Presso villa Tittoni a Desio, la
cooperativa Stripes ha organizzato la presentazione della
raccolta noir “Un
inverno color noir” (Guanda). L'evento è una delle iniziative
letterarie nella cornice del Parco delle culture: ieri, assieme a
Alessandra Casella, si è parlato di letteratura noir, del duro
mestiere dello scrittore, del vizio di etichettare il genere.
Ospiti tre degli autori della raccolta,
curata da Marco Vichi: Bruno Arpaia, Elisabetta Bucciarelli e Gianni
Biondillo.
La prima domanda ai tre autori è stata
sul come è avvenuto l'invito per la raccolta. Diversamente da quanti
si pensi, scrivere un racconto è molto più difficile che non un
romanzo. Ancora più difficile scrivere un racconto su chiamata,
visto che un autore vero non è una macchina a gettone (la battuta è
della Casella).
Bruno Arpaia, che non si definisce autore noir, ha accettato la proposta perché gli serviva (il racconto) per mettere in luce alcuni lati del suo personaggio, il commissario Alberto Malinconico.
Bruno Arpaia, che non si definisce autore noir, ha accettato la proposta perché gli serviva (il racconto) per mettere in luce alcuni lati del suo personaggio, il commissario Alberto Malinconico.
L'ex militante della sinistra
extraparlamentare che, per trovare un lavoro, ha fatto il concorso da
commissario di polizia. Per vincerlo.
È il protagonista del bellissimo
romanzo “Il
passato davanti a noi” che poi abbiamo ritrovato in “Prima
della battaglia”. Preludio di un cambiamento nella vita di
Malinconico.
In questo racconto ritroviamo il protagonista reduce dalle festività natalizie che detesta con tutto il cuore.
In questo racconto ritroviamo il protagonista reduce dalle festività natalizie che detesta con tutto il cuore.
Biondillo ha risposto a Vichi
così “non lo voglio fare”. Ha cercato in tutte le maniere
di non farlo questo racconto, rimandando la firma del contratto.
Gianni è uno scrittore che contesta
tutti i cliché sulla scrittura: non esistono più scrittori che si
alzano alla mattina per vedere il tramonto, e avere così una
ispirazione.
Scrivere un racconto è più complicato
che non scrivere un romanzo: a questo aggiungiamo la cortese
antipatia Biondillo Vichi. Quest'ultimo ha aspettato 12 anni per
essere pubblicato e per ripicca aspetterà 12 anni prima di leggere
un romanzo di Biondillo.
Non mi sembrava un'idea originale quella del racconto – ha spiegato Biondillo. Che alla fine ha visto la luce.
Non mi sembrava un'idea originale quella del racconto – ha spiegato Biondillo. Che alla fine ha visto la luce.
Bucciarelli:
“Buccia, mi scrivi un
romanzo?”
“Perché, vuoi una quota rosa nella tua raccolta?”
“No, tu arrivi seconda ai premi mentre io sono primo, e così mi stai simpatica ...
“Mi fai un'indagine con la Vergani?”
Questo è stato più o meno il dialogo tra Vichi e la scrittrice milanese.
Diversamente da quanto pensa Biondillo, per Elisabetta l'idea di confrontarsi con un racconto, col tuo personaggio dentro, è una sfida, e questo è qualcosa di originale.
La semplicità nella scrittura dei tre ospiti.
Arpaia: Alberto Malinconico è uno dei reduci degli anni '70 che poi hanno vissuto gli anni 80 come quei personaggi dei cartoni che respirano sott'acqua grazie all'aiuto di una canna.
“Perché, vuoi una quota rosa nella tua raccolta?”
“No, tu arrivi seconda ai premi mentre io sono primo, e così mi stai simpatica ...
“Mi fai un'indagine con la Vergani?”
Questo è stato più o meno il dialogo tra Vichi e la scrittrice milanese.
Diversamente da quanto pensa Biondillo, per Elisabetta l'idea di confrontarsi con un racconto, col tuo personaggio dentro, è una sfida, e questo è qualcosa di originale.
La semplicità nella scrittura dei tre ospiti.
Arpaia: Alberto Malinconico è uno dei reduci degli anni '70 che poi hanno vissuto gli anni 80 come quei personaggi dei cartoni che respirano sott'acqua grazie all'aiuto di una canna.
Reduci non sconfitti: il libro “Il
passato davanti a noi” è il racconto di questa generazione e i
successivi sono una prosecuzione della sua storia “con altri
mezzi”.
Biondillo su Michele Ferraro, ispettore: Ferraro è uno che non vorrebbe fare niente, passare le giornate in poltrona a vedere la TV. È uno che si tratta male e che si vuole male: è uno che, come gli ha rinfacciato il suo capo al commissariato, ha sempre la valigia in mano, come se dovesse andar via.
Peccato che non ha progetti per la sua
vita.
Perché si raccontano certe storie?
“c'è sempre qualcuno che racconta chi arriva primo, a me
interessano le storie di chi arriva ultimo”.
La
letteratura sta ai margini della società, non è più al centro
dell'attenzione: questa scrittura, delle periferie, degli ultimi,
permette di conoscere le storie di questi ultimi.
In questo modo si riesce a dare eternità a storie che sarebbero perdute.
In questo modo si riesce a dare eternità a storie che sarebbero perdute.
Bucciarelli:
la Vergani è una che si arrabbia, per le cose che non funzionano e
per cui non si riesce a dare giustizia. Come i delitti contro le
donne, di cui lei prima di altri ha parlato nei suoi romanzi.
Ora il
suo occhio inizia a guardare la sua vita: è tempo di bilanci e deve
capire la può aiutare.
Per
questo la scelta della natura, del trasferirsi da Milano verso la Val
D'Aosta, raccontata in
“Dritto al cuore”. La
montagna, il passo verticale. E anche la magia, il “noirismo
magico” per usare la formula inventata da Alessandra Casella.
Generalmente
Elisabetta non chiude i romanzi, li lascia aperti: il racconto che
troviamo nella raccolta di Guanda è la continuazione di “Dritto
al cuore” con un finale
ben chiaro.
Tutti
e tre gli autori hanno scritto romanzi gialli (Arpaia - Malinconico,
Bucciarelli – Vergani e Biondillo – Ferraro): ma hanno anche
scritto altro. Romanzi sull'Africa, sulla scrittura, su una
generazione.
Biondillo: “tutti mi chiedono ma quando torna l'ispettore Ferraro?”.
Anche Marco (Vichi) mi ha chiesto un racconto con dentro la vita privata di Ferraro e, per ripicca, ho messo come protagonista la ex moglie di Michele, Francesca.
Biondillo: “tutti mi chiedono ma quando torna l'ispettore Ferraro?”.
Anche Marco (Vichi) mi ha chiesto un racconto con dentro la vita privata di Ferraro e, per ripicca, ho messo come protagonista la ex moglie di Michele, Francesca.
È un
racconto che va avanti e indietro nel tempo: nel tempo presente c'è
Francesca alle prese col primo concerto cui vuole assistere la
figlia. La paura, in questo racconto, è quella della vita
quotidiana.
Scrivere
di Ferraro mi è complicato perché so che dietro ci sono tanti
argomenti che bussano: le periferie, gli integralismi (come ne “Nelle
mani di Dio”).
Anche
il prossimo romanzo, che ha in mente da cinque anni, avrà come
protagonista Ferraro: non gli mancano le idee, quello che ancora
manca è la voce, la scrittura. Una cosa da non farlo dormire la
notte.
Perché
Biondillo, come Arpaia, come Bucciarelli (e altri scrittori) non è
uno che scrive in modo seriale, propinando al lettore la stessa
minestra con gli stessi ingredienti.
Bianco come la neve, nero come il delitto: è l’inverno in cui s’inoltrano dieci fra i migliori autori noir italiani (Arpaia, Varesi, Biondillo, Cocco, Bucciarelli, Gori, Fois, Gardella, Fazioli, Vichi) mettendo in campo i loro personaggi più amati, dall’ispettore Ferraro al commissario Bordelli, dal commissario Soneri all’ispettrice Vergani. Tra fitte nebbie e pianure brulle sembra quasi inevitabile inciampare sulla scena di un crimine: nel freddo di una stazione ferroviaria, nella piazza deserta di un paese o nelle vicinanze di un campo da calcio. C’è chi deve affrontare la scomparsa di una figlia in una concitata notte di neve e chi «semplicemente» un incontro con il padre per la visita al cimitero del due novembre. Per tutti è difficile godersi le feste: una passeggiata al santuario per l’Immacolata si trasforma in un caso poliziesco; il giorno di Natale ti può toccare di far da guardia del corpo a un banchiere che causa una rissa all’ospizio; per non dire della notte di Capodanno, in cui un vecchio nemico può ricomparire dopo tanti anni solo per rovinarti la serata...Perché la stagione del freddo è anche quella dei ricordi, il tempo che ci costringe a fare i conti con i misteri grandi di quando si era bambini, con quelli pericolosi che hanno rischiato di costarci l’anima da adulti. È il tempo giusto per raccontarsi storie, mentre le notti si allungano e il buio s’infittisce, appena prima dell’alba.
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