Allons enfants de la patrie …
non potevano che essere queste parole ad aprire la copertina
della prima puntata di Servizio pubblico del 2015, dove ci si è
occupati del fondamentalismo islamico a partire dalla strage di
Parigi..
Sulla morte dei giornalisti del
giornale satirito, Santoro è stato chiaro: “una vignetta è un
racconto .. il vignettista è un lavoro difficile e pericoloso,
perché con una sola immagine deve fare un racconto, che deve essere
violento e feroce”.
Deve essere chiaro che nessun racconto
deve avere la forza di offendere Dio, nessun Dio. Ad essere feriti
dalle vignette sono i nostri giudizi e pregiudizi: parliamo delle
offese ai nostri pregiudizi su Dio.
Ora la Le Pen chiede per i due
terroristi la pena di morte, e poi vuole difendere la cristianità.
Ma che parliamo a fare ..
Ma che parliamo a fare ..
Cosa farebbe la Le Pen con la
moltitudine multirazziale di Parigi? Faremmo un nuovo apartheid?
Santoro ha ricordato un viaggio in metrò in cui si è trovato in
carrozza assieme a gente di razze diverse. Gente che aveva negli
occhi la speranza di un mondo con libertè egalitè e fratenitè.
Schiantiamo i terroristi, dicono ora i
politici: ma ci stiamo misurando con un nemico che è figlio della
nostra stessa società.
Voi che urlate “sono Charlie”,
ricordatevi che sono morti perché hanno rifiutato la scelta
militare.
La puntata è cominciata con le
immagini di Parigi, della la folla scesa in piazza a difesa della
libertà, dell'egalità, della fratertnità: la miglior risposta al
terrorismo.
“Mi piace il pensiero di vivere in
un paese senza paura, dove si vive senza paura”.
La giornalista di Servizio pubblico è andata nel quartiere S. Denise, una banlieu fuori il centro di Parigi.
La giornalista di Servizio pubblico è andata nel quartiere S. Denise, una banlieu fuori il centro di Parigi.
Secondo voi sono terroristi – la
domanda ai ragazzi? Non lo so - rispondono. Sono ragazzi arabi,
giovani, che non amano che si scherzi sul profeta e non sugli ebrei.
Per prendere voti si generalizza, la
politica generalizza, dice un ragazzo di colore.
La polizia arriva subito: qualcuno che non ha gradito la domande sull'islam ha chiamato le forze dell'ordine. Non è un bel segnale.
La polizia arriva subito: qualcuno che non ha gradito la domande sull'islam ha chiamato le forze dell'ordine. Non è un bel segnale.
La parola alla satira.
“Vauro fai vedere che hai le
palle, fai una vignetta su Maometto”
Noi, più che le palle preferiamo far vedere il culo e la lingua dello sberleffo, ha risposto Vauro alla provocazione.
I morti di Charlie Hebdo non lavoravano per far vedere le palle: la satira è quello che maggiormente è antieroico. Oggi ci chiedono di schierarci.
Noi, più che le palle preferiamo far vedere il culo e la lingua dello sberleffo, ha risposto Vauro alla provocazione.
I morti di Charlie Hebdo non lavoravano per far vedere le palle: la satira è quello che maggiormente è antieroico. Oggi ci chiedono di schierarci.
Ma chi sono, noi e voi?
La satira è un gioco, nella creatività
c'è un gioco: la fantasia di immaginare.
Mio figlio mi ha detto: “babbo sta finendo l'empatia dell'umanità”. L'uomo non riconosce più l'altro uomo come se stesso.
Mio figlio mi ha detto: “babbo sta finendo l'empatia dell'umanità”. L'uomo non riconosce più l'altro uomo come se stesso.
Dicono che devo disegnare Maometto, è
un obbligo. Vauro ha ricordato quando, a Kabul coi talebani, ha
pitturato le pareti dell'ospedale con le immagini dei bambini.
Vincino: “mostro il petto”,
la sua vignetta. Ma state attenti che ho gli Stent, non li sprecate.
La satira è un treno che va a
scontrarsi coi dogmi, con le religioni, è una messa in discussione
totale.
Se ti poni dei limiti, non puoi fare
satira.
Ruotolo: da Parigi il
giornalista ha sottolineato come gli apparati di intelligence si
siano dimostrati impreparati.
Nel 2012 c'era stata la strage a
Tolosa: si doveva riorganizzare i servizi dissero i socialisti. E lo
stesso dovranno fare ora: uno degli attentatori era già stato
arrestato e condannato. Erano persone ben conosciute, ma
l'intelligence era preoccupata di quelli che andavano in Siria,
piuttosto che del nemico interno. Una sottovalutazione del pericolo.
Andrea Casadio ha
mostrato un servizio sulla fuga degli attentatori.
A Reims, nel quartiere di Chérif ci
sono quelli che condannano il gesto ma anche quelli che parlano di
complotto e dicono che è una montatura. Che Charlie Hebdo era
un giornale fascista.
La prima domanda che Santoro ha rivolto
al ministro Gentiloni è stata “Ci sono dei pericoli che
corriamo in questo momento, in Europa e in Italia”?
Gentiloni:
il fenomeno di cui parliamo è quello di persone che sono andate
combattere nel califfato e poi sono tornati nel loro paese. Un
problema che riguarda in particolare Francia e Inghilterra.
In Italia parliamo di 50-60 persone, ma
sono sufficienti per creare una minaccia.
Nella propaganda dello stato islamico,
si parla di issare la bandiera nera su Roma.
Siamo in un crinale – ha detto il
ministro: i ragazzi delle periferie hanno opinioni oscillanti. C'è
un'organizzazione che controlla un territorio vasto, che ha fatto
pulizia etnica sterminando migliaia di persone, hanno violentato
donne Yazide. Hanno soldi, fanno
contrabbando di petrolio, sono un attrattore per individui, che vive
in condizioni disperate, gente che sceglie di andare a combattere.
È un rischio enorme: ma non si deve
confondere questo rischio con l'islam.
Sulle responsabilità occidentali: c'è
una incertezza dell'Europa su quello che si deve fare in Siria.
Si deve aiutare chi combatte il
califfato e il regime, o si deve continuare a bombardare.
L'incertezza da fastidio agli arabi,
che vedono solo le bombe.
Gentiloni
non sposa la scelta della guerra di terra. Alcuni interventi militari
sono stati un errore: per combattere lo stato terrorista si fanno
bombardamenti aerei, che evitano i genocidi dei civili.
E poi ci sono aiuti ai pershmerga
curdi, gli unici che combattono sul terreno.
Vauro: quelli che oggi chiamiamo
terroristi, molti li abbiamo armati noi.
Cosa fa il governo per non confondere
islam e terrorismo?
Per combattere lo stato terrorista
servono i caccia F35?
Dice il ministro che serve la
cooperazione. Forse, se avessimo i soldi che rimangono dopo gli f35.
Dice il ministro che servono volontari, e se poi vengono rapiti (come
le due ragazze italiane poi attaccate dai giornali di destra), che
facciamo?
Il servizio sui musulmani a Vobarno:
la comunità islamica ha organizzato un incontro con la popolazione
locale. Spiegando come Isis e Islam non abbiano nulla in comune.
Ma se chiedi ai ragazzi leghisti un
parere (su integrazione, su Islam, sull'estremismo) queste le
risposte: perché anziché chiedere la moschea non vengono in chiesa
con noi?
Perché non si vogliono integrare con
noi?
L'intervento di Ferrara:
questa è una guerra e si deve dare una risposta militare, politica,
tecnologica.
Serve bombardare e un esercito da
200mila uomini che radono al suolo lo stato islamico.
Si è detto che esportare la democrazia
è una bestemmia e abbiamo importato il terrorismo islamico.
Ricucci (giornalista): 88000
uomini danno la caccia a due cretini. Contrastare questo terrorismo è
molto complicato.
Il giornalista ha smontato alcuni
assunti sull'assalto che erano venuti fuori nei primi momenti: non si
può parlare di attacco militare, perché è stato un attacco banale
di due ragazzi, che hanno ucciso tutti quelli che hanno incontrato.
Non c'è stato il salto militare
rispetto ai precedenti assalti.
Il punto è che noi stato occidentale
siamo limitati in questa difesa, perché la polizia non è preparata
per fronteggiare questi attacchi.
Riferendosi ad uno dei due ragazzi,
ritenuti presunti responsabili dell'assalto, non è detto che siano
andati in Siria e all'uomo in taxi hanno parlato di Al Qaeda.
Dunque potrebbe essere una strage
organizzata da AL Qaeda, in concorrenza con lo Isis, per la
supremazia dentro l'estremismo.
Il nostro problema è nato in Siria: un
popolo si è rivoltato al dittatore e noi non li abbiamo aiutati. Ad
aiutare i siriani sono arrivate le persone della jihad.
Syed:
coord. Comunità islamiche
Quando si dice che si deve fare la
guerra, bisogna chiarire chi sia il nemico?
È l'islam? Se vengono uccisi bambini a
Peshawar non è guerra, come quando invece si uccidono giornalisti
parigini?
In quanti hanno condannato gli
attentati alle moschee?
Oggi il ruolo degli intellettuali
dovrebbe essere quello di chiarire i confini, del noi e voi, chiarire
la natura di questi atti.
La stragrande maggioranza dei musulmani
non sono il nostro nemico, non sono terroristi.
Le vignette di Vauro e Vincino
Travaglio: Libera satira in libero
Stato
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