22 marzo 2006

Lo sciopero virtuale

La geniale proposta: i lavoratori lavorano, l'azienda gli riconosce lo sciopero (virtuale) e mette i soldi del loro stipendio in una cassa, la cui destinazione non è ben chiara:
un fondo destinato (nella proposta della sceriffa Moratti) a "interventi ambientali e al miglioramento della situazione del traffico nella città di Milano". Cioè gli investimenti che non fa il comune, li dovrebbero fare i lavoratori in sciopero.

Lo ha dichiarato ieri la candidata Moratti (qui in una foto tra futuri sindaci, durante la manifestazione politica anti-Ferrante e anti Prodi).

Proposta ribadita anche in serata a Telelombardia, nella tramissione Prima serata. Ovviamente senza la contro parte Ferrante (par condicio? no grazie, nelle televisioni private vige un pò una specie di Far West ..).
Anzichè cercare di risolvere i contrasti, di arrivare alla firma del rinnovo dei contratti in tempi ragionevoli, devono essere i lavoratori ad avere la ragionevolezza di fare lo sciopero "virtuale". Ossia a non scioperare.

La risposta di Ferrante: ".. occorre al più presto attivare nel sistema dei servizi relazioni industriali nuove e diverse per prevenire conflitti e favorire il dialogo e il confronto, a cui mai si deve rinunciare. Non mi pare che la strada giusta possa essere quella del referendum preventivo o dello sciopero virtuale come qualcuno suggerisce".
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