Non ho compreso bene il il senso delle parole del presidente della repubblica , nel discorso ai giovani magistrati.
Sulle intercettazioni da "usare solo ne assolutamente indispensabili".
E sull'esposizione mediatica dei magistrati «La spettacolarizzazione piuttosto che il concentrarsi nel silenzioso impegno quotidiano rischia di spingere la professione del giudice al centro di polemiche personali e di conflitti istituzionali».
Non capisco, dunque.
L'uso delle intercettazioni è regolato dal codice penale, dalle leggi. Leggi che il magistrato deve applicare. Oppure nei casi dei colletti bianchi non sono indispensabili?
E sulla spettacolarizzazione, a cosa si riferisce? Non ricordo un'intervista di Woodcock in questi giorni (se parliamo della P4) o della Boccassini (se parliamo del caso Ruby) .
L'esposizione mediatica è forse la pubblicazione delle intercettazioni?
Irrilevanti solo perchè non hanno dentro rilievo penale?
Senza quella pubblicazione chi informa allora il cittadino contribuente che il premier sta telefonando all'AGCOM per chiudere una trasmissione sgradita?
Chi informa il cittadino del clima velenoso nel governo, delle telefonate con un faccendiere ex P2 per discutere di nomine, poltrone e giornalisti da licenziare?
Di questo scontro tra magistratura e politica non vedo traccia, se non nelle parole degli indagati stessi, forse non le persone più super partes.
Scrive Padellaro oggi sul Fatto:
Sulle intercettazioni da "usare solo ne assolutamente indispensabili".
E sull'esposizione mediatica dei magistrati «La spettacolarizzazione piuttosto che il concentrarsi nel silenzioso impegno quotidiano rischia di spingere la professione del giudice al centro di polemiche personali e di conflitti istituzionali».
Non capisco, dunque.
L'uso delle intercettazioni è regolato dal codice penale, dalle leggi. Leggi che il magistrato deve applicare. Oppure nei casi dei colletti bianchi non sono indispensabili?
E sulla spettacolarizzazione, a cosa si riferisce? Non ricordo un'intervista di Woodcock in questi giorni (se parliamo della P4) o della Boccassini (se parliamo del caso Ruby) .
L'esposizione mediatica è forse la pubblicazione delle intercettazioni?
Irrilevanti solo perchè non hanno dentro rilievo penale?
Senza quella pubblicazione chi informa allora il cittadino contribuente che il premier sta telefonando all'AGCOM per chiudere una trasmissione sgradita?
Chi informa il cittadino del clima velenoso nel governo, delle telefonate con un faccendiere ex P2 per discutere di nomine, poltrone e giornalisti da licenziare?
Di questo scontro tra magistratura e politica non vedo traccia, se non nelle parole degli indagati stessi, forse non le persone più super partes.
Scrive Padellaro oggi sul Fatto:
ci permettiamo di porre alcune domande che hanno il solo scopo di non incorrere in errate interpretazioni e meno che mai intendono tirare, come si dice, per la giacchetta l’inquilino del Colle. La frase riportata pone l’accento sulle “condotte” dei magistrati, quasi fossero essi i maggiori responsabili dell’“intollerabile, sterile scontro” con la politica. È così? E quanto alle condotte della politica da evitare (le più disdicevoli quali la corruzione e l’associazione per delinquere oggetto delle indagini in questione) saranno affrontate in un intervento successivo del Quirinale? Tra le “condotte” da evitare ce ne sono di riscontrabili negli atti delleprocurerelativiaisuccitaticasi Papa, Tedesco, Penati? Oppure quello del capo dello Stato è un monito che solo casualmente si lega con la stretta attualità giudiziaria? Infine, quando Napolitano chiede ai magistrati “di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività” come tutto ciò può conciliarsi con l’articolo 101 della Costituzione secondo cui i giudicisono soggetti soltanto alla legge e con l’articolo 112 sull’obbligo dell’azione penale dei pm? E dove di ansie e aspettative non v’è menzione alcuna?
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