Lasciate perdere le dichiarazioni al solito trionfali di ABC: il primo ad averci guadagnato veramente dal risultato di queste amministrative è stato Monti. I partiti della sua coalizione ora avranno meno voglia di staccare la spina.
Il PDL scompare, e ad Alfano tocca pure metterci la faccia. Come si vede, il bunga bunga interessa agli italiani, quando devono votare.
La Lega vince solo a Verona, delle grosse città del nord.
Casini, chi era costui?
Bersani può giovarsi solo delle vittorie altrui (come a Genova), ma anche no: dall'altra parte, il PDL era diviso dalla Lega e pure al suo interno.
Il voto dato al M5S ci dice una cosa: quando agli elettori viene dato un candidato nuovo, estraneo ai partiti, lo votano anche se giovane e inesperto. Altro che antipolitica.
Se questo è il trend, ora possiamo guardare fiduciosi le prossime elezioni politiche: i grossi partiti potranno solo accucciarsi attorno a Monti.
Perchè Grillo ha in mente il Parlamento, ora: come recitava lo slogan del maggio francese “Ce n'est qu'un debut, continuons le combat” (”È solo l'inizio, continuiamo la lotta”).
PS: come ha scritto oggi Gilioli, si è allargata ancora la distanza tra Parlamento e paese
Per chi se lo fosse scordato, il Parlamento in carica è ancora figlio di quella vittoria di Berlusconi, Bossi e Fini. Pura archeologia, insomma: e sembra incredibile che nessuno sollevi la questione della legittimità politica di questo Parlamento – e quindi del governo che esprime – aldilà della sua ovvia legittimità costituzionale.
Con la storia che c’è lo spread – e il Fmi, e la Merkel, e il rischio default – si procrastina di un altro anno un Palazzo che non c’entra più niente con la realtà: senza nemmeno rendersi conto che quanto maggiore è lo scollamento tra rappresentati e rappresentanti, quanto più la pentola a pressione rischia di scoppiare, e ringraziamo la buona indole degli italiani se qui, al posto dei nerboruti nazisti greci, la protesta premia simpatici coltivatori sinergici ed esponenti del movimento No Gronda.
Basterebbe poco, a uscire dal caos: l’approvazione lampo di una legge elettorale alla francese – due turni e via – che garantisce il massimo della democrazia con il minimo dell’instabilità; poi via al voto, a ottobre, e chi vince vince, meglio se dopo democratiche primarie.
Invece ci aspetta un altro anno di interviste a D’Alema, risposte di Veltroni, distinguo di Fioroni, tweet di Casini, strategie di Pisanu, rutti di Bossi e urla di Grillo.
Con il Parlamento in carica fermo a un’era geologica fa – e la democrazia in vacanza.
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