09 marzo 2020

Cuoricino - da L'inverno più nero di Carlo Lucarelli

Bologna inverno 1944, l'inverno più nero e duro: per i bolognesi e anche per il commissario De Luca alle prese con tre cadaveri e tre casi commissionati da tre interlocutori diversi.
Uno di questi è un caporale delle SS ucciso e spogliato nudo, ritrovato dentro una cantina sfondata: le SS vogliono trovare il colpevole altrimenti fucileranno 10 ostaggi. Per De Luca l'occasione per tornare ad essere un poliziotto e, anche, per tornare a fare la cosa giusta, dopo il peccato originale (quale? Leggetevi il precedente romanzo di Lucarelli).
In questo passo, si ritrova a fianco ad un tenete della Wehrmacht, che le SS chiamano herzchen, come offesa.
E' un passaggio drammatico, dove c'è dentro tutto: l'orrore della guerra, la Shoa..
- ... Lo sapete perché mi chiama herzchen? Sapete cosa significa? 
- No, - disse De Luca. In un altro momento sarebbe stato curioso, ma adesso ce l'aveva davvero un bolo acido che gli rivoltava lo stomaco. Voleva solo chiudere gli occhi, dimenticare e ricominciare a pensare alle cose urgenti che doveva ancora fare, perché non c'era tempo da perdere. Ma il tenente voleva parlare. 
- Significa, come dite voi, Herzchen, cuoricino, cuore d'oro, ecco. Ho guadagnato questo soprannome in Polonia, un paio d'anni fa. Ero un giovane sottotenente del 101 esimo battaglione di Riserva della Polizia, a metà tra un soldato e un poliziotto, appunto. Seguivamo l'avanzata delle truppe per stabilire l'ordine nelle retrovie e così un giorno, a Jòsefòz .. - si fermò, perché aveva voglia di parlare, il tenente, ma non per ridere, e si morse anche le labbra, - un giorno abbiamo rastrellato tutti questi ebrei e abbiamo l'ordine di ucciderli, e io ... non sto discutendo questo, non mi fraintendete, è un ordine, e sarà sicuramente giusto, non lo discuto, però io ..Il tenente guardò fuori dal finestrino, poi tornò a voltarsi e a De Luca sembrò che ci fosse un'ombra nei suoi occhi azzurri da modello per le riviste di propaganda. 
- Io dovevo solo coordinare le squadre dei nostri e i gruppi di ebrei, per farli entrare nel bosco senza accavallarsi, non era compito mio sparare, e lo ripeto, non voglio discutere, anche se io ... ma non importa quello che penso io. Comunque, siamo tra gli albero e sto guidando  un altro gruppo quando all'improvviso mi sento prendere la mano -. Il tenente rise, ma si capiva benissimo  che non era una risata vera. - Pensate un po', è una bambina ebrea. Avrà avuto  cinque, sei anni, è una bimba piccola, è tutta nuda, da sola, in un bosco, io sono l'unico adulto che ha vicino e allora .. allora mi prende la mano, anzi, il dito, così.Si strinse l'indice, forse, troppo, con le nocche che gli diventavano bianche, poi si voltò  e si asciugò una guancia col dorso della mano, veloce, ma non abbastanza perché De Luca non se ne accorse. 
- Ho pensato che mai più, mai più, - disse a vetro piano, - se potevo evitarlo, mai più -. Si schiarì la voce e tornò a De Luca. 
- Ecco perché mi chiamano herzchen. Ecco perché non discuto niente, ma sono molto contento che siamo ruisciti a salvare quei dieci ostaggi, davvero molto contento.Erano arrivati davanti a Ingegneria. La macchina si fermò e De Luca aprì la portiera, ma non scese. 
- E la bambina? - chiese. - Che fine ha fatto la bambina? 
- Le ho sparato, - disse il tenente. - Non potevo mostrarmi debole di fronte ai miei uomini, no?   
Da L'inverno più nero, di Carlo Lucarelli Einaudi 

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