Dal blog di Stefano Epifani , il commento alla delibera dell'AGCOM
Eppure sono passati meno di quindici giorni da quando commentatori di ogni risma non potevano che ammettere come - con la vittoria dei Referendum - la Rete avesse dimostrato di aver superato la barriera degli esperti, essendo arrivata ormai alla gente comune. Ma dov'è questa gente comune, ora che si tratta di difendere quella rete che a detta di molti è stata determinante per la vittoria dei SI? Dove sono quegli utenti di Facebook che (anche) grazie a questo strumento di libertà hanno potuto far trionfare il loro parere? Dove sono gli utenti della rete italiana quando si tratta di difendere la libertà del loro strumento di libertà?
Il problema dei diritti, una volta acquisiti, è che ci abitua presto ad averli e non se ne considera più il valore. Né ci si rende conto di quanto sia facile perderli, per quanto difficile sia stato stato acquisirli.
Forse per questo motivo mentre in Turchia scendono in piazza a migliaia per difendere la loro libertà di mantenere libera Internet, in Italia i movimenti che stanno organizzando la Notte della Rete del 5 Luglio prossimo le hanno dato ritmi da After Hours più che da sit-in di protesta. Alle nove tutti a casa, o a mangiare una pizza assieme. Che tanto con la pancia vuota si protesta male. E poi sennò non ci viene nessuno.
Insomma, ad essere inquietante non è un provvedimento che probabilmente (anche) questa volta verrà disinnescato. È inquietante il fatto che la manifesta indifferenza di gran parte degli utenti della Rete, inconsapevoli dei loro diritti e del rischio di perderli, è un segnale forte e chiaro per chi un giorno questi diritti volesse davvero attaccarli. Oggi è un regolamento dell'AGCom, domani non sappiamo quale potrebbe essere lo strumento per limitare la libertà della Rete. Ciò che sappiamo è che chi volesse proporlo sa che potrebbe farlo senza sollevare troppo rumore.
Ciò che sappiamo, in ultima analisi, è dove sono gli utenti mentre si discutono le sorti della libertà in Rete. Delle loro libertà. Ce lo dicono i trending topic di Twitter: a parlare di Hanna Montana e di Ciao Darwin. Ce lo dice Google Trend: a cercare "Tamarreide". E viene il dubbio - parafrasando Andreotti - che difendere la libertà della Rete in Italia non sia difficile: sia inutile.
Eppure sono passati meno di quindici giorni da quando commentatori di ogni risma non potevano che ammettere come - con la vittoria dei Referendum - la Rete avesse dimostrato di aver superato la barriera degli esperti, essendo arrivata ormai alla gente comune. Ma dov'è questa gente comune, ora che si tratta di difendere quella rete che a detta di molti è stata determinante per la vittoria dei SI? Dove sono quegli utenti di Facebook che (anche) grazie a questo strumento di libertà hanno potuto far trionfare il loro parere? Dove sono gli utenti della rete italiana quando si tratta di difendere la libertà del loro strumento di libertà?
Il problema dei diritti, una volta acquisiti, è che ci abitua presto ad averli e non se ne considera più il valore. Né ci si rende conto di quanto sia facile perderli, per quanto difficile sia stato stato acquisirli.
Forse per questo motivo mentre in Turchia scendono in piazza a migliaia per difendere la loro libertà di mantenere libera Internet, in Italia i movimenti che stanno organizzando la Notte della Rete del 5 Luglio prossimo le hanno dato ritmi da After Hours più che da sit-in di protesta. Alle nove tutti a casa, o a mangiare una pizza assieme. Che tanto con la pancia vuota si protesta male. E poi sennò non ci viene nessuno.
Insomma, ad essere inquietante non è un provvedimento che probabilmente (anche) questa volta verrà disinnescato. È inquietante il fatto che la manifesta indifferenza di gran parte degli utenti della Rete, inconsapevoli dei loro diritti e del rischio di perderli, è un segnale forte e chiaro per chi un giorno questi diritti volesse davvero attaccarli. Oggi è un regolamento dell'AGCom, domani non sappiamo quale potrebbe essere lo strumento per limitare la libertà della Rete. Ciò che sappiamo è che chi volesse proporlo sa che potrebbe farlo senza sollevare troppo rumore.
Ciò che sappiamo, in ultima analisi, è dove sono gli utenti mentre si discutono le sorti della libertà in Rete. Delle loro libertà. Ce lo dicono i trending topic di Twitter: a parlare di Hanna Montana e di Ciao Darwin. Ce lo dice Google Trend: a cercare "Tamarreide". E viene il dubbio - parafrasando Andreotti - che difendere la libertà della Rete in Italia non sia difficile: sia inutile.
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