07 dicembre 2016

I posti che saltano

La mia poltrona è la prima che salta – ha detto nel suo discorso di mezzanotte Renzi, dopo l'esito del referendum.
Ma a saltare potrebbero esserci anche le poltrone dei manager delle aziende di Stato nominato da questo esecutivo, molti dei quali anche finanziatori della fondazione Open.



Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano di oggi:
BREVE ELENCO degli amici in-filati qua e là: cda di Enel, Alberto Bianchi, presidente della fondazione renziana Open; cda di Finmeccanica, il finanziatore Fabrizio Landi; cda di Poste, Elisabetta Fabri, famiglia di albergatori fiorentini; collegio sindacale di Eni, Marco Seracini, il commercialista di Matteo; cda di Eni, Diva Moriani, vicepresidente di InTek di Vincenzo Manes, generoso donatore. Il tecnico Pier Carlo Padoan, sempre al ministero del l’Economia oppure a Palazzo Chigi, non può rassicu-rare il renzismo sul fronte nomine. Tant’è che in questi giorni il rinvigorito Massimo D’Alema confida: tranquilli, un governo Padoan può aiutare tutti. Maurizio Gasparri ha fiutato la questione: fermi con le nomine. A volte, il potere è più confuso che debole. Non scemo.

E tutto questo succede nei giorni in cui l'Istat ci dice che un italiano su tre è a rischio povertà e al sud è a rischio povertà o esclusione sociale il 46% della popolazione.


Ma forse in queste statistiche non rientreranno questi manager, tutti capaci per carità. E forse nemmeno i manager della banche italiane. Come l'ex AD di PopVicenza, Iorio, che nei 18 mesi di lavoro ha preso uno stipendio da 10000 euro al giorno.

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