27 settembre 2016

Presa diretta – sulla pelle dei migranti, le schiave e Donald Trump

L'anteprima della puntata (il link al sito)
Ospitiamo 190mila migranti, 0,3% della popolazione: piccola percentuale che spaventa il paese, e lo stesso accade in Europa.
Eppure quelli che sono arrivati in Europa sono ancora pochi: nell'anteprima del servizio sui migranti Iacona ha mostrato la situazione dell'Uganda, paese appena uscito da una guerra e dove le donne fanno in media sei figli. Un boom demografico in un paese dove la maggior parte delle persone vive nelle campagne.
Col problema dell'acqua, delle malattie infettive (portate dalle punture delle zanzare, che portano la malaria).
Per curarsi dalla malaria ci sono pochi presidi medici: i soldi per la disinfestazione ci sono ma i villaggi sono lontani e difficili da raggiungere.
Nei villaggi si coltivano patate, mais, fagioli, noccioline: il magro guadagno serve per mandare i bambini a scuola, per i vestiti.
Un altro lavoro è quello degli “spaccatori di pietre”, pietre usate per le strade.

Il pasto, per questa gente è fagioli, mais, raramente carne: questo spiega perché molti ugandesi emigrano all'estero, spesso in Inghilterra.
E questa emigrazione spaventa gli italiani, come ha raccontato un sondaggio uscito oggi su Repubblica: ma tutti i muri non possono reggere la forza della vita, di questa gente alle prese con fame, carestie, guerre.
L'Europa non sa decidere ed è sotto ricatto di quei paesi che i migranti non li vogliono.
E contro questa Europa si è scagliato il nostro presidente del Consiglio: contro un'Europa che non ha idea di come affrontare questa tragedia. Nel frattempo una grande massa di migranti è bloccata alle frontiere, a Como, a Calais ..

Gli altri servizi.
La discriminazione sulle donne: in Italia una donna su due non lavora e al sud lavora solo una donna su tre (il 67% non lavora). Ma come fanno le donne italiane a fare figli se queste sono le condizioni in cui lavorano?
E poi Trump: che idea di America ha in mente?

Schiave.
Il servizio sulla discriminazione nel lavoro per le donne parte da Grottaglie, dove le braccianti italiane vengono prelevate da un pulmino e portate nei campi, di notte, dai caporali.
E sui luoghi di lavoro sono trattenute 10-12 ore, tutti i giorni: chi si rifiuta di lavorare a queste condizioni viene poi lasciata a casa. Una situazione nota a tutti e tollerata, a quanto pare, da tutti.

Lo stipendio: 27 euro al giorno, per tutte le ore di lavoro. E il contratto di lavoro non sempre c'è: nessuna donna vuole parlare, delle donne che si vedono nel servizio, perché c'è paura di ritorsione.
Non c'è lavoro: o stai a casa o subisci questo ricatto.
Maltrattamenti, soprusi, vessazioni, punizioni per una pausa più lunga: i caporali, uomini, possono fare tutto quello che vogliono.
Le donne fanno oggi tutti i lavori che una volta facevano gli uomini, come raccogliere la frutta, perché pagate di meno.

E per queste donne il lavoro prosegue anche a casa: altro lavoro per i figli e i mariti.
Il datore di lavoro, queste lamentele le chiama “puttanate”: per questo è morta Paula, mentre raccoglieva l'uva. Ancora aspetta giustizia, il marito. E forse anche noi.
Per cosa è morta Paola? Per alzarsi alle 3 del mattino e guadagnarsi la giornata, nell'omertà per le ingiustizie.
I pm di Trani hanno chiamato a testimoniare 100 donne, che lavoravano con la donna morta: nessuna ha testimoniato.

Leonardo Palmisano è un professore che si è occupato dello sfruttamento delle donne nel sud: un mondo di lavoro nero, di paghe dimezzare, di fatica, di pochi di controlli.

Le differenze nei salari: in Italia una donna guadagna fino al 30% in meno all'uomo, per lo stesso lavoro. Presa diretta ha mostrato un colloquio di lavoro ad un uomo e una donna, stessa esperienza. Alla ragazza veniva proposto un salario inferiore.
Gender paygap: così si chiama il problema, raccontato dal blog La 27 ora da due giornaliste del Corriere.

Il pregiudizio comincia già all'università: nelle categorie di ingegneria ci sono più uomini, in quelle di insegnamento sono più donne.
E man mano che si sale, nella posizione lavorativa, è meno frequente trovare una donna (si chiama segregazione verticale): meno donne tra i rettori, tra i giudici, nei ricercatori..
Siamo condizionati dagli stereotipi e questo rende il sistema inefficiente, è uno spreco di risorse.

In Italia ci sono 4 ml di casalinghe: entro il 2020 almeno 2 ml devono entrare nel mondo del lavoro, ci chiede l'Europa. Ma sarà difficile: al sud solo il 67% lavora, peggio di noi solo la Grecia.
La necessità di un lavoro, qualunque e a qualunque costo porta agli sfruttamenti che abbiamo visto ad inizio servizio. Ci si arrangia: chi vendendo le caramelle davanti le scuole, chi pulendo le scale, vendendo detersivi, in una lavanderia, come collaboratrice domestica ..
Gli uomini sono a casa per la crisi e ora tocca a alle donne sobbarcarsi il carico: a Scampia, al rione Traiano.

Quante energie e potenzialità sprecate, quanta strada dobbiamo ancora compiere per arrivare ad essere un paese con pari opportunità.
Il governo ha un mini piano per proteggere il lavoro delle donne: ma ci aspettiamo di più.

Sulla pelle dei migranti.
Molti paesi europei di stranieri non ne vogliono parlare: dei 40mila stranieri in Italia che dovevano essere ricollocati, ne sono andati via solo un centinaio.
Sono tutti bloccati in Italia: il nostro paese è un enorme hotspot, dove si continua a sbarcare ogni giorno, salvando i migranti dai naufragi.
Ma quello che lasciano alle spalle è più pericoloso, del viaggio in mare – dice un volontario a Lampedusa.
Sulla banchina di Augusta sono sbarcate una decina di migliaia di persone: le strutture sono sature, negli sbarchi arrivano anche minori che sono a carico del comune, si è creata una tendopoli sta crescendo.
Altri sono portati via pullman negli altri centri: la maggior parte rimane in Sicilia, altri escono fuori dalla regione.
I minori in posti come quelli mostrati dal servizio, a Pozzallo, non ci potrebbero stare: sono poco attrezzati, manca l'acqua e mancano i servizi di assistenza.
I minori scappano dal centro: c'è il sospetto che ci sia dietro qualcosa.
E se non scappano si trovano di fronte insegnanti poco rispettosi della loro dignità: altro che hotel a cinque stelle di cui parla Salvini nei suoi comizi.

Nei centri non si insegna nulla, né la lingua, né la storia. Non ci sono progetti, non c'è un'idea di integrazione.
Save the children è un'organizzazione che si occupa di questi minori: sono preoccupati del rischio sfruttamento dei minori non accompagnati o anche peggio. A Roma la polizia ha scoperto un traffico di minorenni che venivano fatti prostituire.

Ma i migranti vogliono raggiungere i paesi del nord: non avendo alcuna struttura per accoglierli, ogni punto del percorso, ogni stazione si è trasformata in un hot spot. Come a Roma alla Tiburtina, al centro Baobab: sono migranti in transito dal sud, che hanno subito delle violenze nel corso del viaggio.
A Parigi il sindaco creerà un centro di transito di soccorso: la situazione è come quella di Roma e il sindaco ha ritenuto di dover fare qualcosa per i transitanti, altrimenti sarebbe stata una omissione di soccorso.
A Milano c'è un altro punto di passaggio: i posti nei centri di accoglienza iniziano a scarseggiare, perché è più difficile oggi passare la frontiera.

L'assessore Majorino parla di disordine nell'affrontare il problema: servirebbe una distribuzione più capillare dei migranti nel territorio, ma molte amministrazioni si oppongono all'accogliere i profughi.

Come a Saronno: “Saronno non vuole i clandestini” c'è scritto sui manifesti appesi sui muri. Una ex scuola della Caritas doveva accogliere 32 migranti: il centro è vuoto ma i migranti non arriveranno perché il comune non ha dato l'agibilità. Il comune non ha ricevuto le carte per l'autorizzazione, eppure i profughi sono stati mandati lì dal prefetto.

Inveruno, provincia di Milano: un profugo dal Gambia è stato accolto da una famiglia, esempio di come questi drammi possono essere risolti anche grazie all'impegno delle singole persone.
Se l'immigrazione viene gestita male, tutti i problemi ricadono sul territorio: come successo a Ventimiglia, dove la polizia ha caricato i migranti che si erano insediati sulla spiaggia.
E se non è la spiaggia, è la strada o le case occupate.
Anche i richiedenti asilo.
A Foggia, c'è il CARA dove la gente entra ed esce senza controlli e fuori, le baracche del campo, dove si vive in condizioni disumane. Niente fogne, niente raccolta dell'immondizia, niente medici.
E le persone di colore sono sfruttate, a nero, nei campi e per piccoli lavori.
Si ruba per comprare il certificato di residenza: questo raccontano i ragazzi intervistati dalla giornalista.

Tutti prigionieri nel nostro paese per colpa del trattato di Dublino: se sei identificato in Italia rimani in Italia. Senza integrazione, si rimane senza lavoro, clandestino senza altre possibilità che non finire nelle mani dei caporali.

Sono arrivati 131 mila migranti nel 2016: nel 2014 il boom è stato di 170 mila arrivi. Non sono grandi numeri eppure ancora siamo impreparati: il governo ha individuato sei caserme per l'accoglienza ma vuole accentrare le funzioni all'interno dell'esecutivo.
Eppure sono sei mesi che il governo non paga i conti dei centri di assistenza: entro il 30 settembre servono 600 milioni, altrimenti parte dei migranti finiranno per strada.

Gentiloni vorrebbe puntare ancora sui ricollocamenti: eppure in Europa nessuno vuole i nostri migranti.
A Strasburgo, Juncker nel discorso dell'Unione ha al primo posto il problema dei migranti: ma non li vogliono i paesi del nord né quelli dell'est.
Ma la soluzione alla crisi dei migranti sono i muri?
Juncker ora si affida al buon cuore dei governanti: punta sullo slancio volontario per la solidarietà, queste le parole usate nei confronti della Slovacchia, della Polonia.
Un appello fondato sul vuoto, destinato a fallire.
Juncker e l'Europa non è stata coraggiosa: non è stato coraggioso nemmeno l'accordo con la Turchia, un accordo fatto sulla pelle dei migranti.
Così Lesbo e Moria sono diventati un campo per profughi e migranti a cielo aperto, un carcere senza strutture adeguate per minori.
Contro questo accordo con la Turchia hanno protestato Medici senza frontiere, Oxfam, Onu, perché sono in pratica dei respingimenti: se la domanda d'asilo è respinta si viene respinti in Turchia, in altri campi.
L'accordo ha trasformato la Grecia in un enorme prigione per afghani, pakistani, iraqeni, siriani.

Ad Idomeni, al confine con la Macedonia, ci sono 10000 profughi: la frontiera è chiusa col filo spinato impedendo alle persone di arrivare nei paesi del nord, come Svezia, Germania.
Molti avrebbero diritti alla ricollocazione, anche perchè Idomeni è un posto pericoloso, per gli scontri tra le varie etnie accentuati dalla situazione di vita: per questo è stato sgomberato all'inizio dell'estate.
Niente campo, ma la frontiera è rimasta chiusa: i profughi si sono semplicemente spostati un altro campo.

Diamo sei miliardi di euro alla Turchia per non farli partire verso di noi: i non aventi diritti all'asilo sono rimandati da Erdogan.
E in Turchia potranno così rifare domanda di asilo, se hanno diritto: così ha risposto alle obiezioni delle associazioni umanitarie, l'Europa.
Ma non è vero: non è vero che continua in Turchia il sostegno ai migranti come ha raccontato la Mogherini alla giornalista.

Molti dei migranti, respinti dall'Europa, vengono deportate in Turchia e, senza poter fare domanda d'asilo, sono rimandati indietro nei paesi d'origine, dove c'è la guerra: il governo dice che sono “migranti illegali” difendendo il loro lavoro.
Ma in realtà la bandiera europea sventola sul campo d'espulsione, e basta.

Circa tre milioni sono i rifugiati in Turchia: vivono dappertutto e sono condannati a rimanere in Turchia a vivere in condizioni pessime, sottopagati, in condizioni non dignitosi. La Turchia non è un paese sicuro per queste persone: niente cure, niente asilo, nessuna assistenza.
Che razza di accordo abbiamo firmato con la Turchia? Solo ipocrisia, per proteggere i nostri confini, della fortezza Europa e non dei diritti universali.

Muri in Europa e muri in Turchia, al confine con la Siria, a pochi chilometri da Aleppo. Attorno a questo muro, a rischio delle bombe di Assad e delle violenze dell'Isis vivono migliaia di persone cui è impedito di attraversare il confine: l'esercito è arrivato a sparare contro le persone che cercavano rifugio.

E l'Europa? E l'alto commissario Mogherini?
Mogherini ha parlato chiaro agli interlocutori turchi. Anche dopo il golpe. L'accordo (per cui l'Europarlamento non è stato interpellato) blocca migranti non si tocca, sta funzionando. In Europa arrivano meno migranti ora, la Grecia si è trasformata in una prigione, la Turchia nel gendarme d'Europa.
E noi possiamo scaricarci la coscienza.

E ora l'accordo con la Turchia verrà usato come base per fare accordi con altri paesi, come l'Egitto che, ci dice, ha 500 mila migranti in pancia. Se non li vogliamo sulle nostre coste, dobbiamo pagare.

Sui migranti e sulle paure si costruiscono carriere politiche una volte insperabili. E inspiegabili.
Come quella di Donald Trump.


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