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28 ottobre 2016
Le mafie in Brianza - l'incontro col magistrato Walter Mapelli
Ieri sera ad Inverigo si è svolto l'ultimo incontro pubblico sul tema della legalità e della lotta alle mafie: ospite della serata era il magistrato Walter Mapelli (procuratore capo a Bergamo) che, assieme al giornalista Duccio Facchini ha parlato della presenza delle mafie in Brianza.
Presenza e non più infiltrazione: le inchieste del passato, fino all'ultima sui lavori di Expo raccontano di come nel territorio lombardo e, nello specifico qui in Brianza, siano presenti le ndrine, come nel sud, le strutture territoriali della ndrangheta che qui al nord persegue gli stessi obiettivi che ha al sud.
Portare avanti le attività criminali, nei settori a bassa competitività e ad alta manovalanza (logistica, guardiania, movimento terra, le costruzioni). Occupare e controllare il territorio.
In questi anni è cambiato anche l'atteggiamento della ndrangheta nei confronti della società e delle istituzioni: il procuratore Mapelli ha ricordato come negli anni '90 il boss Iamonte, al confino a Desio, si limitasse a portare il suo pacchetto di voti al politico locale, lumbard, nel classico rapporto clientelare.
L'inchiesta Infinito che nel 2010 è stato il punto di svolta, sono stati arrestati i suoi nipoti, che erano consiglieri comunali: dopo quasi vent'anni la famigila era rimasta ndranghetista e le sue persone si erano inserite nelle istituzioni.
E che ruolo ha avuto la politica?
Tangentopoli, la crisi dei partiti, ha reso la politica qui al nord più fluida, meno attenta alle mafie: in assenza di anticorpi (e di politici di statura) i nostri rappresentanti hanno fatto finta di non vedere, si sono trincerati dietro "finché una sentenza passata in giudicato non confermerà che tizio è mafioso io continuo a frequentarlo".
A prendere il pacchetto di voti che questa persona porta al partito.
Nascondendosi dietro le sentenze della magistratura ha di fatto delegato ad essa la selezione delle persone dentro le istituzioni.
Così le ndrine hanno messo le mani sui lavori pubblici (che sono il loro vero obiettivo), per strade, viadotti, ospedali.
E dentro i padiglioni di Expo, come sembrerebbe dalle ultime inchieste: tutto ciò nonostante l'Anac e nonostante i sette livelli di controllo.
Che però si applicavano solo alle infrastrutture principali, non ai padiglioni o alle opere "minori": nessuna gara pubblica, nessuna trasparenza.
C'è stata miopia o forse peggio e questo buco nei controlli ha contribuito anche la fretta con cui sono stati fatti i lavori nell'ultimo anno, dopo che si sono persi 4 anni solo per decidere la governance.
Da dove arriva l'appeal delle imprese ndranghetiste?
Sono aziende dove non si pagano contributi, dove si lavora a nero, dove non si rispettano tutte le norme di sicurezza e che dunque possono puntare su prezzi più bassi per le opere (tanto si rifaranno coi sovraprezzi e le modifiche in corso d'opera).
C'è una convergenza di interessi, tra la ndrangheta e chi vince l'appalto e piazza il subappalto a chi offre un prezzo migliore senza farsi troppe domande.
Niente controlli, niente problemi: basta che sulle carte, sulle certificazioni antimafia (o sulle autocertificazioni) sia tutto a posto.
Così le costruzioni sono fatte con poco cemento, i viadotti crollano, i soffitti cadono a pezzi. I costi delle opere salgono.
Serve che le associazioni di categoria facciano il loro lavoro, aggiungeva Mapelli.
Ma per le imprese criminali muoversi in Italia è facile: siamo il paese dell'illegalità diffusa (i reati non li commettono solo gli ndranghetisti) e in Italia ci sono troppe leggi a contrasto della corruzione.
"Quanti tipi di reato ci sono in Italia? Sinceramente non lo so ..".
Lo strumento di prevenzione più importante è il sequestro dei beni: beni che non devono necessariamente diventare un fine. Il magistrato si è detto contrario al principio per cui i beni sequestrati non possano essere venduti a privato.
Non c'è sempre convenienza ad usarli a fini pubblici: faceva l'esempio di un negozio in centro a Bergamo, sequestrato e in possesso dall'agenzia dei beni. Il costo per riconvertirlo a magazzino per la Procura era così alto, che si è deciso di non affittarlo.
Si deve rendere profittevole rispettare le regole - questa è la strada per contrastare le mafie nei loro affari e la corruzione in generale: premiare le imprese che rispettano le regole negli appalti e penalizzare le altre, quelle che si sono fatte coinvolgere in inchieste di mafia, che si sono lasciate avvicinare da queste organizzazioni criminali.
Mapelli si è dimostrato scettico nei confronti dello strumento delle certificazioni antimafia e anche dei "provocatori", per scoprire i casi di corruzione: la legge italiana è così complessa per le sue figure di reato che si rischierebbe di fare troppa confusione.
L'Anac di Cantone dovrebbe concentrarsi sul suo compito e non dovrebbe normare tutto lo scibile (per esempio di come gestisce i suoi soldi l'ordine dei farmacisti).
Come giudica l'azione di questo governo? In chiaroscuro, ha risposto.
Ci sono azioni positive (e ha citato l'autoriciclaggio), ci sono anche azioni dubbie, come la soglia del contante innalzata.
Questo governo, come la politica italiana in generale, soffre del respiro corto: pensa all'oggi, a come mantenere il posto nel governo, piuttosto che occuparsi del domani e portare avanti politiche che scontentino qualcuno.
Si insegue l'emergenza giorno dopo giorno: oggi il terremoto, domani altro.
A fine serata, dopo aver risposto anche a domande del pubblico, si è lanciato in una sua dissertazione sul diritto di voto attivo e passivo.
O si diversifica il peso di un voto, in base a quanto uno è veramente "cittadino" attivo oppure si mettono dei vincoli su chi fa politica: perché non tutti possson fare politica, dovrebbe farla solo chi è veramente capace di risolvere i problemi.
Serve preparazione, esperienza, delle qualifiche vere: oggi viviamo un disallineamento tra la complessità dei problemi e la superficialità della classe politica che tende solo a campare di consenso.
Walter Mapelli, assieme al giornalista Gianni Santucci, ha scritto il libro "La democrazia dei corrotti", lettura consigliata sul come è cambiata la corruzione in questi anni e di come gli strumenti legislativi siano insufficienti.
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