I grandi sistemi urbani che stanno
ridisegnando la geografia del mondo e gli investimenti delle società
cinesi in Africa (non è che saranno loro a risolvere i problemi
dell'immigrazione per l'Europa?).
Ma prima, Sabrina Giannini e
l'inchiesta sul consumo della carne.
Indovina chi viene a cena – carnaio
Gli allevamenti inquinano sulla terra:
la soluzione è l'hamburger chimico, fatto in laboratorio?
Sabrina Giannini è partita
intervistando Sylvie Guillem, ballerina che ha preso la scelta di
diventare vegana: come scelta morale, per dare una risposta al
problema dell'alimentazione nel mondo.
“Anche se è una goccia nel mare, io
faccio la mia parte” - questo il suo pensiero.
Nel 2050 saremo 15 miliardi di homo
sapiens: quanto sapiens lo sapremo tra qualche anno.
Nel frattempo i grandi paesi si sono
accordati per una diminuzione “volontaria” dei gas serra. Ma ad
inquinare sono anche gli allevamenti intensivi: l'allevamento del
bestiame causa impoverimento delle risorse del suolo e idriche, causa
inquinamento.
Quando saremo 15 miliardi quanti
animali dovremo macellare, se manteniamo questo ritmo di consumi (e
allevamento)?
Ci accontenteremo dell'hamburger senza
carne? Lo producono in California, nella Silicon Valley: contiene le
proteine del grano e la vitamina B12, ha lo stesso gusto e
consistenza.
Bill Gates ha donato fondi al progetto:
è questa la soluzione per salvare il pianeta?
Di certo le alternative sono diventare
vegetariane, ignorare il problema e far finta di niente.
Segey Brinn, fondatore di Google, sta
lavorando ad un hambuger prodotto per via cellulare in un
laboratorio: siamo in fase di prototipo e, chi lo ha assaggiato,
racconta che ha un gusto simile a quello fatto con la carne.
Dovremo superare l'avversione a
mangiare qualcosa che esce dal laboratorio: tutto questo per il bene
del pianeta e per il bene degli animali.
La cultura cellulare può essere
applicata per riprodurre carne di pesce, volendo.
Si deve solo prelevare delle cellule
muscolari dal tessuto degli animali, che il professor Post usa in
laboratorio per ricreare la carne in laboratorio: carne con gli
stessi valori nutrizionali, la stessa struttura e lo stesso sapore.
Potremmo addirittura togliere alla
carne gli elementi che portano, se consumata in eccesso, al cancro:
certo lo si potrebbe chiamare frankenstein burger, ma anche negli
allevamenti intensivi di polli e bovini non sono tutte rose e fiori.
La politica ha di fatto reso lecito
tutto ciò che serve alle industrie della carne: animali ridotti a
vivere in piccoli spazi, riempiti di antibiotici (che creano poi
malattie resistenti a questi), i gas prodotti che inquinano l'aria.
Ma anche gli allevamenti biologici non
basterebbe a soddisfare l'esigenza di carne nel mondo: con la carne
artificiale, niente allevamenti, niente antibiotici ..
L'europa intende investire 15 ml di
euro l'anno, negli allevamenti intensivi: da una parte l'UE si
impegna a ridurre le emissioni di co2, dall'altra investe soldi
nostri per favorire le industrie che a Bruxelles hanno i loro
lobbisti.
Michele Buono – la nuova geografia
Nelle grandi città si concentra buona
parte della popolazione mondiale, si produca una buona parte del PIL.
Ma nelle grandi città si concentrano anche i problemi della gente:
se si mettono insieme, si producono soluzioni che vanno bene per
tutti.
Le città del mondo che si legano per
scambiarsi idee e progetti creano un nuovo continente – ci racconta
Michele Buono.
Torino, Nairobi e New York: qui
l'agenzia per lo sviluppo lavora come catalizzatore per accogliere
nuove idee e contribuire al loro sviluppo.
La vecchia ferrovia che diventa un
museo, viene rigenerata in spazi comuni, un parco sopraelevato, e
attorno si costruiscono nuove case.
La città si rigenera dal suo interno,
sia dal di sopra che dal di sotto, come a Manhattan: un giardino
sotterraneo dove coltivare orti, grazie ad una tecnologia che da luce
tutto l'anno.
Al terminal dell'esercito di Brooklin
ci è passato anche Elvis Presley: oggi è del comune ed è usato
come terminal di aziende di manifattura, oltre che atelier di artisti
e uffici per consulenza.
In questa zona, l'incubatore non fa
pagare tasse alle aziende di ricerca che arrivano: accesso alle
risorse, al capitale e ai servizi.
Così si attirano lavoratori e si
riqualifica un'area ex militare che altrimenti sarebbe rimasta
abbandonata a sé stessa.
L'università Columbia ha scelto per la
nuova sede un quartiere multietnico: Renzo Piano ha spiegato che la
scelta è stata fatta apposta, per permettere il miscuglio di
studenti e gente normale. I corsi nell'università sono gratuiti, è
un investimento anche questo.
Tutto questo è alimentato da un fondo
“del sindaco” che investe in abitazioni pubbliche, in corsi di
informatica per tutti.
Sono progetti di impatto sociale in cui
investono anche i privati: l'interesse nel non lasciar nessuno
indietro, anche le fasce svantaggiate, è comune.
Capannori, vicino a Lucca: il sindaco
ha messo in rete tutti i servizi, ma si è chiesto se i cittadini
fossero preparati. Nel caso, è il comune che viene a casa delle
persone non esperte.
I ragazzi aiutano la gente, mettendo le
loro competenze per fare assistenza digitale, casa per casa. Anche
per gente immigrata, che conosce poco l'italiano: si crea una
comunità più coesa, senza digital gap, dove tutti hanno accesso
all'informazione.
Niente corsi costosi: l'idea è usare
le risorse che hai (a New York i quartieri messi male a Capannori i
giovani in cerca di lavoro) per riqualificare una comunità.
Perché non si creano anche da noi le
macro aree, come a New York? Se Milano, torino e Genova si mettessero
a sistema?
Abbiamo connessioni ferroviarie,
stazioni ferroviarie.
A Milano, porta Genova: l'area ex
Ansaldo è ora di una impresa che farà da incubatore per nuove
imprese. Aiutare le startup a trovare la direzione giusta per fare
impresa.
Se hai bisogno di uno spazio, c'è
Talent Garden che ti aiuta.
A Torino ci sono le periferie ex
industriali: anche qui c'è spazio per nuove idee, per startup, per
abbattere le barriere sociali e di competenze.
Qui ci sono scuole di jazz, un forno,
una radio.
Aree morte che si trasformano in aree
vive: il comune di Milano lancia una raccolta online per
riqualificare una zona, crwfounding civico per recuperare spazi.
Se il progetto raccoglie una soglia
minima, il comune ci mette il resto: come una cascina del 600 tra i
palazzi.
Le persone hanno creduto nel progetto:
la cascina è diventata oggi un luogo comune, aperto a tutti.
Sesto S. Giovanni: qui si produceva
acciaio, ora Renzo Piano l'ha ridisegnato pensando ad un ospedale,
uffici, spazi per startup.
Le bonifiche le farà un privato e
verrà controllato dalla United Risk: si crea fiducia in nuovi
investitori che arrivano da fuori.
Cosa succede a Genova?
In collina ci sono gli uffici dell'IIT,
l'istituto di tecnologia specializzato in robot: un imprenditore
farmaceutico ha investito qui pensando a sviluppi industriali degli
arti bionici.
Altra idea innovativa: il robot
tascabile, dentro uno smartphone.
Un'idea, un crowdfounding per
raccogliere fondi e l'idea diventa qualcosa che va in produzione.
Il futuro di Expo: l'istituto di
Cingolani arriverà ad Expo e farà ricerca nel settore della
mappatura del genoma. Attrarre cervelli e portarli qui a Milano.
Un tecnopolo di umanoidi a Genova in
relazione con un altro a Milano: i due politecnici dovrebbero fare
sistema, per giocare la stessa partita e mettersi in competizione con
la silicon valley.
Come a New York, anche a Milano per
attrarre le imprese si punta sulla detassazione e con un patto per
assumere in cambio dei servizi e delle minori tasse.
Anche il sindaco della città di
Monheim ha seguito lo stesso principio: meno tasse per le industrie
che vengono qui ad investire.
Nel comune c'è un intero ufficio che
segue i problemi delle imprese: tempi brevi per le licenze, per le
autorizzazioni, per le ristrutturazioni.
Lo sconto fiscale è stato usato dalle
imprese per fare formazione e per assumere (non è finito nei paesi
off shore..). Così, il comune ha potuto permettersi nuovi asilo e
questo ha portato a nuove nascite …
Un circolo virtuoso.
Parigi.
Uber a Parigi ha aperto un centro
proprio in una Banlieu: nel centro spiegano come lavorare con loro.
Uber ha dato una possibilità di lavoro a gente con poche
possibilità, senza un titolo di studio, spesso immigrati.
I ragazzi delle Banlieu, ragazzi di
colore che arrivano dall'Africa, oggi si possono mettere in contatto
con persone di altri quartieri.
Anche questa è inclusione sociale (il
servizio di Uber è quello di fascia alta).
A Nairobi si fanno corsi per
informatica, per formare giovani ragazzi che poi andranno a lavorare
per le grandi imprese.
La chiamano la Nairobi Valley: si
combina tecnologia, università e investimenti privati.
Qui hanno realizzato Brck, un “mattone”
per portare la connessione ovunque.
Roberto Marrucci racconta dei cinesi in
Africa: industrie, scuole, alberghi, città. Che significa posti di
lavoro e dunque meno migranti verso Lampedusa ..
In Etiopia una linea di metropolitana,
una ferrovia, una autostrada.
In Tanzania una ferrovia che la collega
con lo Zambia.
L'Italia aveva proposto di investire in
questi paesi, per ridurre i flussi migratori: in questi anni tutti i
paesi hanno investito in Africa, ma senza preoccuparsi di creare
benefici anche per questi paesi.
Nel 2000 è nato il forum Africa e
Cina: si vedeva l'Africa come una opportunità, per la Cina e per
l'Africa. Dove ci sono le materie prime per produrre quei beni poi
vendute ai paesi occidentali.
Si chiama metodo Angola, il metodo:
l'Angola ha finanziato col suo petrolio le opere miliardarie
realizzate dai cinesi in questo paese. Non è un aiuto e nemmeno un
approccio coloniale.
La Cina non detta condizioni ai governi
africani.
I cinesi vincono gli appalti per i
progetti finanziati dal FMI, dai paesi arabi e dalla stessa unione
europea.
Oggi le imprese cinesi sono le più
competitive: anche l'arcidiocesi di Nairobi si affida ai cinesi per
costruire la loro sede. Ad una società di un paese ateo...
Ai campus di Nairobi si parla cinese e
con le borse di studio (cinesi) gli studenti africani possono
studiare. E ci sono altri centri in Mali, Tanzania, Etiopia.
Il crollo del prezzo delle materie
prime sta ora mettendo in crisi questo sistema: i paesi africani
rischiano di non poter pagare i debiti. Ma qui si stanno spostando le
aziende cinesi, sfruttando un costo del lavoro che qui è più basso.
L'Africa è il futuro della Cina: qui
stanno investendo nei porti, nei trasporti, nell'energia elettrica.
Vedremo anche in Africa le mega
autostrade che sono il vanto della Cina?
In Etiopia hanno creato una nuova area
industriale, con tanto di riproduzione della Muraglia cinese. Un
investimento tra i 400-500 ml di euro.
Se negli anni '70 si è limitati a
gestire gli aspetti sociali, in Africa, o la governance dei paesi.
Ora la Cina ha cambiato punto di vista:
ha realizzato nuove infrastrutture, che hanno portato aziende che
hanno portato posti di lavoro.
E forse arriverà anche l'evoluzione
sociale che un giorno spazzerà via i dittatori corrotti che hanno
affossato il continente africano.