Incipit (il link)
30 dicembre 2001
La mano lascia un’impronta rossa sulla pietra nuda.Sangue.L’avvocato Giovanni Sommese, membro di uno degli studi più prestigiosi di Milano, si appoggia a una colonna per non cadere. Gli gira la testa e il dolore è indicibile per via del pugnale conficcato nel ventre.
Da piazza del Duomo gli giungono le voci delle persone ma lui non ha sufficiente fiato in gola per chiedere aiuto.Il grande abete addobbato scintilla nella notte; i turisti lo fotografano e passeggiano estasiati in Galleria Vittorio Emanuele II col naso rivolto all’insù per ammirare gli addobbi della cupola.Il freddo è intenso ma Sommese, ormai, non lo avverte più. Sente la vita correre via.Con grande sforzo si toglie il coltello dal corpo. Subito un copioso fiotto di sangue impregna i sampietrini sotto di lui e il suo costoso abito sartoriale. Sa, per esperienza forense, che deve fare in fretta; con una ferita allo stomaco non si sopravvive, morirà dissanguato nel giro di pochissimo tempo. Si lascia cadere e, combattendo col dolore lancinante, chiama a raccolta tutte le forze residue. Non ha dubbi su chi abbia armato la mano dell’assassino.C’è una sola cosa che può tentare, ammesso che riesca a restare attaccato alla vita il tempo necessario per portare a termine quel compito...
Ho il sospetto, badate bene solo un
sospetto, che Paolo Roversi abbia voluto scrivere questo giallo solo
come scusa per poter raccontare la sua storia di giovane neolaureato,
sbarcato dalla provincia nella Milano da bere.
Se Radeschi (non con la K) viene da
Capo di Ponte Emilia (paese inventato della Bassa), Roversi, quello
vero, viene dal mantovano, Suzzara, dove ha pure organizzato
un festival di libri noir
con buoni risultati.
A parte questi dettagli, impatto nella
città dove non ci si ferma mai, dove la sera chi non si può
permettere una cena si getta sugli apericena, dove in pochi
isolati passi dai quartieri popolari ai quartieri della Milano bene
deve essere stato duro per entrambi.
“Quando arrivi nella grande città, la provincia te la porti dentro come la puzza di naftalina sui vecchi vestiti..”.
La confraternita delle ossa è un
prequel dei precedenti noir scritti dall'autore con Radeschi come
protagonista: qui lo conosciamo proprio sbarbatello e alle prime armi
di aspirante giornalista, con tesserino in tasta e in cerca di un
lavoro, se possibile pagato.
Siamo negli ultimi giorni di un freddo
dicembre del 2001: massimo della fortuna, o della sfortuna vedete
voi, al primo appuntamento con un possibile datore di lavoro si trova
coinvolto in un caso di omicidio.
«Be’, per la tua prima esperienza sul campo: mi hanno appena comunicato dalla redazione che c’è stato un omicidio in piazza dei Mercanti.»
il morto è tale avvocato Sommese
che abbiamo incontrato nell'incipit, negli attimi precedenti la morta
quando si sforza di tracciare quel segno che deve avere per
lui grande un'importanza.
Alla prima esperienza sul campo, un
delitto!
Peccato che il suo aspirante datore di
lavoro si becchi un infarto e debba abbandonare la scena e deludere
Radeschi. E peccato anche che i due poliziotti che si trova davanti,
il vicequestore Loris Sebastiani e l'ispettore Mascaranti (un
omaggio a Scerbanenco, che continua col Questore che si chiama
proprio Lamberto Duca), non si dimostrano molto collaborativa nei
confronti dell'aspirante giornalista.
Senza lavoro, ma con tanta buona
volontà di conoscere la città (di cui dovrà scrivere nei suoi
articoli), Enrico Rodeschi si mette a girare in lungo e in largo
Milano, prima a piedi poi con una vesta (il giallone) rimediata da un
conoscente molto addentro traffici illegali di qualunque genere.
Per prendere confidenza con la
scrittura e in assenza di un datore di lavoro, Radeschi si lancia nel
mondo dei blog: su questo è aiutato dal compagno di casa (o casetta,
visto che si tratta di un bilocale in zona Piola) Fabio, in uno scambio equo che prevede nozioni da hacker in cambio della cucina:
“Fabio mi ha fornito – ma non lo ammetterò mai in termini entusiastici – l’idea della vita: aprire un blog, la mia personale vetrina virtuale in cui mostrare urbi et orbi le mie doti di cronista di razza.”
Eh si, eravamo nell'epoca dei primi
blog, non c'erano social, il motore di ricerca era ancora Altavista e
non Google, c'era ancora la piattaforma Splinder ..
Il blog si chiamerà Milanonera(guarda un po') e i primi articoli riguarderanno proprio il delitto
Sommese, e quello strano simbolo che solo Enrico ha avuto la fortuna
di vedere (oltre la polizia).
Ma ci sono altre storie che si
intrecciano all'inchiesta sul delitto (e alla vita privata dei due
single in Milano): c'è una storia, non ancora uscita sui giornali,
di una “femme fatale” che uccide giovani ragazzi che abborda nei
locali della movida milanese. Ragazzi fatti sparire nel nulla.
«La Mantide…»
«Cos’ha detto?» «Nulla.»
«Riguarda la faccenda dei ragazzi che scompaiono, vero? Sai cosa dicono i criminologi: dopo tre omicidi si diventa serial killer…»
E non c'è solo questo: c'è anche una
strana “confraternita” di persone che si chiamano tra loro
fratello e che si ritrovano a discutere di colpe da espiare (a colpi
di flagello sulle spalle), di persone da eliminare, di un obiettivo
da raggiungere. In cripte umide e cupe.
Fratello Ottaviano .. Il maestro .. Il sublime …
Fratello Ottaviano .. Il maestro .. Il sublime …
Chi sono? Che legame hanno col delitto
dell'avvocato Sommese? Cosa stanno tramando?
I tre filoni si cui si articola il
racconto sono destinati ad intrecciarsi ma non voglio anticipare
nulla.
Quello che posso aggiungere è che
questa storia segnerà uno spartiacque tra un prima e un dopo.
Tra il Radeschi senza lavoro, casa e
nemmeno uno stile e il Radeschi autore degli articoli di cronaca
sulla Confraternita delle ossa che da il titolo al libro, dei delitti
della Mantide e di un complotto contro il mondo che verrà sventato
all'ultimo ..
E tutto frutto del lavoro dell'inedita
coppia investigativa Radeschi-Sebastiani, lo sbarbato e il
poliziotto dal carattere scorbutico, col sigaro spento perennemente
in bocca (a mulinare da un lato all'altro per il nervosismo).
Si arriva al termine de “La
confraternita delle ossa” quasi senza staccarsi dalla lettura: la
scrittura è veloce e la tensione cresce man mano che si entra nella
storia col progredire dell'indagine, quando tutte le pedine trovano
il loro posto.
L'aver inserito aspetti personali della
vita del protagonista (e anche dell'autore) rendono il libro ancora
più godibile, perché si alternano con le pagine più da libro
giallo, strappando diverse risate.
Ma il racconto è anche un viaggio per
i luoghi di Milano con cui l'autore paga il suo debito di
riconoscenza: luoghi che fa visitare al protagonista come se fosse un
invito al lettore a guardare la città del Duomo e della Madunina con
altri occhi.
Scoprirete luoghi poco noti come la
cripta di San Carlo sotto terra, la storia della scrofa
scolpita su un capitello in piazza dei Mercanti, la “scrofa
lanuta” – una scrofa con una sorta di pelliccia – animale al
quale si associa la fondazione della città di Milano”.
La cappella della chiesa di San
Bernardino alle Ossa, la villa
Liberty in via Mozart coi fenicotteri,
la Biblioteca
del Capitolo Metropolitano, situata all’interno dei Palazzo dei
Canonici (la più vecchia di Milano). E poi il Peck
“il tempio del gusto milanese” e il Birrificio
di Lambrate, Il Rattazzo
il bar in Porta Ticinese ….
“Milano è un’isola. Le coste
sono le tangenziali e intorno c’è l’oceano, con le sue correnti
e le sue tempeste.”
Sul blog di Paolo Roversi trovate la
scheda del libro e altro materiale: se vi interessa domenica prossima
ci sarà un tour attraverso i luoghi raccontati nel libro.
Approfittatene mi raccomando!
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