«Voi, che siete abituati ad agire nell’ombra, se siete ancora uomini fatevi vedere alla luce del sole».
A parlare così era un prete di periferia, don Pino Puglisi, che invitava i boss che facevano il bello e il cattivo tempo a Branciaccio, di uscire allo scoperto.
Non essere vigliacchi.
Dava fastidio alla mafia, don Pino perché accoglieva nel suo oratorio i ragazzi di strada, togliendoli dalle mani dei mafiosi.
Fu ucciso nel giorno del suo 56° compleanno, il 15 settembre del 1993: rivolto ai due killer (Spatuzza e Grigoli) disse semplicemente "vi aspettavo".
Sapeva a cosa andava incontro, nello sfidare la mafia, nel non voler accettare l'omertà mafiosa.
In un’intervista a “Famiglia Cristiana” del 12.09.1999, raccolta da Francesco Anfossi, così Grigoli narra il proprio cambiamento:
«Lo avvistammo in una cabina telefonica mentre eravamo in macchina. Andammo a prendere l’arma. Toccava a me. Ero io quello che sparava. Spatuzza (un componente del commando che lo uccise, ndr) gli tolse il borsello e gli disse: padre, questa è una rapina. Lui rispose: me l’aspettavo. Lo disse con un sorriso. Un sorriso che mi è rimasto impresso. C’era una specie di luce in quel sorriso. Un sorriso che mi aveva dato un impulso immediato. Non me lo so spiegare: io già ne avevo uccisi parecchi, però non avevo mai provato nulla del genere. Me lo ricordo sempre quel sorriso, anche se faccio fatica persino a tenermi impressi i volti, le facce dei miei parenti. Quella sera cominciai a pensarci, si era smosso qualcosa (…). L’ho conosciuto bene quel bambino [il figlio del pentito Di Matteo, che Grigoli sciolse nell’acido]. Madonna mia, era un ragazzo pieno di vita… Ho fatto cose che non si possono giustificare, ma questa… questa è stato il motivo del mio pentimento. Non gliel’ho potuta perdonare (…). Il novanta per cento [dei mafiosi] dice di credere in Dio. Uno dei miei coimputati diceva sempre: in nome di Dio, prima che ci muovessimo per andare ad ammazzare qualcuno. A me questa cosa mi dava fastidio: ma che aiuto ti può dare Dio, che andiamo ad ammazzare?, gli dicevo io. Ho sentito dire che Giuseppe Graviano qualche volta andava a messa. È gente che legge la Bibbia. La Bibbia la leggevo anch’io, da latitante. Mi piaceva leggerla. La leggevo allora e la leggo adesso da credente. Perché è quando sei solo che cominci a riflettere. Perché loro ti inculcano questa cultura: che tutto quello che fa Cosa nostra è giusto».
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