25 gennaio 2015

Non è stagione, di Antonio Manzini

Incipit
Il lampo squarciò la notte e fermò in un flash fotografico il furgone bianco che a velocità sostenuta correva da Saint-Vincent verso Aosta.«Viene a piovere» disse l'italiano al volante.
«Allora va' più piano» rispose quello con l'accento straniero.Prima il tuono poi la pioggia, che arrivò come una secchiata sul parabrezza.
[..]Erano passati tre secondi dal primo pneumatico esploso a quando il furgone s’era spalmato contro i tronchi d’albero. Tre secondi. Niente. Un sospiro. Tre secondi ci impiegò Rocco Schiavone a capire dove si trovava. Un tempo infinito.

Un incidente su un tornante della strada verso Aosta. Una gomma che scoppia, due uomini che muoiono nell'impatto del furgone contro un albero. E Rocco Schiavone, il vicequestore di polizia trasferito ad Aosta per punizione, che si risveglia in un letto non suo, in una mattina di primavera. Il letto di Anna, l'amica di Nora, con cui ha appena litigato.
No, non è possibile, pensò. Da nove mesi non aveva mai dormito fuori casa. Si comincia così, lo sapeva... e poi era un attimo. Si passava a frequentare i caffè e poi ..”.
Non è proprio giornata, sebbene sia finalmente una giornata di primavera nella fredda Aosta dove è stato relegato. Che la giornata non prometta bene, lo capisce da quell'incidente del furgone con i due morti: che non è un banale caso per la stradale, visto che il furgone viaggiava con la targa rubata.
Perché i due morti, un italiano e un rumeno, volevano nascondersi?
«Poi ti spiego. Vedila così: perché uno va in giro con una targa rubata ma con il furgone di sua proprietà? Perché ha paura di un posto di blocco? Non credo. Se viene fermato, avrebbe chiuso. No, ha paura di immagini prese da telecamere”.

Aosta non è Roma, dove è più facile nascondersi: qui ci si conosce un po' tutti e su tutti si spettegola. Così capita pure che l'architetto Bucci Rivolta, l'amico di Nora, si presenti una sera a casa sua a raccontargli un suo timore. Della scomparsa di Chiara, la migliore amica della figlia Giovanna, dopo che avevano passato assieme la serata in una discoteca.
Significa che Chiara è scomparsa? E perché i genitori non hanno denunciato nulla? Da dove iniziare per capire se è una bufala o un rapimento vero?
Rocco Schiavone, vicequestore della polizia in servizio alla Questura di Aosta, sarà pure un poliziotto anomalo, dai modi spicci e capace di coltivare oltre alla professione, anche interessi personali.
Ma rimane sempre uno sbirro, di quelli capaci di capire se oltre al fumo c'è dell'arrosto.
L'atteggiamento dei genitori, tanto per cominciare: proprietari di una società di costruzioni, la Edil.ber. Costruzioni, con problemi di liquidità nel passato, ma ora in procinto di vincere un appalto con la regione.
Quello dei genitori è un atteggiamento sospetto: le loro facce scure, le rassicurazioni frettolose, quel cellulare della figlia lasciato in casa. E una spiegazione che non regge: la figlia, Chiara, che sarebbe da una zia.
Schiavone, per la sua indagine non autorizzata (e di cui non informa il questore) può fidarsi solo di pochi poliziotti di quella specie di armata Brancaleone (parole sue) che ha in Questura: Italo Pierron, l'ispettrice Rispoli. Cui si aggiunge un collega siciliano, Antonio. E poi D'Intino e Deruta, i fratelli De Rege.

L'indagine di gruppo li porta ad un negozio che ricicla denaro sporco, e prestiti a strozzo:
«Allora, qui dentro fanno scontrini a vuoto. Cioè battono cifre senza incassare». «Ma che sono scemi?». «No, Italo, non sono scemi. Riciclano denaro. Fingono incassi inesistenti, ci pagano anche le tasse e immettono denaro pulito e intonso in banca».
Un film già visto, ma non qui, non ad Aosta. Rocco capisce che se le cose sono andate come immagina (e come lascio immaginare a voi) c'è poco tempo da perdere. Chiara è stata rapita per indurre i genitori a miti consigli. C'è poco tempo per salvarla: inizia una corsa contro il tempo, senza rispettare troppo il codice. Si deve entrare dentro i conti bancari della società, sfondare qualche porta, usare maniere brusche con questa malavita senza troppi scrupoli.
Non per giustizia, o comunque non solo per questo:

La Giustizia, ha poco a che fare con tutto questo. Essere preso per il culo no. Non qui, non io, non da gente come voi o da ’sti quattro ’ndranghetisti di merda. Spero di essere stato chiaro».

Ma non c'è solo questo, nel romanzo di Manzini. Abbiamo imparato un po' a conoscerlo, questo Rocco Schiavone.
La sua depressione alla fine di ogni caso, anche quelli finiti bene: “Ogni volta che hai a che fare con questa gente, con questa merda, diventi merda anche tu. Sappilo.”
La sensazione che una parte dello schifo, finisca anche dentro di lui, avvelenandolo poco a poco.
E poi ci sono i suoi soliloqui col fantasma di Marina (la moglie morta anni prima), dentro casa. Il continuarsi a guardare indietro, al tempo che c'era, alle cose che avrebbero potuto accadere, tutti e due assieme.
E di riflesso, il suo essere voler rimanere da solo, niente relazione importanti. Una vita che si specchia nella sua casa: un letto, una televisione, un frigo vuoto. Nient'altro. Ma forse è arrivato anche per lui il momento di lasciare in pace Marina e iniziare a guardare avanti. E forse almeno un cane ci sarà nella sua vita.

Ma non aspettatevi un lieto fine. Un uomo, proveniente dal passato di Rocco, ha deciso di compiere la sua vendetta contro quel poliziotto che anni prima l'ha arrestato. Un'ombra che arriverà molto vicino a lui.

I precedenti libri della serie di Manzini con Rocco Schiavone

La scheda del libro sul sito di Sellerio

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