Ieri sera è andata in
onda una puntata speciale di Presa diretta, dedicata all'emergenza
coronavirus ("La sfida per l'Italia"): pazienti trasferiti in altre regioni dalla Lombardia,
dove il sistema sanitario è messo sotto stress.
Ma la sfida riguarda tutto
il paese, tutti i medici, le forze armate, il personale della
protezione civile: sono stati aperti nuovi reparti in tutta Italia,
le terapie intensive sono passate 5343 posti a 8370, con uno sforzo
organizzativo importante.
Anche le aziende
partecipano alla sfida, per la produzione di macchinari necessari per
le cure, respiratori, ventilatori polmonari.
Nuovi respiratori sono
stati inventati a Bologna al Policlinico Sant'Orsola, dove un singolo
macchinario può essere collegato a due malati.
Altro problema sono i
dispositivi di protezione: le mascherine le stiamo cercando da tutto
il mondo, l'obiettivo è produrle in Italia per essere indipendenti,
molte aziende hanno riconvertito la produzione per realizzare
mascherine.
Aziende dove gli operai
lavorano sette giorni su sette, con turni pesanti.
Ce la stiamo mettendo
tutta per contrastare il contagio del coronavirus: tutti uniti la
possiamo vincere – dice Iacona ad inizio servizio, dove si è anche parlato di vaccini e delle bufale che circolano in rete.
Per diminuire contagi e
decessi dobbiamo stare a casa, per solidarietà con gli altri: altra
solidarietà è quella che porta alle donazioni al conto della
Protezione Civile, il cui numero è ben visibile sulla Rai.
Si parte dai numeri,
quelli dei deceduti e dei contagiati: numeri che dietro hanno
persone, con storie drammatiche, come quelle della madre della
signora Raggi.
Ammalata nei giorni
scorsi, è stata ricoverata in ospedale: entrata in Pronto Soccorso
non l'hanno più vista, è morta per Covid 19 dopo poche ore, lontano
dai suoi cari.
La morte è stata
annunciata in una telefonata molto drammatica: ora la famiglia vive
in quarantena, senza sintomi e nessuno ha fatto loro il tampone.
La storia di Albertina
Sbrocchi, la madre della signora Raggi è comune a tante altre, nel
nord Italia: persone morte, senza che la famiglia possa star loro
vicine, sepolte o cremate e via.
Un nome e una croce.
C'è poi la storia degli
operatori sanitari contagiati, circa l'8% del totale ma è una stima
in difetto: sono stati fatti meno tamponi del necessario per non
diminuire la forza lavoro, negli ospedali e anche nelle case di
riposo.
In Cina la % di medici e
infermieri infettati era del 3%, in Italia siamo almeno al doppio: il
dottor Cartabelotta, fondazione Gimbe, ha dato la colpa al fatto che il virus circolava sin da gennaio (le strane polmoniti registrate da fine dicembre), poi gli errore a fine
febbraio, quando dopo aver individuato il virus si è perso tempo facendo fatti pochi tamponi ed è mancato un piano pandemico nazionale
aggiornato.
Anche oggi i contagi negli
ospedali sono cresciuti, come crescono i medici uccisi da questo
virus: “sono stati mandati a combattere il virus a mani nude” ha
spiegato Filippo Anelli, presidente dell'associazione medici di base.
Sono mancati i
dispositivi, gli ospedali sono diventati centri di contagio perché
non ci siamo preoccupati per tempo di recuperare tutti i dispositivi
e i macchinari necessari.
Alessandro Vergallo
è il presidente dei medici anestesisti: anche tra gli anestesisti ci
sono molti infettati, tra cui molti intubati. Anche loro hanno
denunciato la mancanza di mascherine efficaci contro il virus.
I medici anestesisti e
rianimatori hanno anche denunciato la carenza di personale, sono
sotto organico del 30%: oggi ai medici infettate, ma non
sintomatiche, è stato chiesto di continuare a lavorare.
Rimangono in corsia, in
assenza di informazioni chiare, anche se contagiate: una questione
assurda.
Anche per gli infermieri,
categoria in diminuzione dal 2009, sono sotto stress: mancano circa
20000 unità negli ospedali e 30000 per l'assistenza nelle case.
“L'epidemia è fuori
controllo” scrivono i medici di Bergamo, dove i pazienti
muoiono senza cure, da soli: il luogo dove si dovrebbe essere curati
si è trasformato in un vettore di contaminazione.
Il sindaco di Bergamo
Gori ha commentato la lettera: “è un ospedale straordinario,
la sanità lombarda conta su ottimi presidi ospedalieri, quella è la
situazione in cui i medici stanno lavorando e dà l'idea dello
tsunami che si è abbattuto”.
Le persone vanno tolte
nell'ospedale, oggi luogo non sicuro, ma il punto debole è la rete
sanitaria nei territori: ci sono migliaia di persone a casa, con
polmoniti, spesso senza nessuna cura sa parte di personale sanitario.
E le persone che muoiono a
casa sono sole e finiscono anche fuori dalle statistiche nazionali
sul Covid-19: fino al 19 marzo a Bergamo sono morte 1128 persone, 500
morti in più, ma ufficialmente solo 48 per coronavirus.
Serve la sorveglianza
attiva, fare i tamponi per tutte le persone con sintomi e anche a
tutti i familiari: ad oggi i tamponi si fanno solo in ospedale solo a
persone sintomatiche, dobbiamo fare questo sforzo, cambiando la
policy che arriva dall'ISS (e come mai il Veneto ha potuto fare i
campioni a tutti?).
La Lombardia è la
nostra Wuhan – sostiene Cartabellotta: abbiamo il 43% dei casi
di Covid 19 in Lombardia, per la magigore densità e per i
provvedimenti frammentati, che hanno tenuto conto quasi solo della
produzione industriale, messaggi ambigui (come Milano non si ferma),
provvedimenti presi solo in ritardo.
Questo spiega i morti e i
casi cresciuti in modo esponenziale, e gli ospedali ingolfati hanno
solo peggiorato la situazione.
Quanti sono i contagiati
in Italia? Non lo sappiamo, possiamo dare tanti numeri: se ci basiamo
sulle statistiche cinesi, il numero totale di contagiati è superiore
a quello dato, dunque l'unico modo per diminuire i contagi, in
assenza di tamponi, è il distanziamento delle persone.
Giulia Bosetti e
l'ospedale di Parma: i medici hanno girato dei video mostrati nel
corso della trasmissione. Qui a Parma ci sono stati 230 morti, in
ospedale sono arrivati più di seicento pazienti e i medici fanno
orario quasi continuato, senza distinzione tra domenica e gli altri
giorni.
Nuovi reparti sono
allestiti qui, all'ospedale Maggiore, per i nuovi pazienti: tutti i
medici, indipendentemente dalla specializzazione, sono stati chiamati
per affrontare questa situazione.
Questa malattia colpisce
non solo gli anziani, ma anche persone giovani: tutti i seicento
posti sono occupati, tutte le stanze sono monitorate da remoto.
Chi viene infettato viene
isolato e chi sta a casa non può mettersi in contatto: molti medici,
la sera, telefonano alle famiglie per dagli qualche informazioni sui
loro cari.
I pazienti più gravi sono
portati in terapia intensiva: qui lavorano rianimatori e anestesisti,
i medici più richiesti, come richiesti oggi sono i posti per queste
terapie.
Sono storie di abnegazione
al lavoro, di sacrifici, di tensione quelle che arrivano da Parma:
affidatevi a noi – ci dicono però i medici.
E Parma ha uno dei sistemi
sanitari migliori: cosa succede nelle altre regioni?
Iacona e Walter Ricciardi hanno ricordato le battaglie fatte contro i tagli alla sanità: se le
strutture di eccellenza vanno in crisi, come a Parma, l'unica
risposta per limitare i danni è stare a casa, limitare i contagi.
In Puglia sono preoccupati
per la carenza di dispositivi e di macchinari: ospite in studio il
presidente della regione Emiliano, che ha spiegato come al sud
manchino addirittura maschere e tute da dare ai medici.
I DPI mancano anche per i
medici di famiglia, che sono il primo presidio al virus, per gestire
i pazienti a casa.
La regione Puglia aveva
fato acquisti per mascherine e altri dispositivi: c'era un contratto
Consip per avere le mascherine ad 1 euro, ma l'azienda ha fatto
sapere che i dispositivi non potevano essere consegnati.
Oggi c'è un sistema di
accaparramento per mascherine: siamo stati travolti da un virus che
ha un livello di contagio che non si poteva prevedere.
Emiliano ha parlato con
Conte che ha rassicurato il presidente, dispositivi e ventilatori
arriveranno, l'importante è che i DPI arrivino adesso.
La regione Puglia sta
monitorando le persone arrivate qui dal nord: il temuto contagio non
c'è stato, per fortuna, ma per far tamponi a tutti qui mancano i
reagenti e di tecnici per fare le indagini.
Per combattere il virus
sono scesi in campo le migliori tecnologie e anche i migliori medici:
sono loro che sono andati a Vo Euganeo per studiare questo caso.
Come sanificare gli
ambienti, sulle superfici (dove il virus resiste anche 17 giorni
sulle superfici)? Ci sono sistemi robotici per trattare gli ambienti
prima e dopo l'arrivo di sanitari e pazienti.
All'ospedale Molinette
hanno inventato un dispositivo per analizzare in modo rapido un
tampone: il test molecolare specifico è nato da una società di
Vercelli, la Diasorin, che tra marzo e aprile produrrà 600mila test,
da distribuire a diversi ospedali, tra quelli più in difficoltà.
Al Campus Biomedico di Roma lavorano con l'intelligenza artificiale per diagnosticare il
Covid-19, nei casi che sfuggono al tampone, perché hanno sintomi
leggeri.
Oggi in Italia i
contagiati censiti sono 70mila, ma quelli effettivi, tra gli
asintomatici, sono forse il triplo: in Veneto hanno fatto una
campagna di massa, dopo il caso di Vo' Euganeo.
Qui hanno fatto uno
screening di massa per affrontare in modo efficace quel focolaio:
fare tamponi mirati, non a tutti, ma alle persone che denunciano
sintomi, che riceveranno il tampone a casa; persone in contatto col
pubblico, persone che sono state in contatto con persone contagiate.
Serve che i laboratori
lavorino di più, altrimenti non si reggerà il carico: si arriverà
a 150mila tamponi al giorno, con questa nuova strategia.
Walter Ricciardi ha
commentato il meccanismo della disinfezione: in tempi di pace, senza virus non sempre si
fa, perché ha un costo, ma finalmente oggi si è capita la sua importanza.
Perché, a causa della mancata sanificazione, negli
ospedali si moriva anche prima del virus, per le infezioni prese nei luoghi di
cura: le regioni e le ASL devono poi elaborare questi protocolli, non
fare tagli sulla disinfestazione perché costa.
I tamponi si possono fare
a tutti? Ricciardi ha ricordato che Vo Euganeo era zona rossa, una
zona delimitata: è impossibile fare 60ml di tamponi al giorno, ma
sono indicazioni temporanee, non possiamo fare tamponi a getto
continuo.
Si deve fare in maniera
più mirata, quando esordiscono sintomi lievi; si deve fare anche il
tracciamento tecnologico, per capire la persona colpita con chi è
entrato in contatto, per delimitare i contagi.
Le cure sul Covid-19.
Esiste una sperimentazione per la cura col plasma
di persone guarite dal virus: questo è lo studio che stanno
portando avanti al San Matteo a Pavia, dove studiano la terapia
sapendo che è una lotta contro il tempo, qui lavorano giorno e notte
per essere pronti dal punto di vista della tecnologia.
Servono pazienti che
donano il plasma e serve anche tempo per studiare le cure.
Ci sono poi gli studi con
farmaci destinati ad altri usi e ci sono anche notizie su farmaci
efficaci, come quello pubblicizzato da un video in rete.
Farmaci anti reumatoidi,
farmaci anti virali .. ci sono tante sperimentazioni in Italia e
anche all'estero.
Quali sono promettenti? È
troppo presto da dire – ha ammesso Ricciardi – prima di dare in
farmaco devi essere sicuro che i farmaci non facciano male, poi che
siano efficaci. Serve tempo e tutto deve essere fatto su basi
scientifiche, non sull'emozione dei media.
I vaccini per il Covid
19
C'è una corsa contro il
tempo per il vaccino: Cina, Australia, Israele, America .. Moderna,
una società di Boston, ha trovato per prima un lotto di vaccino che
ora è sotto studio, sui volontari.
A Boston sono confidenti
del loro vaccino, stanno lavorando anche per essere pronti a produrre
milioni di dosi, da distribuire per primo ai medici e infermieri, poi
alle persone anziane.
Si parla di autunno 2020,
per poi essere pronti nell'inverno 2021: a capo dell'equipe che sta
lavorando al vaccino c'è Andrea Carfi, un ricercatore italiano.
A Castel Romano, alla
Takis, lavorano per un altro vaccino che stanno testando sulle cavie:
il virus va testato e poi serviranno mesi per produrlo.
Potrebbe essere
sperimentato già alla fine di quest'anno.
Ma poi il vaccino sarà
distribuito a tutti o ci saranno paesi di serie A e serie B?
LE aziende intervistate
sono aziende serie – ha spiegato Ricciardi: succederà come per la
poliomielite, dove il vaccino è arrivato a tutti, a tutta l'umanità.
Il caso cinese a Prato
A Prato, la comunità
cinese è andata in quarantena già da febbraio, prima che lo
facessero gli italiani: hanno chiuso le fabbriche, non hanno mandato
i figli a scuola. Hanno visto cosa era successo in Cina e senza
aspettare il decreto (o i decreti) hanno adottato le misure
necessarie per contenere il contagio.
Per controllarsi l'uno con
l'altro hanno usato le chat, per tracciare le persone rientrate dalla
Cina: un vantaggio per la comunità cinese e anche per Prato.
Dalla Cina sono arrivate
qui mascherine, le aziende di moda si sono riconvertite per produrle
in Italia: nel momento difficile nasce la vera amicizia, racconta un
esponente della comunità cinese, su cui si sono abbattuti troppi
pregiudizi.
Le bufale sul virus
C'è il video di Arbigol,
postato da italiani, che salva dal virus, ma è una bufala.
C'è poi l'aglio, la
vitamina C, la storia del vaccino svizzero, Adriano Panzironi col suo
rimedio a basa di integratori (vergognoso che sia invitato in
trasmissioni televisive).
Ci sono poi i rimedi
omeopatici, pubblicizzati perfino anche sul sito del governo indiano.
Stefano Montanari,
riferimento dei no vax, propone curcuma e zenzero.
Gira anche la storia
dell'aspirina: i farmaci antinfiammatori bloccherebbero il virus, ma
non ci sono sicurezze.
Ci sono poi le teorie
complottistiche: il virus creato in Cina, il virus arrivato da
soldati americani (per una esercitazione poi rimandata), foto di
cisterne piene di virus (ma sono fotomontaggi).
La storia delle pensioni
ridotte del 50% per il corona virus, anche questa una bufala.
Condividere contenuti
falsi, è un'altra forma di contagio: si rischia una denuncia per
procurato allarme, in determinati casi.
Nelle chat sta poi girando
un video di Leonardo dove si parla di un esperimento, per creare un
virus: ma questo non ha nulla a che fare col Covid 19.
Quel servizio spiegava
come fosse possibile far passare un virus dai pipistrelli all'uomo.
Iacona ha intervistato la
scienziata Elena Cattaneo: la tanto bistrattata scienza
italiana è tornata al centro dell'attenzione della politica
italiana.
Tutti chiedono il vaccino
oggi: tante malattie sono debellate da vaccini, li teniamo a bada
grazie alla ricerca scientifica.
Un paese che non investe
in ricerca e nelle competenze è un paese che si ferma: non solo non
potrà dare risposte alle domande delle persone, non avrà futuro
dunque.
Abbiamo bisogno di risorse
per fare ricerca, per finanziare i migliori progetti, per le migliori
ricerche: abbiamo bisogno di leggi e finanziamenti che resistano ai
cambi di governo.
Questo paese, che
bistratta la scienza, è fenomenale dal punto di vista scientifico, i
nostri scienziati partecipano progetti di dimensione mondiale e d
europea.
Non abbiamo ancora capito
quanto la nostra efficienza dipende da quello che sappiamo misurare e
capire.
Questa crisi ci ha fatto
riconsiderare la scienza, il ruolo dello Stato, i vincoli economici
che gravano sulle spese di uno Stato in Europa.
E' un passaggio unico
della storia – il commento del ministro Boccia: dobbiamo rafforzare
la sanità pubblico, il diritto alle cure, il nostro sistema deve
diventare un modello per altri paesi.
Le ricadute economiche
del virus
Il blocco della produzione
a Brescia vale 38 miliardi di euro: ci sono aziende che, alla fine
del virus, non potranno ripartire. Serve un piano Marshall Europeo –
racconta un industriale bresciano al giornalista di Presa diretta.
Ci sono i provvedimenti
del Cura Italia, al momento: stop alle imposte, stop delle rate dei
mutui e dei prestiti, i 600 euro per le partite IVA e i lavoratori
più fragili.
La crisi colpirà tutti,
ma in modo diverso i più forti dai più deboli, le aziende piccole
da quelle grandi, i commercianti piccoli da quelli grandi.
Servirebbe una linea di
credito sicura, garantita dallo Stato.
C'è la sanità e ci sono
anche le imprese. Le partite IVA e gli artigiani. Ci sono poi anche i
lavoratori dello spettacolo, oggi senza assicurazione.
Dovremo considerare
scuola, cultura, sanità come valori primari.
L'Italia, come l'Europa, è
al bivio della sua storia: dobbiamo affrontarlo con strumenti
eccezionali – ha spiegato Boccia – per gestire anche il debito
privato.
“Come in guerra, serve
maggiore debito pubblico”: sono le parole di Mario Draghi.
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