31 gennaio 2012

Se non vogliamo nuovi disastri

Oltre che a mettere in sicurezza i conti dello stato tagliando pensioni servizi e stipendi , servirebbe anche preoccuparsi della sicurezza del territorio italiano.

Presadiretta, nella puntata di domenica scorsa, hanno mostrato il rapporto di Lega Ambiente 2011 "Ecosistema a rischio 2011":





Il 99% dei comuni liguri sono a rischio idrogeologico e, dunque, in condizioni di pioggia eccezionali (come quelle che saremo destinati a subire sempre di più nel futuro, visti i cambiamenti climatici) l'alluvione a Genova e alle Cinque Terre era prevedibile.
Tutto il resto sono chiacchiere da politici irresponsabili.

Il prezzo di questa politica irresponsabile che ha cementato i fiumi, che ha stravolto piani regolatori, condonati abusi edilizi, permesso la cementificazione del territorio è di 200 miliardi di euro in pochi anni per l'emergenza alluvioni.

Cosa serve fare allora?
Considerare il territorio un bene comune che dobbiamo salvaguardare per il futuro.
Prenderci cura dei fiumi, tenere puliti i margini, non costruire dighe o costruzioni sulla strada dei fiumi, che ne ostruiscano il percorso in caso di piena.



Basta costruzioni di villaggi e porticcioli sulla foce dei fiumi.
Riprendere a piantare alberi sulle colline e sulle montagne, affinché queste non si trasformino più in bombe ecologiche per il fango.

E riprendere a lavorare la terra.

Perchè come aveva detto Faber, dai diamanti (e dal cemento) non nasce niente, è dal letame che nascono i fiori.

Zona cesarini

Il taglio è arrivato in zona cesarini, ma è arrivato: 1300 euro lordi di taglio allo stipendio dei parlamentari (che significa 700 euro netti in meno).


Era l'unica strada per rendere digeribili le prossime riforme su lavoro e ammortizzatori sociali.


E invece no ... perché poi sul Fatto quotidiano scopri che anche i tagli sono co, trucco:


Sì al taglio dello stipendio dei deputati, ma la busta paga a fine mese sarà la stessa, non un euro di meno. Con ulteriore beffa finale, perché i frutti del (finto) risparmio andranno in un belfondo che sarà a disposizione – guarda un po’ – degli stessi deputatiLa riduzione di cui si parla è proprio quel taglio delle indennità che tiene banco da mesi tra mille polemiche, come segnale “in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti”.
Come è andata a finire? Alla fine di un lungo percorso costellato da promesse, altolà e dispute sugli importi (con tanto di commissione ad hoc) finalmente la Camera ha deciso: ieri ha detto sì al taglio dello stipendio degli onorevoli proposto dall’Ufficio di presidenza per 1.300 euro lordi, 700 euro netti. Strette di mano, comunicati che di grande soddisfazione. “Ecco, noi siamo in linea con gli italiani”, è il motto. Ma sarà poi vero? No. Perché la decurtazione delle indennità fa uscire quei soldi dalla porta della Camera ma la riforma della previdenza li fa rientrare dalla finestra, paro paro. Non un euro di meno.
Così, a fine mese, la busta paga della casta è la stessa: 11.200 euro netti di indennità di base sui quali cumulare tutte altre voci. Nessun taglio, dunque. Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali che si estendo ovviamente anche ai parlamentari, che sono scattate il primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perché non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese). La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga.
Il passaggio dal sistema retributivo al contributivo, per farla breve, si sarebbe tradotto in 1300 euro al mese in più in busta paga, a causa dei differenti criteri di tassazione. Il maxi aumento, difficile da giustificare in questa congiuntura, è stato scongiurato introducendo una sforbiciata di pari importo. Più che di un taglio, si tratta dunque della sterilizzazione di un aumento. E poi la vera beffa finale: i tagli agli stipendi non torneranno agli italiani. Quelle somme andranno in un fondo a parte. Per cosa? Per gli stessi deputati. Lo anticipa il questore del Pdl, Antonio Mazzocchi, che in serata ha spiegato “questi 1.300 euro che verranno tagliati saranno accantonati in un fondo a tutela di eventuali ricorsi da parte dei deputati”. Insomma, quei soldi non usciranno mai da Montecitorio. Resta la magra consolazione della revisione del sistema dei rimborsi: finalmente dovranno essere motivati da ricevute. Ma anche qui c’è il trucco. Solo la metà di quelli presentati dovranno avere una giustificazione, l’altra no. Così si potrà decidere discrezionalmente cosa è opportuno farsi rimborsare e cosa invece è meglio lasciare senza indicazione della causale. “Un’operazione trasparenza non trasparente”, scrive il Sole24Ore di oggi in un corsivo.
Caustici, ovviamente, i commenti dei giornalisti cui il trucco non è sfuggito. “Se la notizia degli stipendi aumentati fosse uscita, li avrebbero linciati. Così hanno deciso non di tagliarsi lo stipendio, ma di rinunciare a quell’aumento. Provando a fare bella figura gratis davanti a tutti”,ragiona Franco Bechis sul suo blog. E sicuramente oggi risultano un po’ stonate le dichiarazioni di soddisfazione e gli annunci in pompa magna del corpus politico. A partire da quello diGianfranco Fini che appena ricevuto il sì ha iniziato a cinguettare su Twitter “taglio del 10 per cento allo stipendio dei deputati presidente della Camera, vicepresidenti, questori e presidenti di commissione”. Un taglio, si è visto, a salve. E che dire di Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, che ieri ha parlato di “sacrifici per essere credibili”. Oppure di Guido Crosetto che sulla scorta del (finto) taglio ha invocato nuove e analoghe misure contro i privilegi parlamentari. “Il 2012 deve iniziare all’insegna della sobrietà per tutti gli italiani, ma soprattutto per i politici”, ha invece affermato il vice presidente del Fli, Italo Bocchino.
Ma la storia non è finita. Perché oggi sarà un’altra giornata di tagli strombazzati e annunci roboanti. Perché oggi al Senato tocca pronunciarsi su decisioni simili a quelle della Camera con l’approvazione del superamento del sistema dei vitalizi e la riduzione del 10 per cento di tutte le indennità aggiuntive di funzione, del Consiglio di presidenza e delle presidenze di Commissione. “Inoltre, opereremo sulle indennità dei parlamentari, sempre con tagli analoghi a quelli adottati a Montecitorio”, annuncia il senatore del Pdl Angelo Maria Cicolani, questore di palazzo Madama. “In questo modo – assicura Cicolani – il Parlamento ristabilirà un rapporto di assoluta credibilità con gli elettori e daremo una risposta concreta a chi chiede di ridurre i costi della politica in tempo di crisi”. Bene, si è visto come


La prossima volta che un politico si troverà di fronte un disoccupato (tra i giovani siamo al 31%) o un cassintegrato incazz.. cosa farà? Scapperà come Castelli

La sinistra italiana al tempo dei tecnici



Ieri sera nel salotto di Gad Lerner si parlava di sinistre e di programmi di sinistra, in Europa e nell'Italia del governo tecnico.
Sarkozy nel suo discorso alla nazione ha attaccato la finanza, che in questi anni ha guadagnato molto e che ora deve pagare il suo prezzo. Magari cominciando dalla Tobin Tax.
Il suo avversario, il socialista Hollande, oltre a promettere forti investimenti pubblici per uscire dalla crisiha pure dichiarato che il suo nemico è la finanza.
Obama in America ha basato la sua campagna elettorale con l'esempio della segretaria di Buffet (questo mentre i suoi avversari repubblicani ritirano fuori i soliti argomenti religiosi).


In Italia il maggior partito di centrosinistra appoggia questo governo di tecnici e c'è da sperare solo che di non andare al voto e di appoggiare senza troppi se queste manovre serva veramente a salvare il paese.
Perchè l'Italia è diversa: non si è potuto andare al voto subito come in Spagna. Siamo un paese di destra, e per uscire dalla destra berlusconiana serviva una destra "normale".
Che governa con tasse, taglia le pensioni, privatizza, forte con i ceti deboli e meno forte con banche, professionisti, petrolieri.
Una botta alle liberalizzazioni, ma niente da fare per TV e trasporti.


Ma che almeno, di fronte all'indignazione popolare, ha la dignità di fare un passo indietro (pur se con una certa riluttanza): Profumo si dimette dal CNR, lo stesso ha fatto Clini, Malinconico si è dimesso dopo la notizie delle vacanze pagate a sua insaputa.


Un governo di destra col compito di evitare al paese il crack, che putroppo colpirebbe per primi i ceti deboli, proprio gli elettori di sinistra.

30 gennaio 2012

La pazienza dei greci

Penso che l'abbiamo scelta apposta, la foto di Anghela, da mettere sotto il titolo "Sulla Grecia, la pazienza è al limite".




E sapeste quanto è al limite quella dei greci. Che devono pagare oggi la corruzione e le caste di ieri, come anche gli acquisti di armamenti proprio dai tedeschi.
Che dite: se gli restituiscono le armi (senza pagarle), si tranquillizzano?


E quando saremo noi quelli che vorranno mettere sotto commissariamento?

Lottizzazione continua


In Rai continua la lottizzazione dei partiti: nella proposta del DG Lorenza Lei  Maccari continerà a dirigere il TG1 e un leghista Casarin si prenderà i TGR (e perchè a marzo si vota?).
Il tutto alla faccia dei precari, del merito, dei sacrifici chiesti agli italiani.
Si sente dire che la riforma del lavoro (come quella delle pensioni) erano necessarie perchè i vecchi si sono rubati il futuro dei giovani.
Non mio padre, di certo. Forse i vecchi che continuano ad occupare posti di comando.


Come i parlamentari (del Parlamento più costoso in Europa) che avevano promesso entro gennaio i tagli ai propri stipendi (immagine presa dal blog Non leggerlo).




Forse anche questo è causa, in questo tempo di recessione, delle proteste che ora toccano anche il presidente della Repubblica.
Garante della Costituzione che mette il lavoro come fondamento della Repubblica. E il diritto allo studio .. 

Presadiretta - terra violata

Se non puoi fidarti della protezione civile, della commissione grandi rischi, del sindaco che concede i permessi per costruire, dell'assessore, del presidente del Consiglio che aveva promesso la ricostruzione della città crollata per il sisma .. di chi ti puoi fidare?


Presadiretta non si è dimenticata della città de l'Aquila. Delle cinque Terre e di Genova: sciagure che hanno causato morte e distruzione. Un città, l'Aquila che ora che le luci della ribalta si sono spente, è stata abbandonata al suo destino.
E lo stesso è successo in Liguria.


Se sarà il processo contro la commissione grandi rischi stabilire le eventuali responsabilità, l'intercettazione tra Bertolaso e Daniela Stasi (quella dove parla di "operazione mediatica" per la riunione che minimizzò i rischi) non ha bisogno di altri commenti sulla reale funzione della  protezione civile durante la gestione Bertolaso.


E ora: abbiamo almeno imparato la lezione, quella che potevano insegnarci i geologi da campagna come il professor Moretti?
No: all'Aquila si sta ricostruendo proprio sulle faglie sismiche, nel quartiere di Pettino. Dopo il terremoto nessuno si è preoccupato di rivedere il piano regolatore e sospendere le licenze per nuove costruzioni.
E persino il sindaco Cialente cade dalle nuvole "sulle faglie non sono crollati palazzi e quartieri".


Mentre il centro della città è rimasto fermo ancora alle 3.32 del 6 aprile, fuori città si sta ricostruendo nuovi insediamenti, cementando altro territorio senza nessun piano reale di messa in sicurezza.


Mentre le sedi universitarie sono state spostate in zone di fortuna, il presidente dell'ordine degli architetti Conti ha spiegato come le case costruite sono al 60% delle norme antisismiche: "delle pseudo bare" le ha chiamate.



Mentre nel centro è tutto fermo, attorno alle new town, i 19  insediamenti costruiti per dare lustro al governo di B., dei quartieri dormitorio senza servizi e lontani dalla città, si stanno espandendo.

E altre villette abusive, baracchette "a tempo"  stanno sorgendo come funghi in zone agricole a rischio alluvione.


Case abusive cui l'assessore concederà pure una proroga: e di proroga in proroga, le villette abusive diventeranno pianta stabile di una terra violata.
Fino alla prossima tragedia.


La lezione di Genova.
Alla tragedia di Genova, delle Cinque terre, della lunigiana, Presadiretta aveva dedicato un'intera puntata speciale.
Una puntata in cui erano chiare le responsabilità del partito del cemento sulle morti, sul disastro ambientale. Disastro che ancora non è rientrato (ma tanto basta non parlarne) e che mai rientrerà: il paesaggio a Vernazza (ancora isolata) è cambiato per sempre.


Serviranno altri 50 milioni per mettere in sicurezza il paese (e stiamo qui a discutere di grandi opere, di ponti sullo stretto, di TAV ..), ma secondo Stefano Vannucci (geologo che ha accompagnato la giornalista di Presadiretta a visitare le montagne da cui è partita la frana) ne servirebbero almeno 300 di milioni.


Per risistemare le montagne, per metterle in sicurezza, per curare le piante (altrimenti la montagna non è in grado di assorbire e tenere le piogge).






Eppure, anche qui, nessuna lezione imparata.
A Monterosso è aperto un cantiere per un parcheggio multipiano, nonostante c'è ancora gente senza casa. La delibera della giunta è del 9 novembre, nemmeno un mese dopo l'alluvione.


Al posto degli orti e della campagna sorgerà un muro di cemento.


A Brugnato, sul terreno che era fino a poco fa coperto dal fango, c'è un altro cantiere per un outlet da 23000 metri quadrati.
La regione ha bloccato tutti i cantieri, dopo la tragedia, ma qui hanno aggirato il divieto facendo partire il cantiere 7 giorni prima.


Il sindaco leghista non solo è preoccupato di eventuali rischi o questioni di opportunità, ma anzi ha rivendicato la sua scelta: mica si possono fermare tutti i lavoro perchè è successo un alluvione ...
E gli argini ai torrenti? E le case vicino ai fiumi? Non era meglio ripartire dalla sicurezza delle case e dalla revisione del piano regolatore?
Meglio il cemento dell'outlet?


E i cantieri non si fermano qui: ad Aulla sono previsti 580 nuovi alloggi, sulla foce del fiume Magra si costruisce la nuova darsena, con negozi e villette.

Scrive Ferruccio Sansa sul Fatto Quotidiano

“Io ai miei concittadini voglio bene e per questo autorizzerei di nuovo la costruzione dell’outlet perché sono consapevole che non faccio un danno”. A rilasciare queste dichiarazioni aPresadiretta è il sindaco di Brugnato, Claudio Galante, della Lega Nord. Il programma di Riccardo Iacona ricorda che “Galante e la sua giunta con un ‘colpo di mano’ hanno rilasciato l’autorizzazione necessaria a costruire il mega outlet di 23 mila metri quadrati sei giorni prima che la Regione Liguria bloccasse con un decreto tutti i cantieri già avviati in attesa di verifiche idrogeologiche”. “Quello che è successo è qualcosa che va oltre la normalità, se noi dovessimo andare dietro a tutti questi fatti che accadono allora non potremmo fare più niente”. Il primo cittadino leghista di Brugato li chiama “fatti” cui un sindaco non può “andare dietro”. E allora via con l’outlet voluto dal Carroccio e sponsorizzato da amici del Pd. E pensare che Renata Briano, assessore della Regione Liguria, all’indomani dell’alluvione aveva detto: “Dalla prima analisi che abbiamo l’area dove sorgerebbe l’outlet è in una zona alluvionata. In questo momento zona rossa piena”.
Nella Val di Vara sono venuti giù, portati via dalla forza dell’acqua, argini che erano stati pensati e costruiti per proteggere le abitazioni da eventi alluvionali cosiddetti cinquecentennali. Ma questi eventi non saranno più così rari, perché, come dicono gli esperti, il clima sta cambiando mentre il comportamento di chi ci amministra rimane lo stesso. Nessun sindaco, nessun amministratore ha pensato di rivedere i piani regolatori, di fermare le costruzioni e lo scempio della terra. A Brugnato, così come a Monterosso, nel cuore delle Cinque Terre, patrimonio dell’Unesco. Qui al cantiere del mega parcheggio già avviato prima dell’alluvione e subito ripartito, se ne aggiungerà a breve un altro. L’ennesima montagna sarà sbancata per far posto all’ennesimo parcheggio multipiano. Operazioni, questa volta, che hanno sponsor soprattutto nel centrodestra che a Monterosso è legato al senatore Luigi Grillo.
Anche la meravigliosa foce del fiume Magra (che un anno sì e l’altro pure provoca alluvioni) diventerà a breve un enorme cantiere. In questa zona già molto antropizzata costruiranno una mega darsena, il cosiddetto progetto Marinella: quasi mille posti barca, villette, ristoranti e bar, per un totale di oltre 20 mila metri quadrati. E di nuovo qui si parla di un’operazione fortemente voluta dal centrosinistra. Nella società che realizzerà il progetto c’è la banca “rossa “ del Monte dei Paschi.
Insomma, come racconta Presadiretta, invece di investire in prevenzione e tutela del territorio si continua a preferire la via del cemento. E nel frattempo le montagne ferite si stanno sgretolando, stanno franando a valle portandosi dietro alberi malati, massi e asfalto. Per metterle in sicurezza ci vorranno milioni di euro.Sembrano bastati novanta giorni per dimenticarsi la terribile lezione dell’alluvione.


Non, non abbiamo imparato nulla.

29 gennaio 2012

Io non ci sto

Il discorso del 3 novembre del 1993 dell'allora presidente Oscar Luigi Scalfaro (morto oggi a 93 anni) nei giorni in cui la politica italiana era travolta dagli scandali giudiziari di Tangentoli, scoppiavano le bombe della mafia nella loro strategia della tensione e lo stesso presidente venne tirato dentro lo scandalo dei fondi neri del Sisde, per poi venirne prosciolto (di questo episodio ne parla Torrealta ne Il quarto livello).

"A questo gioco al massacro io non ci sto!".


Non abbiamo imparato niente


Non abbiamo imparato niente dalle alluvioni, dai terremoti, dalle sciagure che ogni volta capitano, e ogni volta si ice che erano impreviste e imprevedibili. Sciagure che oltre a lutti e pianti, portano a dover affrontare situazioni di emergenza: il terremoto a l'Aquila, l'alluvione a Genova, la frana di Giampilieri, l'alluvione alle Cinque Terre.

Come racconterà Presadiretta questa sera (nellapuntata Terra violata), a l'Aquila si stà costruendo case proprio sulle faglie sismiche. In Liguria i sindaci hanno permesso la costruzione di quartieri in zone alluvionate.

In questo paese si reclama la legalità e l'ordine a targhe alterne: per i tassisti, per gli autotrasportatori (ma nessuno si preoccupa delle condizioni di lavoro in cui le aziende li costringono ), per gli studenti che protestano e per i valsusini, che si permettono di opporsi alla grande opera inutile (manco fossero i galli di Asterix), la TAV in val di Susa benedetta in modo bipartisan da contractor e partiti.
Tolleranza zera contro chi dissente, ma prescrizione facile per il colletto bianco che ruba (e questo è il diktat che il PDL ha fatto al ministro Severino: che si aumentino pure le tasse, ma niente ritocco alla prescrizione).

Eppure nessuno che chieda legalità e rispetto delle regole quando si deve costruire: lì si va sempre in deroga, sperando nel condono per gli abusi.
E pazienza se poi ci scappa il morto.
Succede in Campania (dove addirittura è argomento da campagna elettorale), ma succede un pò ovunque.
In Lombardia si costruiscono autostrade come la Brebemi (con tanto di timbri da parte della regione)  sopra una dscarica di rifiuti.
A Reggio Calabria si è costruito nel greto del fiume e in barba al rischio sismico (e sempre Presa diretta aveva fatto vedere come era facile ottenere i permessi).

Stiamo distruggendo quello che abbiamo di più prezioso – le parole di Iacona che apriranno la puntata.
E, proprio le scosse sismiche che in questi giorni stiamo avvertendo anche al nord, dovrebbero farci capire quanto sia pericoloso non rispettare l'ambiente e le norme per costruire.

Sinossi della puntata:
Il clima è impazzito? E' colpa dell’uomo e della corsa allo sviluppo? Si può ancora fare qualcosa per rimediare?

Genova, la Liguria, la Sicilia e poi più lontano le Filippine, il Brasile la Tailandia, l’Australia, gli Stati Uniti vi mostriamo le immagini sconvolgenti delle ultime catastrofi climatiche che hanno sconvolto le nostre regioni e gli angoli remoti del mondo e che hanno causato decine di migliaia di morti.. Le conseguenze dell’effetto serra e del riscaldamento del pianeta provocano disastri sempre più frequenti. Eppure a Durban nell’ultima conferenza sul clima Silvia Bencivelli ha potuto constatare che i rappresentanti di tutti gli stati hanno solo litigato senza decidere nulla di operativo.

Elena Stramentinoli è tornata in Liguria teatro delle ultime alluvioni dove si continua a costruire come se nulla fosse accaduto invece di lavorare per rimediare ai danni e mettere in sicurezza il territorio. E poi in Abruzzo si ricostruisce là dove le case erano crollate senza considerare la sismicità del territorio come se nulla si fosse imparato dal terribile terremoto del 2009.

Un racconto di Riccardo Iacona, Silvia Bencivelli e di Elena Stramentinoli

Il video dell'anteprima della puntata:

Se questo è un uomo di Primo Levi

Il 27 gennaio 1945 l'esercito russo entrava nei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz: i tedeschi avevano lasciato già il campo 10 giorni prima abbandonando i pochi detenuti ebrei al loro destino.
Tra questi, pochi e fortunati, lasciati vivi non per merito o capacità ma anche per fortuna o destino,  Primo Levi. Che era stato catturato per la delazione di un italiano e consegnato agli aguzzini nazifascisti nel dicembre 1943: passando prima per il campo di Fossoli, Levi arrivò nel lager di Auschwitz Monowitz, lager satellite del complesso di Auschwitz e sede dell'impianto Buna-Werke, nel marzo 1944, varcando in una notte gelida il cancello con la scritta “Arbeit macht frei”.

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.

Se questo è un uomo” è il racconto della sua detenzione, della sua discesa agli inferi, del suo non essere più uomo: un non-uomo in mezzo ad altri non uomini. Un Haftling senza più nome, ma un numero 174.517, da imparare in fretta per pronunciarlo di fronte alle guardie e ai kapos, pena botte e bastonate. 
Che soffre qualcosa che non può essere nemmeno definito “fame”, “freddo”, “paura”: non ci sono parole per descrivere quello che quotidianamente, per mesi e mesi, dall'inverno alla primavera all'estate fino al nuovo inverno, Primo Levi ha visto e documentato qui.

Un viaggio nell'inferno (quello Dantesco, spesso citato nel libro, come il canto di Ulisse) che la mente umana fa fatica a comprendere: un inferno in cui la differenza tra la vita e la morte la fa il caso, il capriccio di un SS che non ti seleziona per il “camino”, il destino che ti consegna ad un incarico meno gravoso (come capitato a Levi, appunto, finito nel laboratorio chimico del dottor Pannwitz col Kommando 98, perchè laureato in chimica) rispetto a quello assegnato ad un altro compagno. Spostare tubi di acciaio nel fango, sotto la neve e il vento gelido dei Carpazi.

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.
Pagina 29

Un inferno in cui ogni non essere del campo doveva imparare subito la legge del campo: non fare domande, mettersi nella posizione giusta nella fila per la zuppa, difendere con le unghie tutti i beni di cui si è in possesso, guardarsi dal vicino che alla minima disattenzione potrebbe rubarti la gamella, il cucchiaio, il pezzo di pane che ti sei tenuto nascosto.
Come tutti quelli che sono riusciti a sopravvivere, anche Levi imparò la parola “organisacja”, il traffico illegale di merce da e fuori il campo, l'unico modo che aveva una non persona di sopravvivere alla non vita del campo. Sempre che uno avesse voglia di sopravvivere: quanti ne ha visti, Levi, di non uomini che si lasciavano morire nella fatica del lavoro quotidiano.

Distruggere l'uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice.
E infine, si sa che sono qui di passaggio, e fra qualche settimana non ne rimarrà che un pugno di cenere in qualche campo non lontano, e su un registro un numero di matricola spuntato. Benché inglobati e trascinati senza requie dalla folla innumerevole dei loro consimili, essi soffrono e si trascinano in una opaca intima solitudine, e in solitudine muoiono o scompaiono, senza lasciar traccia nella memoria di nessuno.
Pag 188

Un inferno in cui, come in quello dantesco popolato da diavoli delle Malebolge, anche tra i detenuti ci sono caste, la gerarchia delle Prominenze: ci sono i detenuti per reati comuni, le stelle verdi, con incarichi di Kapo e capo baracca, i detenuti politici con la stella rossa e infine gli ebrei, con la stella gialla.
E anche tra questi ultimi, i “sommersi e i salvati”, come li chiama l'autore. I sommersi: quelli morti nel campo senza lasciar traccia (senza nessun ricordo dietro, che la memoria è bandita nel campo)

La loro vita è breve ma il loro numero sterminato; sono loro, i Musulmänner, i sommersi, il nerbo del campo; loro, la massa anonima, continuamente rinnovata e sempre identica, dei non-uomini che marciano e faticano in silenzio, spenta in loro la scintilla divina, già troppo vuoti per soffrire veramente. Si esita a chiamarli vivi: si esita a chiamar morte la loro morte, davanti a cui essi non temono perché sono troppo stanchi per comprenderla.
La persuasione che la vita ha uno scopo è radicata in ogni fibra di uomo, è una proprietà della sostanza umana.
Pag 113

E i salvati: quelli che seppero adottare diverse strategie per riuscire a sopravvivere. 
L'arte dell'ingegno e dell'astuzia, anche denunciando altri compagni pur di prenderne posto o un premio.
Curando l'aspetto in modo da essere considerati diversi e superiori dalla massa degli altri.
Tra i salvati anche quelli cui il fisico forte rendeva indistruttibili alle fatiche del lavoro e quanti sapevano usare la pietà come arma, per circuire i prigionieri di guerra inglesi (che vivevano in condizioni nettamente migliori).

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Non c'è desiderio di vendetta, nelle pagine di questo libro, dove l'aspetto più sorprendente  forse   è l'amarezza di fondo, il pessimismo del dover vivere senza poter pensare che all'oggi quotidiano, a come sopportare il freddo e il vento, a come sfuggire le fatiche (gli stratagemmi per recuperare del cibo).
La psicologia del non-uomo, abbruttito costretti a non-vivere secondo regole complesse e incomprensibili:l'assenza di pietà, se non in poche e fidate persone, la necessità di non potersi curare degli altri e per entrare nel gruppo dei privilegiati che, dentro questo inferno, riusciranno a vedere il domani.
Purtroppo, questo è stato.

Le citazioni del libro sono state prese da Wikiquote.
Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro dell'ultima edizione Einaudi.
Technorati:

27 gennaio 2012

Infangare la memoria



Se c'era modo per infangare la giornata della memoria era questo: la polemica con Der Spiegel da parte de Il giornale : "A noi Schettino a voi Aushwitz" (dopo che il settimanale tedesco aveva dedicato il numero alla tragedia dell'Isola del Giglio titolando "L'ultimo inchino".






A che pro questa polemica, pure stupida, visto che ad Auschwitz abbiamo spedito ebrei, zingari e comunisti anche noi italiani brava gente?
Cos'è: anche questa un'arma di distrazione di massa?

Se questo è un uomo

Se questo è un uomo


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi. 


(Primo Levi, nell'introduzione di Se questo è un uomo, 1947)


La crisi, lo sdoganamento da parte di certa politica dei fascismi, l'ignoranza da una parte e i razzismi mai sopiti, rendono purtroppo ancora attuale il monito di Primo Levi: non dimenticate, scolpite queste parole, e le immagini dell'Olocausto, nella memoria e nel vostro cuore!
Forse non basta una sola giornata della memoria, per ricordare.


Perchè se questo è stato






Anche questo è stato



Servizio pubblico - la rivolta dei forconi


I trasportatori e i pescatori in Sicilia. I produttori del latte in Sardegna. Ma anche i cassintegrati, i disoccupati e gli studenti.
Il movimento dei forconi non nasce ieri: è frutto di una tensione che in questi anni è andata crescendo nelle aree sottosvilupate del paese. Le regioni lasciate a se stesse: la Sardegna in cui chiudevano le aziende e dove si pagano quattro soldi per il latte di pecora.
La Sicilia degli sprechi dell'amministrazione regionale, delle clientele e della mafia. Ma anche dove gli agrocoltori non riescono più ad andare avanti: anche loro non rientrano nei costi per la produzione del grano, della frutta.
La regione del ponte sullo stretto dove però intere tratte della ferrovia sono a binario unico.
Tutto questo si sapeva da anni: dei forconi in Sardegna aveva parlato Annozero a maggio.
Dei problemi dei trasportatori ne aveva parlato sempre Annozero nella puntata del 2009 "corri, bisonte corri". La concorrenza dei camionisti dell'est, i pochi controlli, il dover lavorare troppe ore, senza riposo a sufficienza. Anche loro nella morsa tra concorrenza spietata e grande distribuzione che impone i ritmi dei carichi.

Queste proteste andavano ascoltate prima: nella copertina della puntata di Servizio pubblico Santoro ha sottolineato il fatto che chi protesta è uno che non vuole abbandonare la sua terra, che non si vuole arrendere. 

Si criticano giustamente i mezzi della protesta: ma l'illegalità già c'era, da parte di chi ha sfruttato i pastori sardi e i camionisti. E i pescatori che oggi devono lavorare secondo le norme europee in competizione con pescatori extra ue che non le rispettano.
Tutti alle prese con l'aumento dei costi, la benzina, le tasse.
E a loro, che chiedono maggior elegalità, il governo ha risposto con la stretta di Equitalia, con l'Ici, con le accise.

I leader della protesta sono impresentabili: "e quando arrivano i buoni?".

Santoro ha anche mandato in onda un'intervista alla vicepresidente del partito Die Linke tedesco: parole che oggi in Italia suonerebbero eretiche.
Nazionalizzazione delle banche, critica a questa manovra recessiva che porterà l'Italia alle stesse condizioni della Grecia. In mano alle multinazionali.

Infine due domande a Monti: le tasse introdotte serviranno veramente a sanare il debito?
Che società nascerà da questa selezione naturale? Poche imprese che avranno in mano tutti i settori e tassisti, agricoltori, allevatori, pescatori a 1000 euro (quando va bene)?

Le proteste dei forconi.
Dalla Sicilia, alla Sardegna. 
La protesta di vasti strati della popolazione e l'assenza rumorosa: dove sono finiti tutti gli eletti della Sicilia e della Sardegna? Sono rintanati nelle loro case, nelle loro auto blu?


In studio a parlare della protesta, Enrico Letta e Roberto Castelli.
Il primo che si chiedeva come mai certe proteste siano scoppiate proprio ora quando il governo ha emanato due provedimenti a favore dei trasportatori (le accise rimborsate trimestralmente e la legge sulla sicurezza). Forse che, con la fine del governo Berlusconi è scattato il tana libera tutti? D'altronde è pur vero che le associazioni di categoria dei camionisti sono vicine al PDL (Paolo Uggè, ex sottosegretario ai trasporti ed ex sindacalista).

Negli anni passati la politica non aveva dato risposta alle richieste dei camionisti, "non è giusto fare di tutta un'erba un fascio", commentava Letta.

Castelli, il povero Castelli, altro talento inespresso (come Tremonti): quello che io avevo già detto tutto, la Lega aveva già detto tutto. In Lombardia certe cose non succedono.
Ha tirato fuori i due cavalli di battaglia usati per nascondere gli otto anni di governo, anche come ministro della giustizia e vice ai trasporti.
E' tutta colpa dell'euro e della globalizzazione selvaggia, voluta da Monti e Prodi.

E a questo si può rispondere alla solita maniera: e tu cosa hai fatto? Per sanare la debolezza dell'euro, per contrastare le speculazioni, la globalizzazione, la concorrenza sleale dei cinesi (e anche degli evasori totali come nel Veneto)?

Di fronte ai due politici, si è trovato il presidente del Palermo, l'imprenditore (futuro politico) Zamparini.
Secondo cui Monti è figlio di Tremonti, Equitalia è una macchina robotica voluta dalla politica senza cuore. Cosa ha fatto la politica (la politica "insipiente") per far ripartire il paese, per proteggere il paese, per distribuire la ricchezza nel paese? "Abbiamo prodotto servizi e con questi non si produce ricchezza".

Dopo la puntata di maggio, dove Felice Floris per primo aveva parlato della crisi tra i produttori del latte, della crisi in sardegna non ne ha parlato nessuno.
E oggi Felice è accanto a Ferro e Scarlato (i forconi siciliani) a portare avanti la sua battaglia: contro Equitalia, contro le grandi aziende che pagano poco il latte ai pastori (vale meno dell'acqua). Contro la disoccupazione contro l'assenza di una speranza di una prospettiva.

In studio, dopo i due politici, Santoro ha dato spazio al leader dell'associazione dei camionisti Aias Giuseppe Richichi e a un pescatore che ha spiegato al pubblico delle difficoltà di andare avanti con la pesca, schiacciati dalle leggi introdotte dall'europa,  dai costi del gasolio e della concorrenza dei pescatori extra ue.


Ma questa protesta cosa ha portato, come beneficio, a trasportatori e agricoltori?
Era proprio necessario bloccare l'isola e mettere in difficiltà i produttori di frutta e verdure costretti ora a buttar via tutto?
Il presidente Ivan Lo Bello: "Non mi convince tutto il silenzio sulle infiltrazioni mafiose" (di cui oggi si occupa anche ReportTime sul corriere). Oggi i veri perdenti rischiano di essere gli stessi manifestanti, che sono stati invitati ad andare a protestare sotto i palazzi della regione, senza bloccare le strade.

Ma il clou della serata è stato lo scontro tra l'ex ministro Castelli e l'ex lavoratore di Euroallumina: che ad un certo punto non ha resistito ed è sbottato «Castelli tu a me non mi devi rompere i c...i».


Non se ne può più di questi politici che scendono dalla luna, che criticano il sud sprecone, che si dicono stufi di pagare per il sud.
Dove era Castelli quando il suo governo sanava i debiti del comune di Roma e di Catania?
Dove era Castelli (e tutti gli altri) quando si dovevano affrontare le vertenze su Alcoa, Euroallumina e Vinyls?

E Castelli si è tolto dai c... Abbiamo trovato il modo per cambiare classe politica e farla schiodare dalle loro poltrone, il commento di Santoro.

L'intervento di Marco Travaglio sulle liberalizzazioni.