26 ottobre 2016

Invasione

I recenti arresti da parte della Guardia di Finanza nei confronti di esponenti di famiglie ndranghetiste raccontano una verità, per molti scomoda, ma ormai assodata: la ndrangheta è entrata dentro gli appalti di Expo, nonostante i Cantone e la stratta vigilanza lumbard.
Questa mattina è in corso un altro blitz in Lazio, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Umbria e Calabria, per l'ipotesi di corruzione negli appalti sulle grandi opere "della tratta Tav Milano-Genova-Terzo Valico Ferroviario dei Giovi” (Alta Velocità Milano-Genova) ; del 6° macrolotto dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e del 'People Mover' di Pisa".

E' finita la moratoria per la pax giudiziaria durante i mesi di Expo, consentendo di lasciare candida l'immagine dell'esposizione milanese, il grande successo per l'immagine del paese.
Già ai tempi dell'inchiesta sulla Perego strade (inchiesta Infinito, del 2010) si era capito che l'obiettivo delle famiglie era entrare nel grande banchetto di Expo, sia per un discorso di soldi che per una questione di prestigio: si sapeva eppure i regolamenti laschi su appalti e subappalti e il dover lavorare in "emergenza", per fare in fretta, hanno portato a questo.

Si sapeva che ogni padiglione faceva storia a sè, essendo territorio extraterritoriale e non potendo applicarsi il protocollo antimafia (firmato da solo 6 paesi).
Il procuratore Gratteri nei giorni scorsi aveva commentato le inchieste esternando tutti i suoi timori:

"Quando ero procuratore aggiunto a Reggio Calabria avevo detto che la 'ndrangheta sarebbe arrivata all'Expo 2015 perché per la 'ndrangheta è un fatto di prestigio essere presente in queste grandi opere": così Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, a Melog su Radio 24 commentando la questione delle infiltrazioni della 'ndrangheta a Expo.
"Non è un fatto solo di guadagno - ha spiegato - perché la 'ndrangheta è stata presente nella Tav, è stata presente nell'alta velocità, è stata presente nella questione Autostrada del Sole, è sempre presente, nel terremoto de L'Aquila". E "noi proprio come procura di Reggio Calabria abbiamo inviato gli atti a Milano, abbiamo inviato le intercettazioni telefoniche dalle quali emergeva proprio che queste organizzazioni della 'ndrangheta stavano effettuando dei lavori soprattutto nella parte principale dell'Expo".
"Sostanzialmente loro lavoravano sotto soglia, sotto i 600mila euro e quindi sotto quella soglia non c'era il controllo o il controllo era blando", ha proseguito Nicola Gratteri spiegando come la 'ndrangheta sia riuscita a inserirsi nelle opere di Expo, nonostante fossero controllate.."
Ecco, non mi vengono in mente barricate di paesani contro l'invasione dei signori della ndrangheta, come successo ieri a Goro.
nemmeno andando indietro nel tempo, quando si vedeva la Perego strade finita in mano di questi signori che parlavano in dialetto.
E nemmeno ai tempi in cui a Seveso la ndrangheta apriva la sua banca per gli imprenditori in difficoltà.
Nemmeno la Lega, ai tempi e oggi, ha mai fatto barricate contro le infiltrazioni delle mafie sulle grandi opere.

Certo, l'invasione di 20 persone venute dal terzo mondo, donne e bambini scappati da Boko Haram in Nigeria e dagli stupri dei trafficanti libici fa più paura.
L'italia agli italiani.
Basta invasione.
No alla colonizzazione.

No alle mafie? 

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