08 luglio 2011

D'Alema vs Travaglio sulla fondazione Italianieuropei

Il presidente D'Alema risponde all'articolo di Travaglio sul Fatto Quotidiano, in cui si chiedeva chiedeva trasparenza sui finanziamenti della fondazione Italianieuropei: "Io e Italianieuropei Niente da nascondere".
Caro Direttore, non ho alcuna difficoltà a rispondere alle affermazioni e ai quesiti posti da Marco Travaglio nel suo articolo pubblicato ieri su Il Fatto. L’On. Cesare De Piccoli non è mai stato mio “luogotenente”, era europarlamentare dei Ds in Veneto e non risulta essere stato neppure rinviato a giudizio per alcuna tangente, né della Fiat né di nessun altro. Io non ho mai ricevuto alcun finanziamento illecito dal Cavallari. Il contributo, a mia memoria, fu registrato in bilancio, come dissi anche ai magistrati. [..]

Per quanto ci riguarda abbiamo più volte sollevato, e continuiamo a farlo anche adesso, l’esigenza di regolare le modalità di finanziamento delle fondazioni ad esempio attraverso sistemi di incentivazione fiscale per i donatori, codici di autoregolamentazione, comitati etici e sistemi di trasparenza e controllo oltre a quelli già previsti.

D’altro canto, le indagini che sono in corso da parte della Magistratura, alla quale rinnovo la mia piena fiducia, non potranno che confermare l’assoluta correttezza e trasparenza del nostro operato.
La risposta del giornalista:
Ringrazio l’on. pres. Massimo D’Alema per le cortesi risposte alle nostre obiezioni: dovrebbe essere normale che un politico risponda a un giornale, ma in Italia è un’eccezione. Gli rinnoviamo però l’invito per un’ampia intervista nella redazione del Fatto, perché restano molti punti da chiarire.

8) Il parallelo fra gli inserzionisti pubblicitari del Fatto e i finanziatori di Italianieuropei non sta in piedi: il Fatto è un quotidiano edito da privati (e, com’è noto, quasi privo di pubblicità) e i suoi inserzionisti sono noti a chi lo legge ogni giorno; Italianieuropei è una fondazione presieduta da D’Alema, negli anni presidente Ds, presidente del Consiglio, presidente della Bicamerale, presidente del Copasir, europarlamentare e deputato. E i deputati, diversamente dai privati, devono documentare da chi vengono finanziati, direttamente o indirettamente. Aggiungo che, nell’ultima annata della rivista Italianieuropei, non ho trovato pagine pubblicitarie di Omega (Piccini) né di Rotkopf (Paganelli).

9) Non dubito che i finanziamenti di Italianieuropei siano tutti iscritti a bilancio né che D’Alema ignorasse i secondi fini di alcuni finanziatori di Italianieuropei “ingannati” da qualche suo fedelissimo. Ma pubblicare l’elenco completo su Internet sarebbe un’operazione di minima trasparenza, che nessuna legge sulla privacy può impedire. Soprattutto ora che due di questi finanziatori, Piccini e Paganelli,sonofiniti in carcere per corruzione. I parlamentari inglesi pubblicano sul sito della Camera dei Comuni non solo i loro finanziatori (come dovrebbero fare anche i parlamentari italiani), ma persino le pezze d’appoggio dei loro rimborsi spese: è troppo pretendere che ciò avvenga anche in Italia?
A questo punto anche io ho una domanda, agli ex DS: quando vi fate da parte, per dar spazio ad altre persone, magari con meno esperienza sulla macchina della politica, ma sicuramente con meno problemi da nascondere, o situazioni che imbarazzano noi elettori (Unipol, tangenti nella sanità pugliese, il conflitto di interessi mai affrontato ..)?

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