12 gennaio 2015

Presa diretta - tesoro Italia

Il borgo di Pentedattilo
Un grande atto d'amore nei confronti dell'Italia, per le sue opere d'arte, per il suo territorio. Che però dobbiamo difendere dai terremoti, dalle frane” e dalla sua politica, aggiungerei anche questo all'introduzione della puntata di Riccardo Iacona.

Una puntata che ha parlato di persone eccezionali che sono riusciti a far fruttare le meraviglie del territorio in Calabria. Ma anche di quello che si rischia se si abbandonano le colline, se non si fa prevenzione, se non si curano argini dei fiumi. Se si lascia tutto in mano al partito del cemento, se la politica lascia carta bianca ai costruttori senza scrupoli.
A rischio è il nostro tesoro, l'ambiente, il cibo, la cultura: cose che abbiamo solo noi. Dalla Calabria alla Liguria. Dove ieri, alle primarie del PD, ha vinto nuovamente la stessa politica del cemento e delle emergenze.

Prima di iniziare col servizio sulla Calabria, Riccardo Iacona ha ricordato la marcia per la Repubblica a Parigi: “la libertà d'espressione non si tocca, era parola d'ordine in Francia della manifestazione di oggi. Ricordiamocelo anche domani...”.

CNR Cosenza, istituto protezione idrogeologica, ricercatore Tanzi: qui si controllano le aree a rischio alluvione e frane a Cosenza e provincia.
È un territorio in movimento per le migliaia di frane che non stanno ferme: per ogni planimetria, servirebbe un nuovo cantiere. Ma qui lavorano solo ricercatori precari con contratti scaduti.
Servirebbe un'azione politica per mettere in sicurezza la Calabria, invece la normativa e la planimetria per l'assetto idrogeologico non è mai stato aggiornato.
Studiare le frane senza dare ricadute sul territorio è frustrante: perché la politica non ascolta?
Questi i numeri della mancata sicurezza ambientale:
Spesa per la prevenzione: 2 mld
61,4 mld il costo per gli interventi ex post
5900 morti dal 1950 per le alluvioni ..
Le frane si possono fermare, il territorio si può mettere in sicurezza prima, per salvare il nostro tesoro Italia.

Con Carlo Tanzi Iacona è andato nelle colline tra Cosenza e il mare: posti bellissimi che ricordano la Toscana.
Se nessuno ferma le frane, queste si avvicinano alle case, alle strade e metterle a posto costerà di più. E così i paesi si spopolano, la terra si abbandona. Sono terreni che potrebbero essere coltivati e dare reddito.
Su nessuna delle frane segnalate da Tanzi si è fatto nulla: si lavora solo in emergenza, con costi che aumentano di 10 volte tanto. Dopo. Sono milioni di euro che dobbiamo spendere in un periodo di crisi. Fermare le frane si può, ma servono interventi strutturali: muri con pali che entrano in terra per decine di metri, e tubi da cui far defluire l'acqua.

Cavallerizzo: un paese quasi distrutto da una frana nel 2005.
Dopo 9 anni è il bosco che se lo sta mangiando e ora è un paese fantasma.
Questa è la fine dei paesi, se non si interviene: paesi che si dovranno spostare in altre zone, col rischio di crollo demografico delle colline.

Colline che non sono mantenute: servirebbe disboscare le piante malate, curare i muretti a secco .. Una volta lo facevano i contadini: oggi il bosco è una foresta che non da nulla all'uomo e non proteggono più i paesi dalle frane.

Università di Cosenza: dipartimento di scienza della Terra. Qui aspettano che si dia il via ai cantieri, i ragazzi si stanno preparando. Sono ragazzi che potrebbero rimanere qui in Calabria e non dover emigrare al nord.
Iacona ha intervista anche il Rettore Crisci: “se l'Italia non utilizza le competenze dei geologi è perché la politica deve avere mano libera sulla gestione delle risorse per il territorio”.
Così succede quello che è capitato a Zumpano, comune vicino Cosenza: c'è un centro commerciale sotto una montagna su cui incombe una frana che è già parzialmente crollata.
La frana è avvenuta, per fortuna, a supermercato chiuso e non ci sono state vittime: il processo ai responsabili è iniziato dopo diversi anni, ma nel frattempo il supermercato è rimasto aperto.
A fermare la montagna ci sono solo dei chiodi.
Al rettore Crisci avevano chiesto un parere sulle reti che avrebbero dovuto tenere la frana: il rettore aveva dato parere sfavorevole, dicendo che l'intervento era insufficiente.
Paola: l'ospedale nel 2013 è stato quasi toccato da una frana, che è arrivata vicina al parcheggio.
La frana è nata da dei lavori per una villa privata: i proprietari sono finiti a processo.
Tutte le autorizzazione dal comune erano arrivate, nel 2010: ma l'autorizzazione era solo per la ricostruzione della casa rurale. Mentre i lavori sono stati fatti 20 metri più sotto.
Come mai il comune non ha fermato i lavori? Il nuovo sindaco ammette che si doveva vigilare di più.
E ora il comune dovrà sborsare tanti soldi in emergenza: parecchi milioni di euro per risanare la collina. E il comune questi soldi non li ha.

Provincia di Cosenza, ing Greco: la sua squadra fa il monitoraggio delle frane di Cosenza, e mette le informazioni in rete, affinché i privati e i comuni sappiano dove si può costruire e dove no. Ma le leggi hanno delle deroghe, come nel piano casa e ci sono concessioni edilizie date in zone a rischio.

Dentro queste aree interne è custodito un tesoro: Altomonte, a 500 ml sul mare ha una vista unica sulla piana di Sibari: dal paese si vede la piana e i monti della Basilicata, la Sila.
Altomonte è tutto un gioiellino: un paese pulito e ben tenuto.
La Chiesa e la piazza sono un esempio di arte gotica angioina, costruita nel 300: un gotico scarno e maestoso, a fianco c'è un museo ricco, costruito coi fondi europei.
Dentro si trovano opere di allievi di Giotto, di Antonello da Messina ..
Qui arrivano turisti da tutto il mondo: da 60-100 mila turisti all'anno: il turismo è una vera industria per Altomonte.
E i giovani rimangono qui: a lavorare negli alberghi, nell'accoglienza dei turisti, nella ristorazione.
I contadini che producono beni per i ristoranti: qui le terre sulle colline non sono abbandonate.
Se si mettono assieme arte cultura, cibo e paesaggio hai trovato l'oro.
Capo Spartivento: il luogo più a sud d'Italia.
Iacona è risalito sull fiumara dell'Amendolara: un alveo enorme, che ha tagliato la montagna, 700mila anni fa, creando un paesaggio incredibile.
Qui c'è l'agriturismo di Ugo Sergi, in una vecchia casa dei nonni.
Sergi ha ripreso la produzione del Bergamotto con buoni risultati: una volta faceva l'avvocato, ma ora è passato alla produzione dell'olio di Bergamotto.
Solo noi produciamo il Bergamotto, nel mondo: è una cosa unica.
E poi c'è l'agriturismo, tutto l'anno, da tutta l'Europa.

Le aree interne sono la ricchezza della Calabria: sono posti che erano stati lasciati in modo intatta e che devono essere preservati: sarebbe l'inizio di un nuovo rinascimento.
Qui c'è il paesino di Bova, che è un ex colonia greca, perché in queste zone si è sempre abitato.
C'è un paese che si chiama Pentedattilo, su una roccia che sembra una mano.

L'associazione “borghi solidali” ha fatto riprendere la vita in questi paese, creando un percorso tra i borghi antichi dell'interno, paesi plasmati dall'acqua e dal tempo.
Ma servirebbero strade che collegarli, servirebbe che le colline non franassero, servirebbe che qualcuno piantasse alberi, ripristinasse i muretti a secco. Sono anni che non si fa.
Se la politica fosse attenta al territorio, si occuperebbe di questi lavori, ora.
Villa romana di Casignana: è uno dei siti archeologici più importanti della Calabria, esteso su 12 ettari. Un'area ancora da scoprire: la villa è stata abitata fino al settimo secolo, la particolarità sono i mosaici, in perfette condizioni.
Qui vengono solo poche migliaia di turisti: perché nessuno conosce questo sito, nessuno ne parla, nessuno fa pubblicità al sito. Abbiamo una storia millenaria sotto i piedi ma la teniamo nascosta.

Locri: qui c'è una vecchia città greca, ma non ci sono mezzi che arrivano qui, solo la statale 106.
La città greca è in un parco da 700 ettari. Poco oltre si trovano ville romane, da cui si trovano statue di marmo.
Ma non ci sono soldi per portare alla luce, per fare restauro: e allora i siti, come a Caulonia, devono essere tenuti chiusi.
Caulonia è una città antica del sesto secolo a.c.: ma gli scavi si possono fare solo per pochi mesi all'anno, e poi si devono ricoprire, col rischio di perdere pezzi importanti del sito: mosaici, templi.

La politica dovrebbe far fruttare questo turismo: invece nelle zone del Bergamotto si vuole costruire una centrale a carbone. Un vero controsenso.
Ma in Calabria c'è anche un cibo unico al mondo: a Stilo , ex colonia greca, c'è stata una spopolazione.
La famiglia Spagnolo ha un allevamento di bovini, razza podolica, che pascolano in stato brado.
Dove ci sono le bestie, non si brucia niente: gli animali puliscono il sottobosco.
Gli Spagnolo hanno una loro macelleria, dove vendono la loro carne, allo stesso prezzo della carne di animali allevati in stalla in pochi mesi, carne a km zero insomma.
Nelle macellerie si vende anche il formaggio: un prodotto della terra, dove pascolano mucche e capre e pecore.
I fratelli Spagnolo sono rimasti su questa terra da cui altri sono scappati: se non ci fossero loro, il territorio cadrebbe in rovina.

L'azienda del signor Rocco produce caciocavallo, un prodotto premiato da Slow Food: la dolcezza del prodotto deriva dall'ecosistema in cui è prodotto il formaggio.
Il suo paese è Civinà: qui l'unica industria è quella casearia, che da reddito e riporta persone nel paese. Rocco non ha debiti e ci sono ancora terre abbandonate che potrebbero dare lavoro ad altre persone.

Rosarno: fattoria della Piana ha fatturato 9 ml euro con i suoi formaggi, arrivati fino in Canada.
I 90 soci hanno le pecore e portano all'azienda il latte: 79 persone lavorano qui, un lavoro con busta paga e duraturo.
E' un'azienda innovativa: i tetti delle stalle sono coperti da pannelli solari.
L'impianto a biogas funziona e raccoglie gli scarti anche della raccolta delle arance.
Il biometano alimenta i mezzi dell'azienda.
Un impianto di fitodepurazione serve a depurare l'acqua.
Il futuro è qui, presidente Renzi, senza andare nella Silicon Valley!
Le esportazioni della cooperativa crescono del 20% ogni anno: qui si fa reddito e si valorizza il territorio.

Quando invece non si rispetta il territorio e non si fa prevenzione, invece, sono dolori. Federico Ruffo è andato in Liguria a vedere quale è la situazione ora, a mesi dopo l'alluvione.
A Genova si è costruito dappertutto, fino alle montagne.
Si sono inglobati e interrati i fiumi: il risultato è che quando piove troppo l'acqua si riprende gli spazi e le montagne crollano.
Nelle terre che franano non si coltiva più il basilico dop.
Altri venti metri, e la frana poteva arrivare all'autostrada.

Piana di Albenga: le aziende che lavoravano nelle serre sono finite sotto acqua, dopo l'alluvione.
3000 agricoltori senza lavoro, molti di loro se ne vanno via.
35 ml di euro di danno è la stima: ma il conto più alto lo paga la città di Genova.
Dopo mesi si lavora ancora per ripristinare i corsi d'acqua, per spostare le auto finite nel fango.
A Staglieno, le botteghe del marmo sono finite sott'acqua e molti se ne dovranno andare.

Centro direzionale: una zona costruita sul letto del Bisagno. L'alluvione ha portato l'acqua nei sotterranei, col fango e coi detriti.
Il fango della Liguria ha riempito le discariche della regione e va spedito fuori regione.

Il Bisagno è stato interrato: quando piove troppo si gonfia e la strada fa da tappo. Così l'acqua deve trovarsi i suoi spazi, entrando nei negozi, nelle botteghe, nelle cantine.
Nei locali di proprietà del comune di Genova.

Il Ferreggiano: esondato nel 2011 e nel 2014. Dopo tre anni non è stato fatto nulla: la stessa donna a commentare la violenza dell'acqua.
Nessun cantiere aperto dal comune. Nessun sasso spostato.
Anche qui il fiume è stato interrato da un immobile del comune di Genova.

Dal 1970 le amministrazioni hanno fatto un buco, al posto dello scolmatore del Ferregiano: solo 70 metri che ora sono usati come deposito.
A Genova si lavora solo con somme urgenze, non ci sono fondi strutturali.
Anche le somme del 2015 del comune sono già stati impegnati: e i soldi che non ci sono? Come faremo se dovesse arrivare un'altra alluvione?

I comuni dell'interno sono finiti in crisi per l'alluvione. E i paesini sono rimasti tutti come nella notte dell'alluvione.
Non ci sono risorse per mappare le frane, figuriamoci per metterle in sicurezza.
Se anche avessero soldi, ci pensa il patto di stabilità a bloccare i fondi.

Fino a quando vogliamo tirar fuori il fango? Non sarebbe meglio prevenire?
Genova dopo l'alluvione

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