L'anteprima della puntata (il link al sito)
Ospitiamo 190mila migranti, 0,3% della
popolazione: piccola percentuale che spaventa il paese, e lo stesso
accade in Europa.
Eppure quelli che sono arrivati in
Europa sono ancora pochi: nell'anteprima del servizio sui migranti
Iacona ha mostrato la situazione dell'Uganda, paese appena uscito da
una guerra e dove le donne fanno in media sei figli. Un boom
demografico in un paese dove la maggior parte delle persone vive
nelle campagne.
Col problema dell'acqua, delle malattie
infettive (portate dalle punture delle zanzare, che portano la
malaria).
Per curarsi dalla malaria ci sono pochi
presidi medici: i soldi per la disinfestazione ci sono ma i villaggi
sono lontani e difficili da raggiungere.
Nei villaggi si coltivano patate, mais,
fagioli, noccioline: il magro guadagno serve per mandare i bambini a
scuola, per i vestiti.
Un altro lavoro è quello degli
“spaccatori di pietre”, pietre usate per le strade.
Il pasto, per questa gente è fagioli,
mais, raramente carne: questo spiega perché molti ugandesi emigrano
all'estero, spesso in Inghilterra.
E questa emigrazione spaventa gli
italiani, come ha raccontato un sondaggio uscito oggi su Repubblica:
ma tutti i muri non possono reggere la forza della vita, di questa
gente alle prese con fame, carestie, guerre.
L'Europa non sa decidere ed è sotto
ricatto di quei paesi che i migranti non li vogliono.
E contro questa Europa si è scagliato
il nostro presidente del Consiglio: contro un'Europa che non ha idea
di come affrontare questa tragedia. Nel frattempo una grande massa di
migranti è bloccata alle frontiere, a Como, a Calais ..
Gli altri servizi.
La discriminazione sulle donne:
in Italia una donna su due non lavora e al sud lavora solo una donna
su tre (il 67% non lavora). Ma come fanno le donne italiane a fare
figli se queste sono le condizioni in cui lavorano?
E poi Trump: che idea di America
ha in mente?
Schiave.
Il servizio sulla discriminazione nel
lavoro per le donne parte da Grottaglie, dove le braccianti italiane
vengono prelevate da un pulmino e portate nei campi, di notte, dai
caporali.
E sui luoghi di lavoro sono trattenute
10-12 ore, tutti i giorni: chi si rifiuta di lavorare a queste
condizioni viene poi lasciata a casa. Una situazione nota a tutti e
tollerata, a quanto pare, da tutti.
Lo stipendio: 27 euro al giorno, per
tutte le ore di lavoro. E il contratto di lavoro non sempre c'è:
nessuna donna vuole parlare, delle donne che si vedono nel servizio,
perché c'è paura di ritorsione.
Non c'è lavoro: o stai a casa o
subisci questo ricatto.
Maltrattamenti, soprusi, vessazioni,
punizioni per una pausa più lunga: i caporali, uomini, possono fare
tutto quello che vogliono.
Le donne fanno oggi tutti i lavori che
una volta facevano gli uomini, come raccogliere la frutta, perché
pagate di meno.
E per queste donne il lavoro prosegue
anche a casa: altro lavoro per i figli e i mariti.
Il datore di lavoro, queste lamentele
le chiama “puttanate”: per questo è morta Paula, mentre
raccoglieva l'uva. Ancora aspetta giustizia, il marito. E forse anche
noi.
Per cosa è morta Paola? Per alzarsi
alle 3 del mattino e guadagnarsi la giornata, nell'omertà per le
ingiustizie.
I pm di Trani hanno chiamato a
testimoniare 100 donne, che lavoravano con la donna morta: nessuna ha
testimoniato.
Leonardo Palmisano è un professore che
si è occupato dello sfruttamento delle donne nel sud: un mondo di
lavoro nero, di paghe dimezzare, di fatica, di pochi di controlli.
Le differenze nei salari: in Italia una
donna guadagna fino al 30% in meno all'uomo, per lo stesso lavoro.
Presa diretta ha mostrato un colloquio di lavoro ad un uomo e una
donna, stessa esperienza. Alla ragazza veniva proposto un salario
inferiore.
Gender paygap: così si chiama il
problema, raccontato dal blog La 27 ora da due giornaliste del
Corriere.
Il pregiudizio comincia già
all'università: nelle categorie di ingegneria ci sono più uomini,
in quelle di insegnamento sono più donne.
E man mano che si sale, nella posizione
lavorativa, è meno frequente trovare una donna (si chiama
segregazione verticale): meno donne tra i rettori, tra i giudici, nei
ricercatori..
Siamo condizionati dagli stereotipi e
questo rende il sistema inefficiente, è uno spreco di risorse.
In Italia ci sono 4 ml di casalinghe:
entro il 2020 almeno 2 ml devono entrare nel mondo del lavoro, ci
chiede l'Europa. Ma sarà difficile: al sud solo il 67% lavora,
peggio di noi solo la Grecia.
La necessità di un lavoro, qualunque e
a qualunque costo porta agli sfruttamenti che abbiamo visto ad inizio
servizio. Ci si arrangia: chi vendendo le caramelle davanti le
scuole, chi pulendo le scale, vendendo detersivi, in una lavanderia,
come collaboratrice domestica ..
Gli uomini sono a casa per la crisi e
ora tocca a alle donne sobbarcarsi il carico: a Scampia, al rione
Traiano.
Quante energie e potenzialità
sprecate, quanta strada dobbiamo ancora compiere per arrivare ad
essere un paese con pari opportunità.
Il governo ha un mini piano per
proteggere il lavoro delle donne: ma ci aspettiamo di più.
Sulla pelle dei migranti.
Molti paesi europei di stranieri non ne
vogliono parlare: dei 40mila stranieri in Italia che dovevano essere
ricollocati, ne sono andati via solo un centinaio.
Sono tutti bloccati in Italia: il
nostro paese è un enorme hotspot, dove si continua a sbarcare ogni
giorno, salvando i migranti dai naufragi.
Ma quello che lasciano alle spalle è
più pericoloso, del viaggio in mare – dice un volontario a
Lampedusa.
Sulla banchina di Augusta sono sbarcate
una decina di migliaia di persone: le strutture sono sature, negli
sbarchi arrivano anche minori che sono a carico del comune, si è
creata una tendopoli sta crescendo.
Altri sono portati via pullman negli
altri centri: la maggior parte rimane in Sicilia, altri escono fuori
dalla regione.
I minori in posti come quelli mostrati
dal servizio, a Pozzallo, non ci potrebbero stare: sono poco
attrezzati, manca l'acqua e mancano i servizi di assistenza.
I minori scappano dal centro: c'è il
sospetto che ci sia dietro qualcosa.
E se non scappano si trovano di fronte
insegnanti poco rispettosi della loro dignità: altro che hotel a
cinque stelle di cui parla Salvini nei suoi comizi.
Nei centri non si insegna nulla, né la
lingua, né la storia. Non ci sono progetti, non c'è un'idea di
integrazione.
Save the children è un'organizzazione
che si occupa di questi minori: sono preoccupati del rischio
sfruttamento dei minori non accompagnati o anche peggio. A Roma la
polizia ha scoperto un traffico di minorenni che venivano fatti
prostituire.
Ma i migranti vogliono raggiungere i
paesi del nord: non avendo alcuna struttura per accoglierli, ogni
punto del percorso, ogni stazione si è trasformata in un hot spot.
Come a Roma alla Tiburtina, al centro Baobab: sono migranti in
transito dal sud, che hanno subito delle violenze nel corso del
viaggio.
A Parigi il sindaco creerà un centro
di transito di soccorso: la situazione è come quella di Roma e il
sindaco ha ritenuto di dover fare qualcosa per i transitanti,
altrimenti sarebbe stata una omissione di soccorso.
A Milano c'è un altro punto di
passaggio: i posti nei centri di accoglienza iniziano a scarseggiare,
perché è più difficile oggi passare la frontiera.
L'assessore Majorino parla di disordine
nell'affrontare il problema: servirebbe una distribuzione più
capillare dei migranti nel territorio, ma molte amministrazioni si
oppongono all'accogliere i profughi.
Come a Saronno: “Saronno non vuole i
clandestini” c'è scritto sui manifesti appesi sui muri. Una ex
scuola della Caritas doveva accogliere 32 migranti: il centro è
vuoto ma i migranti non arriveranno perché il comune non ha dato
l'agibilità. Il comune non ha ricevuto le carte per
l'autorizzazione, eppure i profughi sono stati mandati lì dal
prefetto.
Inveruno, provincia di Milano: un
profugo dal Gambia è stato accolto da una famiglia, esempio di come
questi drammi possono essere risolti anche grazie all'impegno delle
singole persone.
Se l'immigrazione viene gestita male,
tutti i problemi ricadono sul territorio: come successo a
Ventimiglia, dove la polizia ha caricato i migranti che si erano
insediati sulla spiaggia.
E se non è la spiaggia, è la strada o
le case occupate.
Anche i richiedenti asilo.
A Foggia, c'è il CARA dove la gente
entra ed esce senza controlli e fuori, le baracche del campo, dove si
vive in condizioni disumane. Niente fogne, niente raccolta
dell'immondizia, niente medici.
E le persone di colore sono sfruttate,
a nero, nei campi e per piccoli lavori.
Si ruba per comprare il certificato di
residenza: questo raccontano i ragazzi intervistati dalla
giornalista.
Tutti prigionieri nel nostro paese per
colpa del trattato di Dublino: se sei identificato in Italia rimani
in Italia. Senza integrazione, si rimane senza lavoro, clandestino
senza altre possibilità che non finire nelle mani dei caporali.
Sono arrivati 131 mila migranti nel
2016: nel 2014 il boom è stato di 170 mila arrivi. Non sono grandi
numeri eppure ancora siamo impreparati: il governo ha individuato sei
caserme per l'accoglienza ma vuole accentrare le funzioni all'interno
dell'esecutivo.
Eppure sono sei mesi che il governo non
paga i conti dei centri di assistenza: entro il 30 settembre servono
600 milioni, altrimenti parte dei migranti finiranno per strada.
Gentiloni vorrebbe puntare ancora sui
ricollocamenti: eppure in Europa nessuno vuole i nostri migranti.
A Strasburgo, Juncker nel discorso
dell'Unione ha al primo posto il problema dei migranti: ma non li
vogliono i paesi del nord né quelli dell'est.
Ma la soluzione alla crisi dei migranti
sono i muri?
Juncker ora si affida al buon cuore dei
governanti: punta sullo slancio volontario per la solidarietà,
queste le parole usate nei confronti della Slovacchia, della Polonia.
Un appello fondato sul vuoto, destinato
a fallire.
Juncker e l'Europa non è stata
coraggiosa: non è stato coraggioso nemmeno l'accordo con la Turchia,
un accordo fatto sulla pelle dei migranti.
Così Lesbo e Moria sono diventati un
campo per profughi e migranti a cielo aperto, un carcere senza
strutture adeguate per minori.
Contro questo accordo con la Turchia
hanno protestato Medici senza frontiere, Oxfam, Onu, perché sono in
pratica dei respingimenti: se la domanda d'asilo è respinta si viene
respinti in Turchia, in altri campi.
L'accordo ha trasformato la Grecia in
un enorme prigione per afghani, pakistani, iraqeni, siriani.
Ad Idomeni, al confine con la
Macedonia, ci sono 10000 profughi: la frontiera è chiusa col filo
spinato impedendo alle persone di arrivare nei paesi del nord, come
Svezia, Germania.
Molti avrebbero diritti alla
ricollocazione, anche perchè Idomeni è un posto pericoloso, per gli
scontri tra le varie etnie accentuati dalla situazione di vita: per
questo è stato sgomberato all'inizio dell'estate.
Niente campo, ma la frontiera è
rimasta chiusa: i profughi si sono semplicemente spostati un altro
campo.
Diamo sei miliardi di euro alla Turchia
per non farli partire verso di noi: i non aventi diritti all'asilo
sono rimandati da Erdogan.
E in Turchia potranno così rifare
domanda di asilo, se hanno diritto: così ha risposto alle obiezioni
delle associazioni umanitarie, l'Europa.
Ma non è vero: non è vero che
continua in Turchia il sostegno ai migranti come ha raccontato la
Mogherini alla giornalista.
Molti dei migranti, respinti
dall'Europa, vengono deportate in Turchia e, senza poter fare domanda
d'asilo, sono rimandati indietro nei paesi d'origine, dove c'è la
guerra: il governo dice che sono “migranti illegali” difendendo
il loro lavoro.
Ma in realtà la bandiera europea
sventola sul campo d'espulsione, e basta.
Circa tre milioni sono i rifugiati in
Turchia: vivono dappertutto e sono condannati a rimanere in Turchia a
vivere in condizioni pessime, sottopagati, in condizioni non
dignitosi. La Turchia non è un paese sicuro per queste persone:
niente cure, niente asilo, nessuna assistenza.
Che razza di accordo abbiamo firmato
con la Turchia? Solo ipocrisia, per proteggere i nostri confini,
della fortezza Europa e non dei diritti universali.
Muri in Europa e muri in Turchia, al
confine con la Siria, a pochi chilometri da Aleppo. Attorno a questo
muro, a rischio delle bombe di Assad e delle violenze dell'Isis
vivono migliaia di persone cui è impedito di attraversare il
confine: l'esercito è arrivato a sparare contro le persone che
cercavano rifugio.
E l'Europa? E l'alto commissario
Mogherini?
Mogherini ha parlato chiaro agli
interlocutori turchi. Anche dopo il golpe. L'accordo (per cui
l'Europarlamento non è stato interpellato) blocca migranti non si
tocca, sta funzionando. In Europa arrivano meno migranti ora, la
Grecia si è trasformata in una prigione, la Turchia nel gendarme
d'Europa.
E noi possiamo scaricarci la coscienza.
E ora l'accordo con la Turchia verrà
usato come base per fare accordi con altri paesi, come l'Egitto che,
ci dice, ha 500 mila migranti in pancia. Se non li vogliamo sulle
nostre coste, dobbiamo pagare.
Sui migranti e sulle paure si
costruiscono carriere politiche una volte insperabili. E
inspiegabili.
Come quella di Donald Trump.
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