L'anteprima della puntata.
Stiamo vivendo gli anni d'oro della
fisica italiana, che sta macinando in questi anni dei successi
straordinari.
Siamo di casa al Cern, il
laboratorio che sforna premi nobel e che è stato diretto da tre
italiani: italiani anche gli strumenti che vanno alla caccia della materia oscura nello spazio.
Italiani gli strumenti che hanno
lavorato sulla ricerca delle onde gravitazionali.
Chi sono gli italiani dell'Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare)?
A Cascina nel laboratorio Virgo si trovano i due “bracci” con cui
i ricercatori danno la caccia alle onde gravitazionali, onde mille volte più piccole di un
nucleo atomico...
Gli scienziati hanno mostrato le tracce
dell'onda prese dagli interferometri americani: l'onda ci dice quale
fenomeno fisico l'ha creata, due buchi neri che si sono fusi, “una
potenza della natura inimmaginabile”, "la prima volta che si
guarda in faccia il buco nero".
Ifnf ha messo la firma in pochi anni a
due scoperte: il Bosone di Higgs e le onde gravitazionali: si può
fare ricerca in Italia, “lasciatecelo fare” - raccontano i fisici a Iacona.
Sono 1300 i laureandi che lavorano in questo
istituto: a Cascina ma anche sotto il Gran Sasso, sotto un filtro di roccia che
permette di fare gli studi sui neutrini del sole, la particella più
misteriosa.
I fisici sono qui per imparare, per scoprire la materia e le leggi che ci circondano.
I fisici sono qui per imparare, per scoprire la materia e le leggi che ci circondano.
Sono ricerche che hanno ricadute
tecnologiche importanti: nella criogenia, nella produzione di
materiali e sistemi complessi.
Come gli oggetti che raffreddano più
in fretta, i materiali magnetici.
Come mai stiamo investendo poco
nella ricerca?
Ci sono poche eccellenze in Italia, e alla base
ci sono le università che sono alle prese coi tagli: il ricercatore
Ferroni parla di 1 miliardo che manca, nelle casse della ricerca, dai
centri di eccellenza fino alle università.
L'inchiesta sulle code infinite.
All'ospedale Ruggi di Salerno
hanno arrestato il primario che chiedeva una mazzetta per far saltare
le code ai pazienti: uno scandalo grave perché era gente che doveva
operarsi e che non aveva nemmeno i soldi per il primario, che faceva
soldi sulla pelle dei malati.
Per prenotare una mammografia e
conoscere i tempi di attesa si va direttamente al reparto, senza
indicazioni: la lista d'attesa è un libro scritto a penna, dai
dipendenti del reparto.
In neurochirurgia si potevano saltare
le fila pagando il primario: Presa diretta ha intervista Teresa di
Giacomo, sorella di un malato di cancro al cervello.
Per saltare la fila, hanno dato 2000
euro al primario che poi l'ha operato assieme ad un chirurgo
giapponese che però non ne aveva l'autorizzazione.
I pazienti pagavano direttamente
Fukushima, come una consulenza, soldi che poi venivano spartiti con
Brigante, il primario.
I pazienti venivano operati come se
fossero nel privato, sebbene fossimo in una struttura pubblica.
Il sistema delle tangenti era noto e
diffuso: chi non pagava non veniva operato, rimandando di volta
in volta l'operazione.
Il dirigente del reparto neurologico,
che aveva raccolto voci a riguardo da altri medici, è finito
indagato perché non ha fatto indagini interne né altro.
In realtà le voci erano qualcosa di
più: un'infermiera ha raccontato di come le notizie su tangenti in
cambio di operazioni avevano portato ad una commissione interna subito
sciolta. Finché non è intervenuta la
magistratura.
Fuori norma le liste d'attesa e non a norma nemmeno le stanze
dei pazienti, le sale operatorie. L'ospedale Ruggi era finito sotto
inchiesta anche per storie di impiegati assenteisti, gente che
timbrava per gli altri.
Quanta corruzione c'è nella sanità
italiana?
Transparency stima il costo della corruzione in 6 miliardi
l'anno, soldi sottratti alle cure: sono numeri che derivano dai dati raccolti dai medici delle
strutture, che raccontano di come le strutture siano a rischio
corruzione.
Poche di queste hanno fatto piani anti
corruzione: tra i settori più a rischio ci sono proprio le liste
d'attesa, con medici che dirottano pazienti su strutture private,
sull'intramoenia.
Mancano controlli sulle liste
d'attesa, ma ci sono anche casi positivi come l'Emilia, dove si
monitorano costantemente le liste delle strutture private.
In Toscana il presidente Rossi la vuole
proprio abolire l'intramoenia: eliminandola si toglierebbero le liste
d'attesa.
Paolo Ramerini è in lista
d'attesa al San Camillo da due anni, in attesa di un
intervento alla vista: mancano le sale operatorie, così Paolo dovrà
convivere col suo problema per altri mesi.
A gonfiare le liste sono stati i taglialle sale operatorie e ai posti letti: sono rimasti solo 34 posti
letto (da 50) e un solo reparto.
In urologia si fanno solo interventi da
pronto soccorso, gli altri aspettano: i tempi d'attesa nella regione
Lazio sono cresciuti per questo motivo, per i tagli alle strutture.
Ci sono poi regioni dove prenotare le
visite è un'odissea, non esistendo un centro unico: succede in
Campania dove si deve telefonare di ospedale in ospedale, in
attesa di un posto libero.
Fare una mammografia è quasi
impossibile in Campania.
I piani nazionali, sulle liste d'attesa
sono vecchi di anni e non vengono nemmeno rispettati: servirebbe un
controllo indipendente che oggi non c'è.
L'esempio positivo a Roma.
I tempi di attesa si possono anche
abbattere: succede in un ospedale romano, il Regina Elena
un'eccellenza nella lotta ai tumori. In pochi anni hanno abbattuto leliste per l'esame della PET.
Oggi fanno 24 esami, mentre prima
c'erano liste a 3 mesi, oggi passate a due giorni: hanno rivisto il
lavoro in reparto, dal suo ingresso all'esame.
Riducendo i tempi morti, ottimizzando
l'uso del radio farmaco, dando la possibilità di refertare in
parallelo ai medici, sono riusciti ad aumentare la frequenza degli
esami.
Anche l'arrivo di una macchina unica ha
contribuito alla riduzione dei tempi: gli investimenti tecnologici
servono ma serve anche il coinvolgimento del personale tecnico che ha
dovuto abituarsi a nuovi modelli di lavoro e nuovi modelli d'orario.
La regione più virtuosa è l'Emilia:
il 98% delle visite si chiude nei tempi previsti. Per questo
risultato hanno fatto un piano, hanno fatto investimenti e si sono
applicati da tempo.
La Calabria si attendono 253 giorni per
una mammografia, 350 giorni per un eco-cardiogramma …
Così la gente per curarsi se ne esce
dalla regione e questo è un costo per il sistema nazionale: un
favore per le regioni del nord.
E con la nuova finanziaria si torna aparlare di altri tagli … Speriamo che si taglino gli sprechi.
Il servizio sulla ricerca tradita.
Dieci anni faIacona si era occupato di ricerca: in dieci anni sono cambiate le
cose?
La prima
ricercatrice si chiama Sabrina Sabatini, lavora a Roma e ha
conquistato un posto e dei bandi e fondi europei grazie alle sue
forze.
Con questi fondi
presi riesce a fare ricerca di base e pagare le ricercatrici del suo
laboratorio: dallo Stato prende solo un decimo dei fondi necessari.
I 2 ml di euro
presi sono stati spesi bene, le sue ricerche sono state pubblicate
nel mondo: ora che i fondi europei sono finiti cosa succederà?
I suoi
collaboratori potrebbero finire a fare ricerca di base all'estero.
Le nuove idee
partono proprio dalla ricerca di base: a Roma si studia il computer
del futuro, che lavora con la luce. L'Italia avrebbe un ruolo per
queste ricerche importanti, se ci fossero i soldi per far andare i
laboratori.
Roberto Di Leonardo
sta facendo una ricerca su microparticelle che si muovono con la
luce: convertire la luce in movimento. Un'altra sua idea è far
muovere queste microparticelle come un motore: macchine che
potrebbero entrare nel corpo, dentro una cellula per analizzarle.
Il professor Ricci
una macchina del genere, costruita con un DNA sintetico l'ha pure
realizzata: una macchina che riconosce una cellula tumorale per
curarla.
Il progetto
Sunrise, della dottoressa Chiara Petrioli, ha portato internet
sotto il mare: le onde acustiche sono trasformate in onde radio, per
trasmettere i dati.
Con questa rete si
potrà scoprire cosa c'è sotto l'acqua, guidare droni sotto il
mare..
Petrioli,
Sciarrino, Di Leonardo lavorano coi fondi presi in Europa: è un
disastro perché così non si riesce a pianificare il lavoro e la
ricerca.
Se un anno non
arrivano soldi cosa si fa?
Quei pochi soldi
pubblici per bandi vinti, ancora non sono arrivati.
Significa perdere
l'eccellenza in Italia: la stessa situazione la vive la ricercatrice
Elena Cattaneo. Pochi soldi che non si sa quando arrivano.
LA senatrice
studia le malattie neuro-degenerative e dal 2012 niente bandi.
Ora sono arrivati
30ml in tre anni: un sistema che ammazza il futuro, la ricerca non è
proprio al centro della politica.
Giorgio Parisi
è uno dei maggiori fisici italiani: ha lanciato la petizione
“Salviamo la ricerca”. Intervistato da Iacona spiega come ogni anno 2000 ricercatori se ne vanno via
dall'Italia, e non sono compensati da ricercatori stranieri in ingresso.
Non siamo un paese
accogliente per la ricerca: niente fondi e così stiamo distruggendo
la ricerca di base.
La ministra
Giannini ha promesso 1,5 miliardo, ma i soldi veri sono solo
500 ml, per lo più per la ricerca industriale.
Ci sono laboratori
che sopravvivono a fatica: a Torino esiste uno dei pochi
laboratori della terra sopravvissuti alla riforma Gelmini.
Studiano la stabilità di un terreno con strumenti vecchi di anni,
l'unico strumento aggiornato è stato pagato da una fondazione
bancaria.
I fondi sono stato
tagliati della metà: 100 mila euro per 4 anni, per progetti biennali
di 50 persone. Una presa in giro.
A Milano, il
professor Carra ha messo insieme tutti dati della ricercaitaliana: il suo lavoro si chiama “le briciole in ricerca”.
L'Italia investe in ricerca solo lo 1,2% del PIL contro la media
europea che supera il 2%.
L'Italia ha messo 30ml di euro
l'anno per progetti competitivi: l'UK ha messo più di un miliardo
sul piatto.
I nostri sono
pochi ricercatori ma buoni, perché richiesti nel mondo, ma solo al
momento: il rischio è che perderemo competitività nel futuro.
Stiamo arrivando
ad un punto di non ritorno: i soldi per la ricerca sono pochi e
divisi in mille rivoli, in troppi ministeri.
Ogni ministero
da i soldi coi suoi bandi per i suoi fini: parte dei soldi sono
finiti in case di riposo, autolavaggi, abiti da sposa, alberghi.
I beneficiari dei
fondi PON sono spesso le agenzie degli stessi ministeri: per alcuni
di questi si è interessata la magistratura, come quello che ha
coinvolto il segretario generale Agostini del MIUR.
Chi doveva
controllare i progetti erano persone spesso in conflitto di
interesse, senza competenze tecniche per valutare i requisiti dei
progetti.
I ricercatori che
hanno vinto il bando per il progetto “smart cities” non
hanno invece visto i soldi e ora sono indebitati con le banche e i
fornitori.
Al ministero non
rispondono: ai ragazzi si è presentato un consulente del
sottosegretario Faraone “negli uffici sono sommersi dal lavoro”....
Servirebbe
un'agenzia unica per la ricerca: per evitare che i soldi
finiscano in mille rivoli, per evitare le ingerenze della politica,
che i soldi finiscano agli amici degli amici.
Il caso tedesco.
A partire dal 2008
i fondi per la ricerca sono aumentati del 60% (in Italia sono
diminuiti del 20%): si spendono ogni anno 15 miliardi l'anno e oggi
le università sono le migliori del mondo.
Come a Goettinger:
hanno investito in infrastrutture, nella biblioteca, hanno avuto
fondi dal governo federale (40ml di euro) e dal Land.
Qui c'è un centro
pubblico di ricerca, il Max Planck: qui selezionano i migliori
ricercatori e riceve 1,5 miliardi di euro l'anno e il budget aumenta
di anno in anno.
Soldi spesi bene
perché i progetti sono valutati da enti esterni la struttura: così
si fanno ricerche che permettono da premio nobel.
Adriana Savastano
è una ricercatrice italiana che sta lavorando sulle malattie neuro
degenerative: qui è tutto più facile per la ricerca perché ci sono
i soldi e ci sono le strutture.
In Italia non ho
ricevuto risposte – racconta alla giornalista.
Qui il sistema
pubblico pensa a tutto per chi fa ricerca: anche alla casa.
Così Felicita
Tramontana (un'altra ricercatrice incontrata da Presa diretta) condivide la casa con altri ricercatori in una casa
enorme, con tanto di biblioteca e giardino: tutto pagato dalla borsa
di studio, vinta per il suo progetto: 3800 euro al mese.
Il suo progetto
era partito in Italia poi nel 2013 il ministero aveva tagliato tutti
i fondi per i giovani ricercatori.
A Berlino si trova
il Fraunhofer: la ricerca è pagata al 70% dalle imprese, per quegli
studi che le imprese riescono a fare.
La giornalista di
Presa diretta è riuscita anche ad incontrare il sottosegretario del
ministro dell'istruzione, che ha raccontato tutti i partiti della coalizione sono stati
d'accordo nell'investire in ricerca e sviluppo ed è per questo che
la Germania ha preso più fondi europei per la ricerca.
Per questo in
Germania ci sono il doppio dei ricercatori italiani.
I soldi
pubblici sono dati alla DFG, un ente pubblico che risponde agli
scienziati: è un'agenzia indipendente dalla politica, dove a
prevalere è il criterio scientifico e non clientelare.
È un sistema che
garantisce la qualità della sua ricerca.
Così oggi la
Germania è leader della robotica, delle energie rinnovabili, della
chimica: mentre noi negli ultimi dieci anni abbiamo disinvestito in
ricerca, i nostri ricercatori hanno contribuito alla grandezza
dell'industria tedesca.
Lo Human
Tecnopole: nei terreni di Expo dovrebbe sorgere il nuovo polo
scientifico, scelto dal governo, che prenderà 150 ml l'anno che
saranno gestiti dall'IIT di Genova (una struttura di ricerca privata che prende fondi pubblici).
Un metodo
sbagliato spiega la senatrice Cattaneo: è una scelta arbitraria,
sono soldi non investiti nel modo migliore.
Si doveva
aprire un bando per aprire le possibilità: ogni idea deve avere
pari opportunità per accedere alle risorse pubbliche.
Tutte le idee
devono avere la possibilità di essere valutate: il caso Human
Tecnopole spiega perché i ricercatori scappano.
Anche per la CRUI
è inopportuna la scelta del governo, l'Accademia dei Lincei
raccomanda che almeno la gestione del masterplan sia affidata ad un
bando.
Il governo ha
appaltato ad un ente privato la gestione del polo, ma deve essere il
ministero della ricerca che si deve prendere le sue responsabilità –
dice il presidente dell'Accademia.
IIT è diretto
da Roberto Cingolani: lui ha ricevuto l'incarico di redigere il
masterplan per lo Human Tecnopole. Per il momento sta lavorando
all'idea, se fosse stato il ministro ci avrebbe pensato per tempo,
ammette.
Ora le critiche
hanno fatto breccia nel ministro: ci saranno bandi, ma per due anni,
comunque sarà lo IIT a gestire le cose. All'italiana.
Mentre all'estero
i presidenti si circondano di eccellenze e di scienziati, qui si
preferisce circondarsi da yes man, dai cerchi magici o dai gigli
magici.
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