11 gennaio 2015

Parco delle culture – presentazione di Un inverno color noir

Presso villa Tittoni a Desio, la cooperativa Stripes ha organizzato la presentazione della raccolta noir “Un inverno color noir” (Guanda). L'evento è una delle iniziative letterarie nella cornice del Parco delle culture: ieri, assieme a Alessandra Casella, si è parlato di letteratura noir, del duro mestiere dello scrittore, del vizio di etichettare il genere.
Ospiti tre degli autori della raccolta, curata da Marco Vichi: Bruno Arpaia, Elisabetta Bucciarelli e Gianni Biondillo.

La prima domanda ai tre autori è stata sul come è avvenuto l'invito per la raccolta. Diversamente da quanti si pensi, scrivere un racconto è molto più difficile che non un romanzo. Ancora più difficile scrivere un racconto su chiamata, visto che un autore vero non è una macchina a gettone (la battuta è della Casella).
Bruno Arpaia, che non si definisce autore noir, ha accettato la proposta perché gli serviva (il racconto) per mettere in luce alcuni lati del suo personaggio, il commissario Alberto Malinconico.
L'ex militante della sinistra extraparlamentare che, per trovare un lavoro, ha fatto il concorso da commissario di polizia. Per vincerlo.
È il protagonista del bellissimo romanzo Il passato davanti a noi che poi abbiamo ritrovato in “Prima della battaglia”. Preludio di un cambiamento nella vita di Malinconico.
In questo racconto ritroviamo il protagonista reduce dalle festività natalizie che detesta con tutto il cuore.

Biondillo ha risposto a Vichi così “non lo voglio fare”. Ha cercato in tutte le maniere di non farlo questo racconto, rimandando la firma del contratto.
Gianni è uno scrittore che contesta tutti i cliché sulla scrittura: non esistono più scrittori che si alzano alla mattina per vedere il tramonto, e avere così una ispirazione.
Scrivere un racconto è più complicato che non scrivere un romanzo: a questo aggiungiamo la cortese antipatia Biondillo Vichi. Quest'ultimo ha aspettato 12 anni per essere pubblicato e per ripicca aspetterà 12 anni prima di leggere un romanzo di Biondillo.
Non mi sembrava un'idea originale quella del racconto – ha spiegato Biondillo. Che alla fine ha visto la luce.

Bucciarelli:
Buccia, mi scrivi un romanzo?”
“Perché, vuoi una quota rosa nella tua raccolta?”
“No, tu arrivi seconda ai premi mentre io sono primo, e così mi stai simpatica ...
“Mi fai un'indagine con la Vergani?”

Questo è stato più o meno il dialogo tra Vichi e la scrittrice milanese.
Diversamente da quanto pensa Biondillo, per Elisabetta l'idea di confrontarsi con un racconto, col tuo personaggio dentro, è una sfida, e questo è qualcosa di originale.

La semplicità nella scrittura dei tre ospiti.
Arpaia: Alberto Malinconico è uno dei reduci degli anni '70 che poi hanno vissuto gli anni 80 come quei personaggi dei cartoni che respirano sott'acqua grazie all'aiuto di una canna.
Reduci non sconfitti: il libro “Il passato davanti a noi” è il racconto di questa generazione e i successivi sono una prosecuzione della sua storia “con altri mezzi”.

Biondillo su Michele Ferraro, ispettore: Ferraro è uno che non vorrebbe fare niente, passare le giornate in poltrona a vedere la TV. È uno che si tratta male e che si vuole male: è uno che, come gli ha rinfacciato il suo capo al commissariato, ha sempre la valigia in mano, come se dovesse andar via.
Peccato che non ha progetti per la sua vita.
Perché si raccontano certe storie? “c'è sempre qualcuno che racconta chi arriva primo, a me interessano le storie di chi arriva ultimo”.
La letteratura sta ai margini della società, non è più al centro dell'attenzione: questa scrittura, delle periferie, degli ultimi, permette di conoscere le storie di questi ultimi.
In questo modo si riesce a dare eternità a storie che sarebbero perdute.

Bucciarelli: la Vergani è una che si arrabbia, per le cose che non funzionano e per cui non si riesce a dare giustizia. Come i delitti contro le donne, di cui lei prima di altri ha parlato nei suoi romanzi.
Ora il suo occhio inizia a guardare la sua vita: è tempo di bilanci e deve capire la può aiutare.
Per questo la scelta della natura, del trasferirsi da Milano verso la Val D'Aosta, raccontata in “Dritto al cuore”. La montagna, il passo verticale. E anche la magia, il “noirismo magico” per usare la formula inventata da Alessandra Casella.
Generalmente Elisabetta non chiude i romanzi, li lascia aperti: il racconto che troviamo nella raccolta di Guanda è la continuazione di “Dritto al cuore” con un finale ben chiaro.

Tutti e tre gli autori hanno scritto romanzi gialli (Arpaia - Malinconico, Bucciarelli – Vergani e Biondillo – Ferraro): ma hanno anche scritto altro. Romanzi sull'Africa, sulla scrittura, su una generazione.

Biondillo: “tutti mi chiedono ma quando torna l'ispettore Ferraro?”.
Anche Marco (Vichi) mi ha chiesto un racconto con dentro la vita privata di Ferraro e, per ripicca, ho messo come protagonista la ex moglie di Michele, Francesca.
È un racconto che va avanti e indietro nel tempo: nel tempo presente c'è Francesca alle prese col primo concerto cui vuole assistere la figlia. La paura, in questo racconto, è quella della vita quotidiana.
Scrivere di Ferraro mi è complicato perché so che dietro ci sono tanti argomenti che bussano: le periferie, gli integralismi (come ne Nelle mani di Dio).
Anche il prossimo romanzo, che ha in mente da cinque anni, avrà come protagonista Ferraro: non gli mancano le idee, quello che ancora manca è la voce, la scrittura. Una cosa da non farlo dormire la notte.
Perché Biondillo, come Arpaia, come Bucciarelli (e altri scrittori) non è uno che scrive in modo seriale, propinando al lettore la stessa minestra con gli stessi ingredienti.


Bianco come la neve, nero come il delitto: è l’inverno in cui s’inoltrano dieci fra i migliori autori noir italiani (Arpaia, Varesi, Biondillo, Cocco, Bucciarelli, Gori, Fois, Gardella, Fazioli, Vichi) mettendo in campo i loro personaggi più amati, dall’ispettore Ferraro al commissario Bordelli, dal commissario Soneri all’ispettrice Vergani. Tra fitte nebbie e pianure brulle sembra quasi inevitabile inciampare sulla scena di un crimine: nel freddo di una stazione ferroviaria, nella piazza deserta di un paese o nelle vicinanze di un campo da calcio. C’è chi deve affrontare la scomparsa di una figlia in una concitata notte di neve e chi «semplicemente» un incontro con il padre per la visita al cimitero del due novembre. Per tutti è difficile godersi le feste: una passeggiata al santuario per l’Immacolata si trasforma in un caso poliziesco; il giorno di Natale ti può toccare di far da guardia del corpo a un banchiere che causa una rissa all’ospizio; per non dire della notte di Capodanno, in cui un vecchio nemico può ricomparire dopo tanti anni solo per rovinarti la serata...Perché la stagione del freddo è anche quella dei ricordi, il tempo che ci costringe a fare i conti con i misteri grandi di quando si era bambini, con quelli pericolosi che hanno rischiato di costarci l’anima da adulti. È il tempo giusto per raccontarsi storie, mentre le notti si allungano e il buio s’infittisce, appena prima dell’alba. 





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