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Guardie del campo di Auschwitz |
Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più
insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di
che stoffa erano fatti, i nostri «aguzzini». Il termine allude ai
nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio: fa pensare a
individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine.
Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani
medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi: salvo eccezioni,
non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati
male. Erano, in massima parte, gregari e funzionari rozzi e
diligenti: alcuni fanaticamente convinti del verbo nazista, molti
indifferenti, o paurosi di punizioni, o desiderosi di fare carriera,
o troppo obbedienti. Tutti avevano subito la terrificante
diseducazione fornita ed imposta dalla scuola quale era stata voluta
da Hitler e dai suoi collaboratori, e completata poi dal Drill delle
SS. A questa milizia parecchi avevano aderito per il prestigio che
conferiva, per la sua onnipotenza, o anche solo per sfuggire a
difficoltà famigliari. Alcuni, pochissimi per verità, ebbero
ripensamenti, chiesero il trasferimento al fronte, diedero cauti
aiuti ai prigionieri, o scelsero il suicidio. Sia ben chiaro che
responsabili, in grado maggiore o minore, erano tutti, ma dev’essere
altrettanto chiaro che dietro la loro responsabilità sta quella
della grande maggioranza dei tedeschi, che hanno accettato
all’inizio, per pigrizia mentale, per calcolo miope, per stupidità,
per orgoglio nazionale, le « belle parole » del caporale Hitler, lo
hanno seguito finché la fortuna e la mancanza di scrupoli lo hanno
favorito, sono stati travolti dalla sua rovina, funestati da lutti,
miseria e rimorsi, e riabilitati pochi anni dopo per uno
spregiudicato gioco politico.
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