Una volta era il M5S a chiedere gli incontri in streaming per mettere all'angolo l'avversario e costringerlo a difendersi.
Ma quando si entra nel palazzo, tocca a te subire la stessa sorte, come successo a Quarto, a Livorno, a Parma.
E ora a Roma.
Il tempo delle battute, degli slogan, del vento che cambia è finito.
Ora a comandare c'è la giunta a 5 stelle.
Se si racconta una bugia, ora è l'opposizione a darti del ladro.
Se nomini assessore una persona con (potenziali) conflitti di interesse (come la Muraro) sei tu dalla parte del torto.
Certo, nulla toglie al fatto che questa storia sia usata in modo strumentale dalle opposizioni e da quanti hanno interesse a non voler cambiare le cose.
Nulla toglie al fatto che mentre si parla di Roma e delle nomine della Raggi, in pochi si ricordano di Sala a Milano e delle sue dimenticanze nell'autocertificazione come commissario Expo.
E degli altri amministratori coinvolti in inchieste o processi.
Aggiungiamo anche come tutte le domande in commissione ecomafie abbiano riguardato le dinamiche interne al movimento (avete informato il direttorio? E i vertici nazionali?) e non i rapporti tra il ciclo dei rifiuti e la criminalità organizzata.
Detto ciò però, quello che sta succedendo a Roma mette in chiaro in modo spietato come la strada per il governo sia lunga.
E che forse, avere alle spalle un partito vero, con dei "saggi" che sappiano consigliare, decidere, non sia poi una brutta cosa.
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