Siamo il paese dove si celebrano gli angeli del terremoto, i vigili del fuoco diventano eroi (per un giorno), della TV del dolore dove la telecamera si sofferma sulle macerie, sulle storie strazianti di perdite..
Siamo il paese dei sindaci con la felpa, il nome del paese bene in vista, che se ne fregano magari di un avviso di garanzia. Gli uomini soli al comando, a loro agio in mezzo alla gente e davanti le telecamere.
Siamo il paese governato con gli spot, delle promesse e ora anche delle slide. Dei commissari per l'emergenza e dell'unità nazionale, affinché non ci siano voci fuori dal coro.
La disoccupazione giovanile rimane al palo, la gente viene sempre più pagata coi voucher, l'occupazione che cresce è quella dei cinquantenni (nonostante i miliardi di euro investiti nel jobs act che se la'vessimo fatto prima..).
Delle stime del PIL che crescono, se crescono, di qualche decimale.
Eppure, guardando sotto il vestito, si scopre che i Vigili del fuoco prendono stipendi bassi e che da anni chiedono di essere tolti dal ministero dell'Interno e che gli organici siano rinforzati.
Che se si costruisse rispettando di più le leggi e le norme per la sicurezza, che nessun governo ha ancora reso obbligatorie, spenderemmo di meno in emergenza e in lacrime.
Che si possono fare tutti i summit che si vuole, con la Merkel che ha bisogno solo che i paesi ribelli non rompano troppo le scatole e che non ha promesso nulla. Di fronte ad un "piano trasparente" (che ancora non c'è) si troverà un accordo. La stabilità che ha bisogno la Germania è quella che le consentirà di presentarsi alle prossime elezioni.
Non ha nulla a che vedere con la disoccupazione italiana, la gestione dei profughi e dei migranti, le strutture (anche quelle pubbliche) che crollano.
Dobbiamo essere competitivi dunque si deve lavorare sui salari (da comprimere), sul lavoro (da rendere più flessibile), sulle tasse (con sgravi, senza alcuna garanzia).
Siamo il paese dove il ministro Lorenzin lancia il #fertilityday (ogni spot un hashtag), sul tema della fertilità.
In un paese dove si fa fatica a trovare posti per i bambini negli asilo. Nel paese dei voucher, della generazione perduta dei precari e dei salari bassi.
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