Il 19 luglio 1992 un'autobomba uccise il giudice Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta in via D'Amelio. Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Era la risposta di cosa nostra, dopo l'omicidio di Salvo Lima e l'attentatuni contro Falcone e la sua scorta, per la maxi sentenza della Cassazione.
Quando lo stato (o parte dello stato) aveva rotto l'accordo di convivenza con Cosa Nostra: per la prima volta, i boss magiosi finivano in carcere a vita, Cosa Nostra veniva riconosciuta come entità unica e piramidale, la zona grigia attorno veniva condannata per concorso esterno.
Dell'attentato in via D'Amelio esiste una sentenza passata in giudicato, smentita dalle rivelazioni di Gaspare Spatuzza, il pentito che ha parlato dei contatti tra i Graviano (i responsabili del massacro) e Berlusconi e Dell'Utri ("abbiamo il paese in mano ..").
Tanti perchè ancora da capire: le sentenze da rivedere, i mandanti esterni, il perchè di quell'ennesima bomba pochi mesi dopo quella contro Falcone. Chi incoraggiò Il corto (Riina) per proseguire la via delle stragi?
E poi c'è tutto il filone della trattativa tra stato e mafia. C'è stata, non c'è stata?
Una cosa è certa: dopo il 1993 le bombe hanno smesso di scoppiare. Riina è stato posato e l'opera di Provenzano (dopo il periodo di reggenza di Bagarella) è stata all'insegna dell'accordo con lo stato, della mafia che non spara. E Cosa Nostra si è così inabissata.
Tante leggi sono state fatte, proposte, sventolate, per rendere più difficile la vita ai magistrati e alle forze dell'ordine. E tanto poco è stato fatto, di riflesso, per fare pulizia dentro i partiti.
Oggi i tempi non sono molto cambiati: accanto a Cosa Nostra sono presenti le altre mafie, con cui si deve spartire territori e affari.
La forza dei partiti è in calo, come nel 1992-93 del resto. Tanti politici indagati e condannati siedono in parlamento e perfino di un ministro è stato chiesto il rinvio a giudizio.
Il paese scriocchiola, come nel 1992-93 del resto, strozzato dal debito, dalla corruzione, da una classe dirigenti che perde credibilità ogni giorno.
E quel 19 luglio non sembra così lontano. Che fine ha fatto l'agenda rossa del giudice Borsellino? Chi ha deciso della sua morte? Solo Riina? Anche altri?
C'è stata veramente una trattativa tra stato e mafia?
Quali erano i termini del patto?
Ultim'ora: Il presidente della camera Fini a Palermo
"Nella battaglia contro la criminalità organizzata - ha detto - quello politico è un fronte decisivo. È un fronte che passa sia per l'attività di governo e per quella legislativa sia per la forza di mobilitazione dell'opinione pubblica. Passa soprattutto per la capacità degli stessi partiti di fare pulizia al proprio interno eliminando ogni ambigua zona di contiguità con la criminalità e il malaffare".
Era la risposta di cosa nostra, dopo l'omicidio di Salvo Lima e l'attentatuni contro Falcone e la sua scorta, per la maxi sentenza della Cassazione.
Quando lo stato (o parte dello stato) aveva rotto l'accordo di convivenza con Cosa Nostra: per la prima volta, i boss magiosi finivano in carcere a vita, Cosa Nostra veniva riconosciuta come entità unica e piramidale, la zona grigia attorno veniva condannata per concorso esterno.
Dell'attentato in via D'Amelio esiste una sentenza passata in giudicato, smentita dalle rivelazioni di Gaspare Spatuzza, il pentito che ha parlato dei contatti tra i Graviano (i responsabili del massacro) e Berlusconi e Dell'Utri ("abbiamo il paese in mano ..").
Tanti perchè ancora da capire: le sentenze da rivedere, i mandanti esterni, il perchè di quell'ennesima bomba pochi mesi dopo quella contro Falcone. Chi incoraggiò Il corto (Riina) per proseguire la via delle stragi?
E poi c'è tutto il filone della trattativa tra stato e mafia. C'è stata, non c'è stata?
Una cosa è certa: dopo il 1993 le bombe hanno smesso di scoppiare. Riina è stato posato e l'opera di Provenzano (dopo il periodo di reggenza di Bagarella) è stata all'insegna dell'accordo con lo stato, della mafia che non spara. E Cosa Nostra si è così inabissata.
Tante leggi sono state fatte, proposte, sventolate, per rendere più difficile la vita ai magistrati e alle forze dell'ordine. E tanto poco è stato fatto, di riflesso, per fare pulizia dentro i partiti.
Oggi i tempi non sono molto cambiati: accanto a Cosa Nostra sono presenti le altre mafie, con cui si deve spartire territori e affari.
La forza dei partiti è in calo, come nel 1992-93 del resto. Tanti politici indagati e condannati siedono in parlamento e perfino di un ministro è stato chiesto il rinvio a giudizio.
Il paese scriocchiola, come nel 1992-93 del resto, strozzato dal debito, dalla corruzione, da una classe dirigenti che perde credibilità ogni giorno.
E quel 19 luglio non sembra così lontano. Che fine ha fatto l'agenda rossa del giudice Borsellino? Chi ha deciso della sua morte? Solo Riina? Anche altri?
C'è stata veramente una trattativa tra stato e mafia?
Quali erano i termini del patto?
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"Nella battaglia contro la criminalità organizzata - ha detto - quello politico è un fronte decisivo. È un fronte che passa sia per l'attività di governo e per quella legislativa sia per la forza di mobilitazione dell'opinione pubblica. Passa soprattutto per la capacità degli stessi partiti di fare pulizia al proprio interno eliminando ogni ambigua zona di contiguità con la criminalità e il malaffare".
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