26 marzo 2020

Presadiretta – lo speciale sul Coronavirus (la sfida per l'Italia)


Ieri sera è andata in onda una puntata speciale di Presa diretta, dedicata all'emergenza coronavirus ("La sfida per l'Italia"): pazienti trasferiti in altre regioni dalla Lombardia, dove il sistema sanitario è messo sotto stress.
Ma la sfida riguarda tutto il paese, tutti i medici, le forze armate, il personale della protezione civile: sono stati aperti nuovi reparti in tutta Italia, le terapie intensive sono passate 5343 posti a 8370, con uno sforzo organizzativo importante.
Anche le aziende partecipano alla sfida, per la produzione di macchinari necessari per le cure, respiratori, ventilatori polmonari.
Nuovi respiratori sono stati inventati a Bologna al Policlinico Sant'Orsola, dove un singolo macchinario può essere collegato a due malati.

Altro problema sono i dispositivi di protezione: le mascherine le stiamo cercando da tutto il mondo, l'obiettivo è produrle in Italia per essere indipendenti, molte aziende hanno riconvertito la produzione per realizzare mascherine.
Aziende dove gli operai lavorano sette giorni su sette, con turni pesanti.

Ce la stiamo mettendo tutta per contrastare il contagio del coronavirus: tutti uniti la possiamo vincere – dice Iacona ad inizio servizio, dove si è anche parlato di vaccini e delle bufale che circolano in rete.

Per diminuire contagi e decessi dobbiamo stare a casa, per solidarietà con gli altri: altra solidarietà è quella che porta alle donazioni al conto della Protezione Civile, il cui numero è ben visibile sulla Rai.

Si parte dai numeri, quelli dei deceduti e dei contagiati: numeri che dietro hanno persone, con storie drammatiche, come quelle della madre della signora Raggi.
Ammalata nei giorni scorsi, è stata ricoverata in ospedale: entrata in Pronto Soccorso non l'hanno più vista, è morta per Covid 19 dopo poche ore, lontano dai suoi cari.
La morte è stata annunciata in una telefonata molto drammatica: ora la famiglia vive in quarantena, senza sintomi e nessuno ha fatto loro il tampone.
La storia di Albertina Sbrocchi, la madre della signora Raggi è comune a tante altre, nel nord Italia: persone morte, senza che la famiglia possa star loro vicine, sepolte o cremate e via.
Un nome e una croce.

C'è poi la storia degli operatori sanitari contagiati, circa l'8% del totale ma è una stima in difetto: sono stati fatti meno tamponi del necessario per non diminuire la forza lavoro, negli ospedali e anche nelle case di riposo.
In Cina la % di medici e infermieri infettati era del 3%, in Italia siamo almeno al doppio: il dottor Cartabelotta, fondazione Gimbe, ha dato la colpa al fatto che il virus circolava sin da gennaio (le strane polmoniti registrate da fine dicembre), poi gli errore a fine febbraio, quando dopo aver individuato il virus si è perso tempo facendo fatti pochi tamponi ed è mancato un piano pandemico nazionale aggiornato.
Anche oggi i contagi negli ospedali sono cresciuti, come crescono i medici uccisi da questo virus: “sono stati mandati a combattere il virus a mani nude” ha spiegato Filippo Anelli, presidente dell'associazione medici di base.
Sono mancati i dispositivi, gli ospedali sono diventati centri di contagio perché non ci siamo preoccupati per tempo di recuperare tutti i dispositivi e i macchinari necessari.

Alessandro Vergallo è il presidente dei medici anestesisti: anche tra gli anestesisti ci sono molti infettati, tra cui molti intubati. Anche loro hanno denunciato la mancanza di mascherine efficaci contro il virus.
I medici anestesisti e rianimatori hanno anche denunciato la carenza di personale, sono sotto organico del 30%: oggi ai medici infettate, ma non sintomatiche, è stato chiesto di continuare a lavorare.
Rimangono in corsia, in assenza di informazioni chiare, anche se contagiate: una questione assurda.

Anche per gli infermieri, categoria in diminuzione dal 2009, sono sotto stress: mancano circa 20000 unità negli ospedali e 30000 per l'assistenza nelle case.

“L'epidemia è fuori controllo” scrivono i medici di Bergamo, dove i pazienti muoiono senza cure, da soli: il luogo dove si dovrebbe essere curati si è trasformato in un vettore di contaminazione.

Il sindaco di Bergamo Gori ha commentato la lettera: “è un ospedale straordinario, la sanità lombarda conta su ottimi presidi ospedalieri, quella è la situazione in cui i medici stanno lavorando e dà l'idea dello tsunami che si è abbattuto”.
Le persone vanno tolte nell'ospedale, oggi luogo non sicuro, ma il punto debole è la rete sanitaria nei territori: ci sono migliaia di persone a casa, con polmoniti, spesso senza nessuna cura sa parte di personale sanitario.
E le persone che muoiono a casa sono sole e finiscono anche fuori dalle statistiche nazionali sul Covid-19: fino al 19 marzo a Bergamo sono morte 1128 persone, 500 morti in più, ma ufficialmente solo 48 per coronavirus.

Serve la sorveglianza attiva, fare i tamponi per tutte le persone con sintomi e anche a tutti i familiari: ad oggi i tamponi si fanno solo in ospedale solo a persone sintomatiche, dobbiamo fare questo sforzo, cambiando la policy che arriva dall'ISS (e come mai il Veneto ha potuto fare i campioni a tutti?).

La Lombardia è la nostra Wuhan – sostiene Cartabellotta: abbiamo il 43% dei casi di Covid 19 in Lombardia, per la magigore densità e per i provvedimenti frammentati, che hanno tenuto conto quasi solo della produzione industriale, messaggi ambigui (come Milano non si ferma), provvedimenti presi solo in ritardo.
Questo spiega i morti e i casi cresciuti in modo esponenziale, e gli ospedali ingolfati hanno solo peggiorato la situazione.

Quanti sono i contagiati in Italia? Non lo sappiamo, possiamo dare tanti numeri: se ci basiamo sulle statistiche cinesi, il numero totale di contagiati è superiore a quello dato, dunque l'unico modo per diminuire i contagi, in assenza di tamponi, è il distanziamento delle persone.

Giulia Bosetti e l'ospedale di Parma: i medici hanno girato dei video mostrati nel corso della trasmissione. Qui a Parma ci sono stati 230 morti, in ospedale sono arrivati più di seicento pazienti e i medici fanno orario quasi continuato, senza distinzione tra domenica e gli altri giorni.
Nuovi reparti sono allestiti qui, all'ospedale Maggiore, per i nuovi pazienti: tutti i medici, indipendentemente dalla specializzazione, sono stati chiamati per affrontare questa situazione.
Questa malattia colpisce non solo gli anziani, ma anche persone giovani: tutti i seicento posti sono occupati, tutte le stanze sono monitorate da remoto.
Chi viene infettato viene isolato e chi sta a casa non può mettersi in contatto: molti medici, la sera, telefonano alle famiglie per dagli qualche informazioni sui loro cari.
I pazienti più gravi sono portati in terapia intensiva: qui lavorano rianimatori e anestesisti, i medici più richiesti, come richiesti oggi sono i posti per queste terapie.

Sono storie di abnegazione al lavoro, di sacrifici, di tensione quelle che arrivano da Parma: affidatevi a noi – ci dicono però i medici.
E Parma ha uno dei sistemi sanitari migliori: cosa succede nelle altre regioni?

Iacona e Walter Ricciardi hanno ricordato le battaglie fatte contro i tagli alla sanità: se le strutture di eccellenza vanno in crisi, come a Parma, l'unica risposta per limitare i danni è stare a casa, limitare i contagi.
In Puglia sono preoccupati per la carenza di dispositivi e di macchinari: ospite in studio il presidente della regione Emiliano, che ha spiegato come al sud manchino addirittura maschere e tute da dare ai medici.
I DPI mancano anche per i medici di famiglia, che sono il primo presidio al virus, per gestire i pazienti a casa.
La regione Puglia aveva fato acquisti per mascherine e altri dispositivi: c'era un contratto Consip per avere le mascherine ad 1 euro, ma l'azienda ha fatto sapere che i dispositivi non potevano essere consegnati.
Oggi c'è un sistema di accaparramento per mascherine: siamo stati travolti da un virus che ha un livello di contagio che non si poteva prevedere.
Emiliano ha parlato con Conte che ha rassicurato il presidente, dispositivi e ventilatori arriveranno, l'importante è che i DPI arrivino adesso.

La regione Puglia sta monitorando le persone arrivate qui dal nord: il temuto contagio non c'è stato, per fortuna, ma per far tamponi a tutti qui mancano i reagenti e di tecnici per fare le indagini.

Per combattere il virus sono scesi in campo le migliori tecnologie e anche i migliori medici: sono loro che sono andati a Vo Euganeo per studiare questo caso.
Come sanificare gli ambienti, sulle superfici (dove il virus resiste anche 17 giorni sulle superfici)? Ci sono sistemi robotici per trattare gli ambienti prima e dopo l'arrivo di sanitari e pazienti.
All'ospedale Molinette hanno inventato un dispositivo per analizzare in modo rapido un tampone: il test molecolare specifico è nato da una società di Vercelli, la Diasorin, che tra marzo e aprile produrrà 600mila test, da distribuire a diversi ospedali, tra quelli più in difficoltà.

Al Campus Biomedico di Roma lavorano con l'intelligenza artificiale per diagnosticare il Covid-19, nei casi che sfuggono al tampone, perché hanno sintomi leggeri.
Oggi in Italia i contagiati censiti sono 70mila, ma quelli effettivi, tra gli asintomatici, sono forse il triplo: in Veneto hanno fatto una campagna di massa, dopo il caso di Vo' Euganeo.
Qui hanno fatto uno screening di massa per affrontare in modo efficace quel focolaio: fare tamponi mirati, non a tutti, ma alle persone che denunciano sintomi, che riceveranno il tampone a casa; persone in contatto col pubblico, persone che sono state in contatto con persone contagiate.

Serve che i laboratori lavorino di più, altrimenti non si reggerà il carico: si arriverà a 150mila tamponi al giorno, con questa nuova strategia.

Walter Ricciardi ha commentato il meccanismo della disinfezione: in tempi di pace, senza virus non sempre si fa, perché ha un costo, ma finalmente oggi si è capita la sua importanza.
Perché, a causa della mancata sanificazione, negli ospedali si moriva anche prima del virus, per le infezioni prese nei luoghi di cura: le regioni e le ASL devono poi elaborare questi protocolli, non fare tagli sulla disinfestazione perché costa.

I tamponi si possono fare a tutti? Ricciardi ha ricordato che Vo Euganeo era zona rossa, una zona delimitata: è impossibile fare 60ml di tamponi al giorno, ma sono indicazioni temporanee, non possiamo fare tamponi a getto continuo.
Si deve fare in maniera più mirata, quando esordiscono sintomi lievi; si deve fare anche il tracciamento tecnologico, per capire la persona colpita con chi è entrato in contatto, per delimitare i contagi.

Le cure sul Covid-19.

Esiste una sperimentazione per la cura col plasma di persone guarite dal virus: questo è lo studio che stanno portando avanti al San Matteo a Pavia, dove studiano la terapia sapendo che è una lotta contro il tempo, qui lavorano giorno e notte per essere pronti dal punto di vista della tecnologia.
Servono pazienti che donano il plasma e serve anche tempo per studiare le cure.

Ci sono poi gli studi con farmaci destinati ad altri usi e ci sono anche notizie su farmaci efficaci, come quello pubblicizzato da un video in rete.
Farmaci anti reumatoidi, farmaci anti virali .. ci sono tante sperimentazioni in Italia e anche all'estero.
Quali sono promettenti? È troppo presto da dire – ha ammesso Ricciardi – prima di dare in farmaco devi essere sicuro che i farmaci non facciano male, poi che siano efficaci. Serve tempo e tutto deve essere fatto su basi scientifiche, non sull'emozione dei media.

I vaccini per il Covid 19

C'è una corsa contro il tempo per il vaccino: Cina, Australia, Israele, America .. Moderna, una società di Boston, ha trovato per prima un lotto di vaccino che ora è sotto studio, sui volontari.
A Boston sono confidenti del loro vaccino, stanno lavorando anche per essere pronti a produrre milioni di dosi, da distribuire per primo ai medici e infermieri, poi alle persone anziane.
Si parla di autunno 2020, per poi essere pronti nell'inverno 2021: a capo dell'equipe che sta lavorando al vaccino c'è Andrea Carfi, un ricercatore italiano.

A Castel Romano, alla Takis, lavorano per un altro vaccino che stanno testando sulle cavie: il virus va testato e poi serviranno mesi per produrlo.
Potrebbe essere sperimentato già alla fine di quest'anno.

Ma poi il vaccino sarà distribuito a tutti o ci saranno paesi di serie A e serie B?
LE aziende intervistate sono aziende serie – ha spiegato Ricciardi: succederà come per la poliomielite, dove il vaccino è arrivato a tutti, a tutta l'umanità.

Il caso cinese a Prato

A Prato, la comunità cinese è andata in quarantena già da febbraio, prima che lo facessero gli italiani: hanno chiuso le fabbriche, non hanno mandato i figli a scuola. Hanno visto cosa era successo in Cina e senza aspettare il decreto (o i decreti) hanno adottato le misure necessarie per contenere il contagio.
Per controllarsi l'uno con l'altro hanno usato le chat, per tracciare le persone rientrate dalla Cina: un vantaggio per la comunità cinese e anche per Prato.
Dalla Cina sono arrivate qui mascherine, le aziende di moda si sono riconvertite per produrle in Italia: nel momento difficile nasce la vera amicizia, racconta un esponente della comunità cinese, su cui si sono abbattuti troppi pregiudizi.

Le bufale sul virus

C'è il video di Arbigol, postato da italiani, che salva dal virus, ma è una bufala.
C'è poi l'aglio, la vitamina C, la storia del vaccino svizzero, Adriano Panzironi col suo rimedio a basa di integratori (vergognoso che sia invitato in trasmissioni televisive).
Ci sono poi i rimedi omeopatici, pubblicizzati perfino anche sul sito del governo indiano.
Stefano Montanari, riferimento dei no vax, propone curcuma e zenzero.
Gira anche la storia dell'aspirina: i farmaci antinfiammatori bloccherebbero il virus, ma non ci sono sicurezze.

Ci sono poi le teorie complottistiche: il virus creato in Cina, il virus arrivato da soldati americani (per una esercitazione poi rimandata), foto di cisterne piene di virus (ma sono fotomontaggi).
La storia delle pensioni ridotte del 50% per il corona virus, anche questa una bufala.

Condividere contenuti falsi, è un'altra forma di contagio: si rischia una denuncia per procurato allarme, in determinati casi.

Nelle chat sta poi girando un video di Leonardo dove si parla di un esperimento, per creare un virus: ma questo non ha nulla a che fare col Covid 19.
Quel servizio spiegava come fosse possibile far passare un virus dai pipistrelli all'uomo.

Iacona ha intervistato la scienziata Elena Cattaneo: la tanto bistrattata scienza italiana è tornata al centro dell'attenzione della politica italiana.
Tutti chiedono il vaccino oggi: tante malattie sono debellate da vaccini, li teniamo a bada grazie alla ricerca scientifica.
Un paese che non investe in ricerca e nelle competenze è un paese che si ferma: non solo non potrà dare risposte alle domande delle persone, non avrà futuro dunque.
Abbiamo bisogno di risorse per fare ricerca, per finanziare i migliori progetti, per le migliori ricerche: abbiamo bisogno di leggi e finanziamenti che resistano ai cambi di governo.
Questo paese, che bistratta la scienza, è fenomenale dal punto di vista scientifico, i nostri scienziati partecipano progetti di dimensione mondiale e d europea.
Non abbiamo ancora capito quanto la nostra efficienza dipende da quello che sappiamo misurare e capire.

Questa crisi ci ha fatto riconsiderare la scienza, il ruolo dello Stato, i vincoli economici che gravano sulle spese di uno Stato in Europa.
E' un passaggio unico della storia – il commento del ministro Boccia: dobbiamo rafforzare la sanità pubblico, il diritto alle cure, il nostro sistema deve diventare un modello per altri paesi.

Le ricadute economiche del virus

Il blocco della produzione a Brescia vale 38 miliardi di euro: ci sono aziende che, alla fine del virus, non potranno ripartire. Serve un piano Marshall Europeo – racconta un industriale bresciano al giornalista di Presa diretta.
Ci sono i provvedimenti del Cura Italia, al momento: stop alle imposte, stop delle rate dei mutui e dei prestiti, i 600 euro per le partite IVA e i lavoratori più fragili.
La crisi colpirà tutti, ma in modo diverso i più forti dai più deboli, le aziende piccole da quelle grandi, i commercianti piccoli da quelli grandi.
Servirebbe una linea di credito sicura, garantita dallo Stato.

C'è la sanità e ci sono anche le imprese. Le partite IVA e gli artigiani. Ci sono poi anche i lavoratori dello spettacolo, oggi senza assicurazione.
Dovremo considerare scuola, cultura, sanità come valori primari.

L'Italia, come l'Europa, è al bivio della sua storia: dobbiamo affrontarlo con strumenti eccezionali – ha spiegato Boccia – per gestire anche il debito privato.
Come in guerra, serve maggiore debito pubblico”: sono le parole di Mario Draghi.

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