20 settembre 2016

Presa diretta – la ricerca tradita e le code nella Sanità

L'anteprima della puntata.
Stiamo vivendo gli anni d'oro della fisica italiana, che sta macinando in questi anni dei successi straordinari.
Siamo di casa al Cern, il laboratorio che sforna premi nobel e che è stato diretto da tre italiani: italiani anche gli strumenti che vanno alla caccia della materia oscura nello spazio.
Italiani gli strumenti che hanno lavorato sulla ricerca delle onde gravitazionali.

Chi sono gli italiani dell'Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare)? A Cascina nel laboratorio Virgo si trovano i due “bracci” con cui i ricercatori danno la caccia alle onde gravitazionali, onde mille volte più piccole di un nucleo atomico...
Gli scienziati hanno mostrato le tracce dell'onda prese dagli interferometri americani: l'onda ci dice quale fenomeno fisico l'ha creata, due buchi neri che si sono fusi, “una potenza della natura inimmaginabile”, "la prima volta che si guarda in faccia il buco nero".
Ifnf ha messo la firma in pochi anni a due scoperte: il Bosone di Higgs e le onde gravitazionali: si può fare ricerca in Italia, “lasciatecelo fare” - raccontano i fisici a Iacona.
Sono 1300 i laureandi che lavorano in questo istituto: a Cascina ma anche sotto il Gran Sasso, sotto un filtro di roccia che permette di fare gli studi sui neutrini del sole, la particella più misteriosa. 
I fisici sono qui per imparare, per scoprire la materia e le leggi che ci circondano.
Sono ricerche che hanno ricadute tecnologiche importanti: nella criogenia, nella produzione di materiali e sistemi complessi.
Come gli oggetti che raffreddano più in fretta, i materiali magnetici.

Come mai stiamo investendo poco nella ricerca?
Ci sono poche eccellenze in Italia, e alla base ci sono le università che sono alle prese coi tagli: il ricercatore Ferroni parla di 1 miliardo che manca, nelle casse della ricerca, dai centri di eccellenza fino alle università.

L'inchiesta sulle code infinite.
All'ospedale Ruggi di Salerno hanno arrestato il primario che chiedeva una mazzetta per far saltare le code ai pazienti: uno scandalo grave perché era gente che doveva operarsi e che non aveva nemmeno i soldi per il primario, che faceva soldi sulla pelle dei malati.

Per prenotare una mammografia e conoscere i tempi di attesa si va direttamente al reparto, senza indicazioni: la lista d'attesa è un libro scritto a penna, dai dipendenti del reparto.
In neurochirurgia si potevano saltare le fila pagando il primario: Presa diretta ha intervista Teresa di Giacomo, sorella di un malato di cancro al cervello.
Per saltare la fila, hanno dato 2000 euro al primario che poi l'ha operato assieme ad un chirurgo giapponese che però non ne aveva l'autorizzazione.
I pazienti pagavano direttamente Fukushima, come una consulenza, soldi che poi venivano spartiti con Brigante, il primario.
I pazienti venivano operati come se fossero nel privato, sebbene fossimo in una struttura pubblica.

Il sistema delle tangenti era noto e diffuso: chi non pagava non veniva operato, rimandando di volta in volta l'operazione.
Il dirigente del reparto neurologico, che aveva raccolto voci a riguardo da altri medici, è finito indagato perché non ha fatto indagini interne né altro.
In realtà le voci erano qualcosa di più: un'infermiera ha raccontato di come le notizie su tangenti in cambio di operazioni avevano portato ad una commissione interna subito sciolta. Finché non è intervenuta la magistratura.

Fuori norma le liste d'attesa e non a norma nemmeno le stanze dei pazienti, le sale operatorie. L'ospedale Ruggi era finito sotto inchiesta anche per storie di impiegati assenteisti, gente che timbrava per gli altri.

Quanta corruzione c'è nella sanità italiana?
Transparency stima il costo della corruzione in 6 miliardi l'anno, soldi sottratti alle cure: sono numeri che derivano dai dati raccolti dai medici delle strutture, che raccontano di come le strutture siano a rischio corruzione.
Poche di queste hanno fatto piani anti corruzione: tra i settori più a rischio ci sono proprio le liste d'attesa, con medici che dirottano pazienti su strutture private, sull'intramoenia.

Mancano controlli sulle liste d'attesa, ma ci sono anche casi positivi come l'Emilia, dove si monitorano costantemente le liste delle strutture private.
In Toscana il presidente Rossi la vuole proprio abolire l'intramoenia: eliminandola si toglierebbero le liste d'attesa.

Paolo Ramerini è in lista d'attesa al San Camillo da due anni, in attesa di un intervento alla vista: mancano le sale operatorie, così Paolo dovrà convivere col suo problema per altri mesi.
A gonfiare le liste sono stati i taglialle sale operatorie e ai posti letti: sono rimasti solo 34 posti letto (da 50) e un solo reparto.

In urologia si fanno solo interventi da pronto soccorso, gli altri aspettano: i tempi d'attesa nella regione Lazio sono cresciuti per questo motivo, per i tagli alle strutture.

Ci sono poi regioni dove prenotare le visite è un'odissea, non esistendo un centro unico: succede in Campania dove si deve telefonare di ospedale in ospedale, in attesa di un posto libero.
Fare una mammografia è quasi impossibile in Campania.

I piani nazionali, sulle liste d'attesa sono vecchi di anni e non vengono nemmeno rispettati: servirebbe un controllo indipendente che oggi non c'è.

L'esempio positivo a Roma.
I tempi di attesa si possono anche abbattere: succede in un ospedale romano, il Regina Elena un'eccellenza nella lotta ai tumori. In pochi anni hanno abbattuto leliste per l'esame della PET.
Oggi fanno 24 esami, mentre prima c'erano liste a 3 mesi, oggi passate a due giorni: hanno rivisto il lavoro in reparto, dal suo ingresso all'esame.
Riducendo i tempi morti, ottimizzando l'uso del radio farmaco, dando la possibilità di refertare in parallelo ai medici, sono riusciti ad aumentare la frequenza degli esami.
Anche l'arrivo di una macchina unica ha contribuito alla riduzione dei tempi: gli investimenti tecnologici servono ma serve anche il coinvolgimento del personale tecnico che ha dovuto abituarsi a nuovi modelli di lavoro e nuovi modelli d'orario.

La regione più virtuosa è l'Emilia: il 98% delle visite si chiude nei tempi previsti. Per questo risultato hanno fatto un piano, hanno fatto investimenti e si sono applicati da tempo.
La Calabria si attendono 253 giorni per una mammografia, 350 giorni per un eco-cardiogramma …
Così la gente per curarsi se ne esce dalla regione e questo è un costo per il sistema nazionale: un favore per le regioni del nord.

E con la nuova finanziaria si torna aparlare di altri tagli … Speriamo che si taglino gli sprechi.

Il servizio sulla ricerca tradita.
Dieci anni faIacona si era occupato di ricerca: in dieci anni sono cambiate le cose?
La prima ricercatrice si chiama Sabrina Sabatini, lavora a Roma e ha conquistato un posto e dei bandi e fondi europei grazie alle sue forze.
Con questi fondi presi riesce a fare ricerca di base e pagare le ricercatrici del suo laboratorio: dallo Stato prende solo un decimo dei fondi necessari.
I 2 ml di euro presi sono stati spesi bene, le sue ricerche sono state pubblicate nel mondo: ora che i fondi europei sono finiti cosa succederà?
I suoi collaboratori potrebbero finire a fare ricerca di base all'estero.
Le nuove idee partono proprio dalla ricerca di base: a Roma si studia il computer del futuro, che lavora con la luce. L'Italia avrebbe un ruolo per queste ricerche importanti, se ci fossero i soldi per far andare i laboratori.

Roberto Di Leonardo sta facendo una ricerca su microparticelle che si muovono con la luce: convertire la luce in movimento. Un'altra sua idea è far muovere queste microparticelle come un motore: macchine che potrebbero entrare nel corpo, dentro una cellula per analizzarle.

Il professor Ricci una macchina del genere, costruita con un DNA sintetico l'ha pure realizzata: una macchina che riconosce una cellula tumorale per curarla.

Il progetto Sunrise, della dottoressa Chiara Petrioli, ha portato internet sotto il mare: le onde acustiche sono trasformate in onde radio, per trasmettere i dati.
Con questa rete si potrà scoprire cosa c'è sotto l'acqua, guidare droni sotto il mare..

Petrioli, Sciarrino, Di Leonardo lavorano coi fondi presi in Europa: è un disastro perché così non si riesce a pianificare il lavoro e la ricerca.
Se un anno non arrivano soldi cosa si fa?
Quei pochi soldi pubblici per bandi vinti, ancora non sono arrivati.

Significa perdere l'eccellenza in Italia: la stessa situazione la vive la ricercatrice Elena Cattaneo. Pochi soldi che non si sa quando arrivano.
LA senatrice studia le malattie neuro-degenerative e dal 2012 niente bandi.
Ora sono arrivati 30ml in tre anni: un sistema che ammazza il futuro, la ricerca non è proprio al centro della politica.

Giorgio Parisi è uno dei maggiori fisici italiani: ha lanciato la petizione “Salviamo la ricerca”. Intervistato da Iacona spiega come ogni anno 2000 ricercatori se ne vanno via dall'Italia, e non sono compensati da ricercatori stranieri in ingresso.
Non siamo un paese accogliente per la ricerca: niente fondi e così stiamo distruggendo la ricerca di base.
La ministra Giannini ha promesso 1,5 miliardo, ma i soldi veri sono solo 500 ml, per lo più per la ricerca industriale.

Ci sono laboratori che sopravvivono a fatica: a Torino esiste uno dei pochi laboratori della terra sopravvissuti alla riforma Gelmini. Studiano la stabilità di un terreno con strumenti vecchi di anni, l'unico strumento aggiornato è stato pagato da una fondazione bancaria.
I fondi sono stato tagliati della metà: 100 mila euro per 4 anni, per progetti biennali di 50 persone. Una presa in giro.

A Milano, il professor Carra ha messo insieme tutti dati della ricercaitaliana: il suo lavoro si chiama “le briciole in ricerca”. L'Italia investe in ricerca solo lo 1,2% del PIL contro la media europea che supera il 2%.

L'Italia ha messo 30ml di euro l'anno per progetti competitivi: l'UK ha messo più di un miliardo sul piatto.
I nostri sono pochi ricercatori ma buoni, perché richiesti nel mondo, ma solo al momento: il rischio è che perderemo competitività nel futuro.
Stiamo arrivando ad un punto di non ritorno: i soldi per la ricerca sono pochi e divisi in mille rivoli, in troppi ministeri.
Ogni ministero da i soldi coi suoi bandi per i suoi fini: parte dei soldi sono finiti in case di riposo, autolavaggi, abiti da sposa, alberghi.
I beneficiari dei fondi PON sono spesso le agenzie degli stessi ministeri: per alcuni di questi si è interessata la magistratura, come quello che ha coinvolto il segretario generale Agostini del MIUR.
Chi doveva controllare i progetti erano persone spesso in conflitto di interesse, senza competenze tecniche per valutare i requisiti dei progetti.

I ricercatori che hanno vinto il bando per il progetto smart cities non hanno invece visto i soldi e ora sono indebitati con le banche e i fornitori.
Al ministero non rispondono: ai ragazzi si è presentato un consulente del sottosegretario Faraone “negli uffici sono sommersi dal lavoro”....

Servirebbe un'agenzia unica per la ricerca: per evitare che i soldi finiscano in mille rivoli, per evitare le ingerenze della politica, che i soldi finiscano agli amici degli amici.

Il caso tedesco.
A partire dal 2008 i fondi per la ricerca sono aumentati del 60% (in Italia sono diminuiti del 20%): si spendono ogni anno 15 miliardi l'anno e oggi le università sono le migliori del mondo.
Come a Goettinger: hanno investito in infrastrutture, nella biblioteca, hanno avuto fondi dal governo federale (40ml di euro) e dal Land.
Qui c'è un centro pubblico di ricerca, il Max Planck: qui selezionano i migliori ricercatori e riceve 1,5 miliardi di euro l'anno e il budget aumenta di anno in anno.
Soldi spesi bene perché i progetti sono valutati da enti esterni la struttura: così si fanno ricerche che permettono da premio nobel.

Adriana Savastano è una ricercatrice italiana che sta lavorando sulle malattie neuro degenerative: qui è tutto più facile per la ricerca perché ci sono i soldi e ci sono le strutture.
In Italia non ho ricevuto risposte – racconta alla giornalista.

Qui il sistema pubblico pensa a tutto per chi fa ricerca: anche alla casa.
Così Felicita Tramontana (un'altra ricercatrice incontrata da Presa diretta) condivide la casa con altri ricercatori in una casa enorme, con tanto di biblioteca e giardino: tutto pagato dalla borsa di studio, vinta per il suo progetto: 3800 euro al mese.
Il suo progetto era partito in Italia poi nel 2013 il ministero aveva tagliato tutti i fondi per i giovani ricercatori.

A Berlino si trova il Fraunhofer: la ricerca è pagata al 70% dalle imprese, per quegli studi che le imprese riescono a fare.

La giornalista di Presa diretta è riuscita anche ad incontrare il sottosegretario del ministro dell'istruzione, che ha raccontato tutti i partiti della coalizione sono stati d'accordo nell'investire in ricerca e sviluppo ed è per questo che la Germania ha preso più fondi europei per la ricerca.
Per questo in Germania ci sono il doppio dei ricercatori italiani.

I soldi pubblici sono dati alla DFG, un ente pubblico che risponde agli scienziati: è un'agenzia indipendente dalla politica, dove a prevalere è il criterio scientifico e non clientelare.
È un sistema che garantisce la qualità della sua ricerca.

Così oggi la Germania è leader della robotica, delle energie rinnovabili, della chimica: mentre noi negli ultimi dieci anni abbiamo disinvestito in ricerca, i nostri ricercatori hanno contribuito alla grandezza dell'industria tedesca.

Lo Human Tecnopole: nei terreni di Expo dovrebbe sorgere il nuovo polo scientifico, scelto dal governo, che prenderà 150 ml l'anno che saranno gestiti dall'IIT di Genova (una struttura di ricerca privata che prende fondi pubblici).
Un metodo sbagliato spiega la senatrice Cattaneo: è una scelta arbitraria, sono soldi non investiti nel modo migliore.
Si doveva aprire un bando per aprire le possibilità: ogni idea deve avere pari opportunità per accedere alle risorse pubbliche.
Tutte le idee devono avere la possibilità di essere valutate: il caso Human Tecnopole spiega perché i ricercatori scappano.

Anche per la CRUI è inopportuna la scelta del governo, l'Accademia dei Lincei raccomanda che almeno la gestione del masterplan sia affidata ad un bando.
Il governo ha appaltato ad un ente privato la gestione del polo, ma deve essere il ministero della ricerca che si deve prendere le sue responsabilità – dice il presidente dell'Accademia.

IIT è diretto da Roberto Cingolani: lui ha ricevuto l'incarico di redigere il masterplan per lo Human Tecnopole. Per il momento sta lavorando all'idea, se fosse stato il ministro ci avrebbe pensato per tempo, ammette.

Ora le critiche hanno fatto breccia nel ministro: ci saranno bandi, ma per due anni, comunque sarà lo IIT a gestire le cose. All'italiana.
Mentre all'estero i presidenti si circondano di eccellenze e di scienziati, qui si preferisce circondarsi da yes man, dai cerchi magici o dai gigli magici.


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