Le prime righe:
Il Principe dell'Alba si mette in cammino venti minuti prima delle quattro.Non sono molti i gesti che deve compiere, e il Principe li conosce a memoria; potrebbe eseguirli a occhi chiusi. Ma quella è l'ora, e tutto va fatto come va fatto, senza deroghe. Oggi, poi, sarà una di quelle giornate che ti invitano a ringraziare Iddio di essere vivo. È vero che fino a poco fa ha piovuto, e neppure poco, ma già si capisce che verrà il sereno.Oggi l'estate ha deciso di presentarsi, pensa il Principe dell'Alba. Non c'è dubbio. Basta annusare la promessa di calore, non la sentite? Be', io sì. La sento forte e chiara.A frequentare l'alba fin da bambini se ne impara il linguaggio. Sembra sempre uguale, l'alba, invece cambia ogni volta. Non dura molto, badate. Può essere lunga un'ora, ma anche più breve, dieci o venti minuti. Ha confini incerti: a ovest con la notte che allunga i suoi tentacoli di solitudine e silenzio, a est con il giorno urlante e feroce, ed è diversa sia dall'una che dall'altro, che non si incontrano mai, perché c'è lei separarli.
A Napoli, nel quartiere dei Bastardi
di Pizzofalcone, hanno ucciso il Principe dell'Alba:
Pasquale Granato, figlio e nipote di
una famiglia che per decenni ha fatto il Pane, seguendo sempre lo
stesso rito, con lo stesso lievito madre e con gli stessi
ingredienti, senza mai cambiare:
Acqua da funtanella; farino d'o campo 'e grano; mosto d'a cullina; merda d'o pullidro.
Quello di Paqualino, il Principe, non è
un pane qualsiasi, di quelli che dopo poche ore sono gommosi, senza
sapore: il suo è un pane buono, il primo cibo della giornata che da
energia alla gente. E nemmeno lui è un panettiere qualsiasi, ma
quasi un sacerdote:
Tu, Pasquali', sei quello che fa il pane per il quartiere. Sei quello che scaccia i brutti sogni della gente, sei quello che dà la prima forza per affrontare la giornata. E chi, se non un Principe, fa questo per il popolo suo?
Un sacerdote che ogni mattina,
preparato il lievito per i suoi dipendenti, si mangiava il primo
panino, da solo, nel vicolo del quartiere. E lì lo hanno ammazzato.
Siamo a Napoli e ogni delitto
deve essere un delitto ricollegato alla Camorra. Anche perché
Pasquale, qualche tempo fa, aveva visto compiersi un delitto davanti
a lui e non aveva girato la testa dall'altra parte. Aveva visto un
commando sparare contro la vetrina di un negozio e aveva raccontato
tutto al magistrato Buffardi, anche quel tatuaggio sul braccio
di uno degli sparatori. Un tatuaggio che indicava un nome preciso nel
clan Sorbo.
L'ispettore si avvicinò, attento a non mettere i piedi sul selciato che forse l'uomo aveva percorso prima di cadere: un pezzo di pane, un panino per l'esattezza, col segno di un morso. Il palmo del morto era sporco di farina, come i pantaloni e la parte del grembiule visibile.
Così, sebbene quella mattina i primi
ad accorrere sulla scena del crimine siano i poliziotti del
commissariato di Pizzofalcone, Lojacono e Francesco Romano, il cinese
e Hulk, quando arriva sulla cena Buffardi, il famoso Buffardi, della
direzione antimafia, si devono fare da parte, senza fare troppe
storie.
Perché anche nella Napoli dei vicoli,
delle stese, dei clan, ci sono poliziotti di serie A e di serie B.
E delitti di serie A e quelli di serie B.
.. Il divo Buffardi, il magistrato più mediatico che abbiamo in città, il simbolo dell'Antimafia, l'idolo delle massaie e il cocco del procuratore nazionale. Uno che ogni sera è in televisione, che tutti sollecitano ad entrare in politica e la cui voce è più famosa di quella di Massimo Ranieri. Proprio lui. Non potevate sceglierne uno migliore a cui rompere le scatole.
Ma è stato veramente un delitto di
mafia quello del Principe?
All'occhio di Lojacono, c'è
qualcosa che non torna.
L'arma, per esempio, una pistola di
piccolo calibro.
Il luogo dell'agguato, un vicolo senza
via d'uscita.
I colpi sparati, tanti, di cui solo uno
andato a colpo. Strano per un killer di mafia…
- Ti dico che quell'uomo non è stato ucciso per la testimonianza ritrattata. Chi l'ha ammazzato è inesperto, arrabbiato e terrorizzato, quindi molto pericoloso. Se dovesse uccidere ancora, o uccidersi, la colpa sarebbe nostra perché abbiamo trascurato ciò che è evidente.
Ma i Bastardi di Pizzofalcone,
nonostante i casi risolti, l'ultimo di questi l'omicidio di una
ragazza dell'est (“Cuccioli”), sono ancora considerati
solo degli scarti, la feccia dei poliziotti.
Ci sono ancora dei pregiudizi da
vincere: nonostante non siamo più un insieme di poliziotti
indisciplinati, con dei peccati da espiare alle spalle, nonostante
siamo ormai diventati un gruppo affiatato, un gruppo dove ciascuno ha
un proprio ruolo e confida nelle capacità degli altri.
“L'esperienza del Cinese, la forza
testarda di Hulk, la sensibilità di Alex, l'intuito di Marco. ”
E, ancora, l'abilità nel
ricercare tutte le informazioni disponibili in rete da parte di
Ottavia, le doti organizzative di Palma, la rete di conoscenze di
Pisanelli ….
Ma per fortuna, esiste un angelo custode che veglia su di loro: è il magistrato Laura Piras che, con le buone (ma soprattutto con le cattive) ottiene il coaffidamento del caso.
La DDA seguirà la pista della
criminalità organizzata, i Bastardi altre piste, interne alla
cerchia familiare del morto.
Paquale Granato non aveva nemici, è
vero. Nel quartiere tutti gli volevano bene, gran lavoratore, aveva
sacrificato tutta la vita per fare il pane. In tutti i sensi: era
separato dalla moglie, Loredana, un'insegnante, con cui era rimasto
però in buoni rapporti.
Qualche screzio c'era, invece, col
cognato, Marino, il marito della sorella, Mimma.
Anche qui, le discussioni tra i due
vertevano sul pane. Tradizionalista, Pasquale si ostinava a
voler fare il pane col lievito madre, anche se col lievito di birra
si riesce a produrre di più ad un prezzo più vantaggioso, a vendere
alle catene dei supermercati. Niente da fare, il Principe
doveva continuare col lievito del padre:
- Qual è la differenza? Cioè, se il lievito di birra è più vantaggioso ..Marino scosse il capo.- La differenza è nel pane. Preparato con quella cosa là sul tavolo, resta lo stesso per due giorni; è digeribile, leggero, buono. L'altro diventa subito una pietra e continua a lievitare pure nello stomaco, dando un senso di gonfiore.
Questa volta, l'indagine che i Bastardi dovranno affrontare sarà una vera sfida: non solo per capire chi sia l'assassino, ma anche contro i professionisti dell'antimafia, i poliziotti e i magistrati di serie A.
Ancora una volta, dimostreranno di
essere diventati una squadra, il cui valore è superiore alla somma
dei singoli.
Maurizio De Giovanni nemmeno la
nasconde la sua fonde di ispirazione, i poliziotti dell'87 esimo
distretto raccontati nei gialli di Ed McBain (“Il più
grande di tutti”).
Ma qui non siamo nella New York
raccontata in quei romanzi: qui siamo a Napoli, forse l'unica
metropoli italiana.
Una Napoli dalle molteplici forme e
dalle molteplici ispirazioni – così l'ha descritta Ranieri Polese
alla presentazione del libro al Noirfest
mercoledì 14.
Una Napoli dove si tende a
generalizzare, a dire che tutto è Camorra: parliamo di una città da
più di tre milioni di abitanti dove ci sono quartieri, come il rione
Sanità, in cui non ci sono scuole, presidi medici, commissariati,
biblioteche. Quartieri dove è lo stato che è arretrato, non la
criminalità che è avanzata.
Una città che ha tante storie da
raccontare – così la descrive lo stesso De Giovanni – una città
sedimentata su più strati, vicino al mare, con strade strette e così
piena di bellezze che è come non averle.
L'Anfiteatro Flavio cui si accede da
una botola in un basso.
Il più grande bacino di Carenaggio di
epoca romana che si visita grazie alla disponibilità della signora
Titina ..
Una città che ribolle di storie, in
una situazione di perenne confine, poiché ogni quartiere ha un suo
cuore dove si parla la sua lingua.
Il cuore, le passioni.
Non lo nasconde nemmeno nel libro: De
Giovanni (e di riflesso anche i suoi personaggi) proprio alle
passioni sono più interessati. Non sono poliziotti che risolvono i
casi analizzando un capello lasciato sulla scena del crimine,
analizzando il DNA di un sospettato ..
Certo, sarà proprio il DNA da una
parte e l'intuito di Aragona (proprio lui) assieme a quello di Alex a
risolvere un piccolo caso (un caso nel caso) assegnato a loro. Una
storia di stalking, che poteva finire pure male.
Sono due i personaggi che emergono
prepotentemente da questo racconto (che ancora una volta finisce
lasciandoci in bocca un retrogusto amaro): Alex, Calamity
Jane, che forse in questa storia avrà modo di non dover più
nascondere (alla famiglia, alle persone che le stanno attorno) la sua
natura.
E Francesco Romano, Hulk, il
poliziotto che non riesce a trattenere la sua rabbia.
In questo racconto riuscirà ad avere
una seconda possibilità, anche grazie alla piccola bambina, salvata
in mezzo ai rifiuti nello scorso racconto e a cui si è affezionato.
Giorgia, come la moglie.
Visto dall'interno, troveremo in lui
anche dei sentimenti positivi: una delle cose che insegna la
letteratura nera, lo scoprire che il bene e il male assoluto non
esistono, ma esistono tante sfumature.
Il pane, che da il titolo alla
storia, è la metafora del vecchio contro il nuovo, che non
sempre è meglio. Del pane che sfama le persone, come i cibi di una
volta. Come i sentimenti di una volta:
Il pane che trovate nei supermercati, nei negozi grossi, nei ristoranti del centro non sa di niente, se non ci mettete qualcosa vicino. È fatto apposta. Serve per vedere altra roba, perciò costa poco. Questo pane qua, invece è pane. Solo pane. Come da bambini.- Voglio dire che Pasquale era roba vecchia, come lo sono io e come lo è questo forno. Tra poco non serviremo più. Le discussioni che lui faceva erano sempre sul pane. E sulla sua famiglia. Magari a vederlo da fuori sembrava un tipo strano, invece no. Solo gli piaceva il pane di una volta. E il volersi bene di una volta. Perciò aveva voluto testimoniare quello che aveva visto. E perciò è morto.
Il pane che non manca mai sulle
nostre tavole, perché oggi la
povertà non esiste, lo sappiamo che non esiste, no? Una
povertà che l'autore racconta nel capitolo d'ambiente (il XXII),
bellissimo, da leggere e rileggere, che racconta della rapina in
farmacia, dell'anziano ladro in supermercato, dell'impiegato che va al pronto soccorso per rimediare un pasto …
Una povertà che stride in un paese
dove c'è gente che fa la fila per comprarsi l'Iphone 7.
I poveri, oggi, sono quelli che non hanno il telefonino di ultima generazione, credete a me. Sono quelli che saltano una rata della macchina, o che portano lo stesso soprabito dell'inverno precedente. Il piatto in tavola che importa? È roba di un'altra epoca.Oggi il problema non è il pane. Figuriamoci.
I Bastardi di Pizzofalcone:
Luigi Palma, detto Gigi: commissario.
Pane integrale.
Giorgio Pisanelli, detto il Presidente:
sostituto commissario.
Pane raffermo.
Giuseppe Lojacono, detto il Cinese:
ispettore.
Pane al sesamo.
Francesco Romano, detto Hulk:
assistente capo.
Pane duro.
Ottavia Calabrese, detta Mammina:
vicesovrintendente.
Pane dolce.
Alessandra Di Nardo, detta Alex: agente
assistente.
Pan pepato.
Marco Aragona, vorrebbe essere detto
Serpico: agente scelto.
Pane cafone.
Alcuni stralci del libro
La scheda del libro sul sito Einaudi
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