20 marzo 2006

Segreti di stato di Paolo Benvenuti

Un film, a metà strada tra un documentario e il cinema d'inchiesta, che riporta a galla uno dei primi (se non il primo) dei misteri d'Italia. La strage di Portella della Ginestra, avvenuta il 1 maggio del 1947.
Fu il primo dei Segreti di Stato della nostra repubblica: sui documenti relativi alla strage fu posto il vincolo di "segreto" e agli italiani data una verità di comodo. Ossia che a sparare su una folla di donne, bambini, contadini nella piana di Portella della Ginestra sarebbe stata la banda di Salvatore Giuliano.
E' in realtà un falso storico: il film si avvale su documenti americani, della CIA e dell'OSS (Office of Strategic Service), desecretati dal presidente Clinton nel 1999-2000, che porterebbero ad un'altra verità.

Studi compiuto da Casarrubea e della Fandango (la casa produttrice) dimostrano come la strage fu il primo atto della Strategia della Tensione: un gesto terroristico compiuto con l'ausilio e la complicità di apparati dello stato, allo scopo di intimorire i contadini, le masse della Sicilia, dopo l'esito delle elezioni regionali dell'aprile 1947, che avevano visto la visttoria del Fronte Popolare (sociaslisti e comunisti).

Il film parte dal processo di Viterbo ai membri della banda Giuliano del 1951: l'avvocato di Gaspare Pisciotta (Antonio Catania) non convinto dalla verità ufficiale, fa una sua indagine. In base alle sue scoperte, il calibro dei colpi sparati (da 9 mm), dalle ferite sui corpi (ferite da chegge di granata), dalle testimonianze che raccoglie, arriva a scoprire che la banda di Giuliano fu usata come "parafulmine" per la strage.
A sparare furono anche un gruppo di mafiosi, anche un personaggio ambiguo Salvatore Ferreri, informatore della polizia e membro della banda. Ma le granate furono lanciate da un commando di 12 militari della X MAS di Junio Valerio Borghese, armati da fucili che all'epoca erano in dotazione al solo esercito americano.

La banda di Giuliano non sparò mai alla folla, ma solo in aria per scopi intimidatori. Chi ideò la strage e chi ne coprì le responsabilità, allora? C'è una scena significativa, al termine del film, dove il personaggio del "professore" illustra all'avvocato "come in Sicilia si giochi la storia d'Italia".
Una genealogia che parte da Borghese, salvato dalla fucilazione dal responsabile dell'OSS Engelton per intercessione di Montini (futuro Paolo VI), dei servizi sefreti vaticani. Da Salvatore Giuliano, ucciso dal capitano dei cc Antonio Parenze, presente anche il giorno dell'attentato a Togliatti, al presidente Usa Harry Truman a De Gasperi fino a Giulio Andreotti, all'epoca segretario di padre Felix Morlion (servizi segreti cattolici europei), in seguito Sottosegretario di De Gasperi.
Passando attraverso gli uomini di polizia dal bandito Ferreri, informatore di Ettore Messana (ispettore generale di P.S. in Sicilia), ai ministri Scelba, Ardisio e al sottosegretario Mattarella, siciliani come Don Luigi Sturzo, i cui rapporti con l'OSS erano tenuti dall'ufficiale Joe Calderon, che rispondeva a J. Engelton, il cui capo era William Donovan, efficiente collaboratore del presidente Truman.
La genealogia, tracciata con le immagini delle persone citate, alla fine, assume i contorni dello scudo crociato, finchè un soffio di vento non scombussola le carte.

Per il racconto Benvenuti ha fatto la scelta di usare dei disegni per mostrare le immagini d'epoca (gli spari, le granate). Questo da un lato rende meno efficace e poco spettacolare la rappresentazione cinematografica, ma non indebolisce la potenza del messaggio. Più che un film, quello di Benvenuti si può paragonare ad una rappresentazione teatrale, lucida e chiara (anche per la scelta di usare i disegni), quasi un'opera didattica.

Da segnalare anche i contenuti estra, per le interviste al regista Benvenuti, allo storico Nicola Tranfaglia e ad Emanuele Macaluso, storico esponente del PCI.

Il film, fu presentato al festival di Venezia, dove suscitò molte polemiche.
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