posto che ci disprezzano, ci volevano pure loro, i cani da guardia dei marescialli, i carabinieri che ci sparano alle spalle se non vogliamo uscire all'assalto o in pancia se disertiamo.Nel mentre il plotone di esecuzione si è spostato verso un altro condannato. Il poveraccio che s'è appena beccato la stentagliata di proiettili sta a capo chino come a un San Sebastiano deforme che non ha ricevuto la grazia di Dio né la speranza della resurrezione.Un senso di oppressione e soffocamento colpisce tutti i presenti. Impotenza. Voglia di scendere e togliere le armi dalle mani di quei soldati che stanno uccidendo altri soldati, italiani che ammazzano altri italiani, ragazzi che assassinano altri ragazzi.Alcuni carabinieri nel frattempo liberano il cadavere dal tronco. Poi lo prendono uno per le mani e l'altro per i piedi e lo gettano verso una scarpata. Antonio vede il cadavere rotolare fino a raggiungere altri corpi più in basso. Ma quanti ne stanno ammazzando? E' sicuramente una decimazione. Qualcuno in questi giorni l'avrà combinata grossa senza farsi beccare e ora, estratti a sorte, pagano il conto questi poveri cristi.Un carabiniere, poco più di un ragazzo, allunga il capo verso la scarpata. «Qualcuno è ancora vivo là sotto» dice al suo superiore. «Sento i lamenti ..»«Tanto da lì non scappano» risponde l'altro. «Vieni, che c'è da fare».Il plotone si schiera di fronte al condannato. Ad un cenno del tenente tutti fanno scattare il cane del fucile. Il condannato inizia ad urlare, disperato. «Dio mio, dio mio, non ho fatto niente, mamma non ho fatto niente, mamma, mamma ..»Il tenente solleva lo spadino, poi lo abbassa di scatto.Parte all'unisono la sventagliata. Antonio gira la testa da un'altra parte. «Avanti il prossimo» sente dire alle sue spalle. Proprio come la madama del casino. Ma quella donna, quando lo diceva, aveva molta più dignità di quegli assassini.«Andiamo» dice ai suoi. «Non siamo obbligati ad assistere.»Si muovono. Nel mentre la solita coppia di carabinieri si sta occupando di gettare nella scarpata il nuovo cadavere. Il più giovane dei due spara alcuni colpi nella fossa, sperando di placare i dolori dei moribondi. Poi s'inginocchia, preso da un conato.«Non ce la faccio più» dice al compagno più anziano.«Vomita in fretta» gli dice l'altro, guardingo. «Non abbiamo ancora finito».Come sugli albero le foglie, di Gianni Biondillo – Guanda editoreL'ultimo romanzo di Gianni Biondillo parla anche di questo, oltre che di architettura e di un brillante architetto comasco che andò in guerra come volontario. Antonio Sant'Elia.
E che scoprì che la guerra non una guerra lampo, "futuristica", ma fango e sangue.
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