Saranno giovani, ma si sono dimostrati
estremamente determinati i video giornalisti di “Off thereport” (qui il video integrale) Claudia Di Pasquale con l'inchiesta sulla salute della
Laguna di Venezia e sui controlli sui lavori del Mose, la grande
opera in difesa della città dei Dogi, opera finanziata con svariati
miliardi di euro da tutti i governo, forse non tutti spesi nel modo
migliore (e poi si dice che con la cultura non si mangia) .
Antonino
Monteleone con il porto di Imperia, a Scajoland: un'opera rimasta
congelata dopo l'intervento della magistratura e l'arresto del
costruttore Caltagirone.
Giuseppe Laganà e le onde di
Radio Vaticana: onde sacre evidentemente, visto che nonostante le
segnalazioni dei cittadini, qualche perizia allarmante sugli effetti
nocivi sulle persone, le antenne continuano a trasmettere.
Piero Riccardi si è infine occupato dello smaltimento di Eternit.
Piero Riccardi si è infine occupato dello smaltimento di Eternit.
Mercanti
di Venezia (video): è proprio necessario l'inchino a San Marco, da parte
delle grandi navi di crociera cui viene permesso di entrare in laguna
(dal 1997 il traffico in Laguna è aumentato del 500%)? Per il
momento le proteste dei cittadini sono servite a poco: solo il
naufragio della Costa Concordia all'isola del Giglio ha portato
qualche reazione. Il decreto Passera Clini che impedisce alle “grandi
navi” l'ingresso nei porti, ma non vale guarda caso per Venezia e
in ogni caso se non esistono alternative all'attracco in
Giudecca.
Dunque pare che gli interessi delle società di crociera
prevalgano sulla conservazione dell'ecosistema (patrimonio
dell'umanità) e dei canali e dei palazzi di Venezia (il moto ondoso
li rovina).
Il ministro Clini non ha sicurezze e parla della
costruzione di un altro canale per l'attracco delle navi: ma è un
rimedio peggiore del male, visto che potrebbe succedere quanto già
visto per il “canale petroli”, scavato nei '60 e che ha provocato
molti disastri all'ambiente.
La verità è che a Venezia si
dovrebbe entrare solo con la barchetta e basta.
Anche perché,
mentre i soldi per il Mose arrivano puntuali dal Cipe (fino ad oggi
11 miliardi), i soldi per la manutenzione dei canali non ci sono. Il
comune non ha ricevuto nulla nel 2011 per sistemare le fogne.
In fondo noi siamo il paese che con la cultura non ci mangia (ma con i soldi
della cultura sì): quelli dei commissari a Pompei e dei crolli,
della discarica vicino Villa Adriana, dei ministeri al nord a Villa
Reale , abbandonata per il resto ….
A Venezia si spenderanno
300000 euro per la manutenzione del ponte di Calatrava (complimenti
al progettista e al comune), ha un debito di 400 mila euro e con le
partecipate il debito è di 1 miliardo e passa.
E per fare cassa
deve vendere i suoi gioielli (sempre per la serie che con la cultura
…): il Fondaco dei Tedeschi ai Benetton, che in deroga ci
costruiranno un bel centro commerciale (ma “è interesse pubblico”
assicura il sindaco di centrosinistra Orsoni).
Il Casinò finirà
in mano straniere.
Palazzo Pilsen è stavo venduto a 26 ml di euro
ad una società del gruppo Coin (quando in passato lo stesso comune
ha rifiutato la vendita per 35 ml ad una società immobiliare).
La
giornalista chiedeva al sindaco se questo avesse a che fare con la
sua passata esperienza lavorativa, come presidente della finanziaria
del gruppo Coin. Ma figurati se c'è qualche legame … siamo in
Italia .
Il lido di
Venezia e l'ex ospedale del mare: al posto di un ospedale una bella
speculazione per costruire strutture residenziali di lusso. Al posto
del nuovo palazzo del cinema, un bel buco pieno di amianto, che
costerà al comune (cioè al pubblico) almeno 38 milioni di euro per
la bonifica.
Il privato si chiama Ex Capital e ha acquistato dal
pubblico quei terreni, ottiene una concessione in esclusiva per parte
della spiaggia del lido. A capo di questa società un ex assessore
del comune, Mossetto (“sono cose che possono far
sorridere”, sempre il
sindaco).
Ma chi difende gli interessi del pubblico? È lecito
chiedersi se la gestione del patrimonio di Venezia sia in buone
mani?
Il Mose (Report ne aveva già parlato in "Lavori sfiniti"): costruito dal consorzio Venezia Nuova, dovrà
completare (quando?) un'opera che costerà al pubblico 5,7 miliardi
(su una stima iniziale poco superiore al miliardo).
Dentro questo
consorzio diverse società, tra cui la Mantovani.
La giornalista
ha chiesto conto al ministro Passera di come sono spesi i soldi per
il Mose: speriamo almeno che si sia registrato la puntata.
A
controllare i lavori c'è il magistrato delle acque: fino al 2008
presidente di questo ente era Maria Piva, che sostiene di aver perso
il suo lavoro proprio per il Mose e per le “cerniere”
dell'opera.
Cerniere che l'azienda costruttrice ha modificato,
passando dal sistema per fusione, a quello delle lamiere saldate.
C'è
qualcuno, dentro il comitato dell'opera, che sostiene che così si
rischia il “grippaggio”
del dado (e altre criticità), insomma il Mose così non sarebbe sicuro.
Di diverso
avviso sia il Consorzio che il magistrato che ha sostituito la Piva,
Cuccioletta: “le prove sono state perfette”.
Forse
non è un caso che la FIP, società del gruppo Mantovani è
specializzata in saldarture: saldature che, rispetto al progetto
originale, costeranno un 38% in più.
C'è anche in questo
caso una situazione da conflitto di interessi? Dove controllato e
controllore coincidono?
Secondo alcune voci, riportate dalla
giornalista, sembrerebbe di si: Thetis, che lavora per il Consorzio Venezia Nuova è
amministrata dalla signora Brotto (oltre a essere vicedirettore del Consorzio e amministratore di Thetis è anche il direttore dei lavori del Mose), il marito fa lavori di consulenza
per il consorzio stesso, per Thetis lavorano la figlia di
Cuccioletta. Ma è tutto normale, assicurano da Venezia.
E intanto
i soldi continuano ad arrivare per questa grande opera, ma non per
Venezia.
Porto Imperia:
il “porto franco” (video).
Dopol'arresto del costruttore Caltagirone a marzo, i lavori per il nuovo
porto di Imperia si sono fermati: gli uffici di Acqua Marcia sono ora
abbandonati, come i cantieri. Chi ha investito i soldi per un posto
per la sua barchetta, rischia ora di perderli.
Si parla di una
truffa ai danni del comune, di costi gonfiati da Caltagirone: la
stima iniziale dei lavori era di 114 milioni ed è arrivata a 148
ml.
Roberto Boni, della commissione di Vigilanza, ha segnalato
queste anomalie sia alla regione che alla procura, che ha aperto una
sua indagine su come è stata commissionato l'appalto alla società
di Caltagirone.
Che, avrebbe potuto sfruttare il 70% delle opere
realizzate, col meccanismo della permuta in cambio dei costi di
costruzione.
Antonino Monteleone ha sentito l'x d.g. di Porto
Imperia Spa (la società al 30% pubblica che avrebbe dovuto costruire
il porto) : uomo di Scajola (ma non gli piace sentirselo dire)
avrebbe consegnato alla commissione della documentazione finanziaria
non affidabile (ma tanto pensava fosse una società non pubblica,
come se cambiasse qualcosa ..).
Gonfiando i costi, Acqua marcia
avrebbe potuto prendersi una fetta maggiore delle opere, almeno
questo è quello che ho capito.
Chi ha portato Caltagirone a
Imperia?: Scajola ha negato, di fronte al giornalista, di averlo
portato lui. Caltagirone si sarebbe interessato a questo porto per
motivi sentimentali (ovvero per interesse di sua moglie). Ma è
indiscutibile che il porto della sua cittàè sempre stato un sogno
dell'ex ministro che ra si dice “triste
e dispiaciuto per quello che è successo”.
Forse
era sbagliato voler fare il porto a qualunque costo e senza fare una
gara d'appalto (cosa che nel pubblico dovrebbe essere vietata e
basta).
Monteleone ha poi sentito gli altri uomini di Scajola
(sempre a sentire le voci): l'ex sindaco Nappa oggi a capo della
provincia nonché consigliere dell'ente Isvap. Carlo Conti di Porto
Imperia spa, Rodolfo Leone di Invitalia.
Ma c'è qualcuno che
si è opposto a quest'opera e ci ha pure rimesso il posto (oggi il comune è commissariato dal prefetto Marchione): è il caso
dell'ex sindaco PDL Strascino, che per questa sua scelta ha raccolto
anche i plausi di elettori del centrosinistra.
Caso analogo a
quello di Imperia è quello del porto di Fiumicino, il porto di
Roma.
L'azienda che costruisce è Italia navigando, costruisce
Caltagirone (senza gara) secondo lo schema dell'affare in
permuta.
Anche qui i lavori sono fermi perchè non sono stati
pagati i subappaltatori (una best practice, quella di ricorrere a
tanti livelli di appaltatori e subappaltatori ..).
Il 30 maggio
inizierà il processo ad Imperia e vedremo poi come andrà a
finire.
Le “onde sacre”
di radio vaticana (video).
Ci sono persone che non riuscivano a sentire
nulla, nonostante le protesi alle orecchie. Ci sono macchine, con le
centraline vecchie, che si bloccano per strada. Ci sono persone che
sentono i rumori e le voci dai citofoni e dagli oggetti.
E poi si
sono i tanti casi di leucemia.
Che tutto questo sia collegato
alle 33 antenne di radio vaticana non è certo: ma di fronte alle
malattie e ai bambini morti, è obbligo per il pubblico mettere un
punto fisso a questa storia delle onde della radio.
L'ex ministro
Bordon ci aveva provato, a farle smettere, ma si è trovato solo.
Non
solo, dopo quanto stabilito dalla Commissione bilaterale col
Vaticano, l'Italia ha speso 3,6 milioni come contributi per ridurre
queste emissioni.
La Cassazione ha riconosciuto che i disturbi e
le molestie sono stati perpetrati fino al 2000. Il reato però è
prescritto, ma nel 2003 la Procura ha riaperto il caso, per il reato
di omicidio colposo; esiste una relazione (relazione Micheli) che
parla di rischio morte 6 volte superiore a chi è esposto.
Esiste
uno studio (del dottor Michelozzi) che si è occupato delle leucemie
nell'aria vicino alla stazione: ma a questo si è opposto uno studio
del dottor Veronesi, quello che oggi studia il cancro.
Ma forse,
sarebbe meglio prevernirlo, o sbaglio?
Da che parte sta lo Stato:
da quella dei cittadini del XX municipio (che continuano a portare le
cartelle cliniche in Procura) o da quelle di R.V.?
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