Questa settimana è cominciata col ricordo della strage di via Fani, l'eccidio della scorta del presidente Aldo Moro il 16 marzo 1978.
Ieri era l'anniversario della morte di Fausto e Iaio: due ragazzi milanesi uccisi la sera del 18 marzo 1978 in zona Casoretto, pochi giorni dopo via Fani, da un killer rimasto ignoto.
Un delitto con tante zone d'ombra e sinistri collegamenti con quanto stava succedendo a Roma, col rapimento di Moro da parte delle BR.
Poi succede quello che deve succedere.Una strage in una banca, in una stazione, in una piazza, sopra un treno.Oppure, come nel nostro caso, un omicidio di due ragazzini [si riferisce all'omicidio di Fausto e Iaio a Milano nel 1978].Così nessuno ha mai la responsabilità diretta.E se vai a dire all'onorevole X che lui è il mandante della strage di Piazza Fontana, ti risponderà di no. In realtà, è avvenuto questo processo per cerchi concentrici.[La famosa teoria dei cerchi concentrici di Corrado Guerzoni, collaboratore di Aldo Moro]Due ragazzi con tanti sogni che non hanno potuto realizzare.
Il giuslavorista Marco Biagi fu ucciso a Bologna, mentre tornava a casa, il 19 marzo 2002 dalle nuove BR (del nucleo costituitosi attorno a Nadia Lioce). Fu ucciso per colpire quello Stato che non deve funzionare, quello Stato che non deve cercare di far funzionare bene le cose nel mondo del lavoro. Ucciso perché lo Stato si abbatte.
Si rammaricava, in una lettea scritta ai collaboratori dell'allora ministro del lavoro Sacconi, per la scorta che gli era stata tolta
“La politica ha prevalso e non ci resta che accettare i risultati pur nella certezza di aver fatto tutto il possibile per evitare lo scontro. Cominciano tristi conseguenze per me in quanto alcuni colleghi con vari pretesti stanno prendendo le distanze. Eppure, con riserve sulle decisioni adottate, ho un senso di profonda lealtà nei confronti di Maroni e Sacconi, mi sentirei un vigliacco a stare dalla parte di Cofferati, dove si adagia la maggior parte dei giuslavoristi per conformismo e tranquillità personale.Ti ho scritto queste cose perché tu sai quanto, nella nostra materia costano certe scelte. Quanto costa stare dalla parte del progresso anche quando non è capiti”.
Guido Galli è un altra vittima del terrorismo, ucciso nei corridoi della Statale di Milano il 19 marzo 1980, al termine di una lezione da un commando di Prima Linea. Da magistrato aveva seguito inchieste importanti sul terrorismo rosso.
Col suo lavoro rendeva credibile lo Stato che i terroristi rifiutavano, lo avevano pure scritto nella rivendicazione: Galli "apparteneva alla frazione riformista e garantista della magistratura" colpevole di aver ricostruito "l’Ufficio Istruzione di Milano come un centro di lavoro giudiziario efficiente".
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