Massimo Villone, intervistato da Gianluca Roselli sul Fatto Quotidiano:
"Maria Elena Boschi non può usare le ambasciate italiane come se fossero dei comitati per il Sì”. Massimo Villone, costituzionalista, ex parlamentare del Pds, è molto critico – ne ha scritto ieri sul Manifesto– nei confronti della trasferta sudamericana del ministro delle Riforme.Villone, è accaduto un fatto grave?Utilizzare le sedi istituzionali all’estero e i nostri ambasciatori per fare compagna referendaria è scorretto, lo sarebbe anche se facesse campagna per il No. Un ministro non dovrebbe esporsi inquesto modo, così come non dovrebbe farlo il premier. La questione andrebbe lasciata in mano alle forze politiche.
Renzi, per l’appunto, ha annunciato duecento appuntamenti per promuovere il Sì...Lui è il presidente del Consi-glio, doveva restare fuori dall’agone o, magari, muoversi in maniera più elegante e non in modo così smaccato. Ora vedo che addirittura ha iniziato con spot e mance, come il ponte sullo stretto o la quattordicesima ai pensionati.Consiglierei a lui e alla Boschi di prendersi un po’ di bromuro, per calmarsi.
Il premier sostiene di essere anche il segretario del Pd...E che c’entra? Non è che se si cambia la giaccae si indossa quella di segretario allora può andare in giro a far comizi pro riforma. Allora aveva ragione Ciriaco De Mita nel sostenere che i due ruoli –premier e segretario – vanno tenuti separati. Purtroppo noto che in giro c’è penuria di statisti e invece ci sono parecchi venditori di auto usate. Anche a Palazzo Chigi.
Torniamo alla Boschi. Gli ambasciatori in Sudamerica avrebbero dovuto rifiutarsi di partecipare agli incontri?Loro sono lì a rappresentare l’Italia e l’ambasciata è la casa di tutti gli italiani che vivono in quel Paese, a prescindere dalle loro idee politiche. Forse potevano farlo notare, ma non mi sento di buttare la croce sudi loro. La forzatura è del ministro, che ha messo in grave imbarazzo gli ambasciatori e anche il nostro personale diplomatico
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