Prendete gli slogan che venivano gridati in piazza negli anni della contestazione, negli anni di piombo e ribaltateli. Scoprirete che questi si riciclano benissimo per raccontare quello che sta succedendo al nostro paese, da parte della classe dirigente. Semplicemente basta ribaltare i fattori.
Per esempio, il sinistro slogan “pagherete caro, pagherete tutto” non si addice a questa manovra finanziaria votata (o accettata) da tutto il parlamento, con cui stanno spogliando i ceti medi e poveri?
E sulle impunità dei parlamentari, sottratti al processo e alle manette? “El parlamento unido, jamais sarà vencido”. Vedi vicenda Papa (e Tedesco, e Lunardi, e Castelli), con dietrofront di Bossi.
Lo slogan sessantottino “Il privato è politico ”, non si adatta benissimo ai tanti conflitti di interesse dei politici? I doppi incarichi, i favori alle aziende di famiglia, i nepotismi (le cariche elettive passate di padre in figlio, i posti nei cda dati ai figli di ..).
L'immaginazione al potere? Ma è la finanza creativa di Tremonti, of course.
Dichiaro lo stato di felicità permanente – è ovviamente il bunga bunga.
Infine, gli indiani metropolitani: chi meglio dei leghisti, con quei raduni con tanto di corna e fatte pitturate di verde?
Chi l'avrebbe mai detto che gli slogan della vecchia sinistra sarebbero tornati buoni?
Non dagli indignados nostrani (per il momento ancora pochi e sparsi), ma dalla nostra casta, quella che chiede sacrifici per salvare la casa in fiamme. Agli altri.
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