E invece no. Una chiamata da parte di una farmacia, due ragazzi fermati mentre stavano rubando una busta di latte, gli omogeneizzati.
La volante che arriva in tre minuti a fermare i pericolosi criminali.
Due ragazzi, pallidi, spaventati.
Il farmacista, eccitato dalla scena del crimine e dall'arresto in flagrante.
E due carabinieri, un giovane appuntato e un brigadiere, più anziano. Che deve averne viste e sentite tante di storie.
All'improvviso il brigadiere dice al ragazzo: il bambino con chi sta adesso? L'appuntato ferma il sorriso a metà e sbatte le palpebre. Il bambino? Quale bambino?
Il farmacista pare offeso perché è stato interrotto nel suo racconto. La notte stupida avvolge la scena nel silenzio. Il bambino, ripete stanco il brigadiere. O pensi che se li mangiavano loro, gli omogeneizzati?
Con nessuno, dice il ragazzo. Siamo solo io e lei. Piange. Ha fame. Lei latte non ne ha più. Ho il seno piccolo, mormora lei. Come scusandosi. Come se tutto quel casino fosse colpa sua.
Spiegami un po', dice il brigadiere. Lo dice a lui, perché è lui che parla.
Un figlio fatto a scuola. Ma lei non era stata una che ci stava, ci tiene a precisare, noi uscivamo insieme. Le famiglie perbene, troppo perbene. Un incontro, due, le voci alte, le parolacce. Non vi rendete conto, vi rovinate la vita.
Tutti in chiesa la domenica, tutti a votare per quelli che dicono no, e tutti d'accordo con l'aborto. Noi lo volevamo, invece, sussurra lei.
Per questo l'ho tenuto nascosto fino a quando era troppo tardi. solo che col liceo e basta non ti vuole nessuno, dice lui. Ho trovato in un call-center: quattrocento euro al mese. E i vostri?, chiede il brigadiere. I due si guardano. Lei non risponde. Lui nemmeno.
Il sottotetto ne costa duecento. La luce. Un giorno sì e uno no si può mangiare. Se ci fosse chi lo tiene, il bambino, il call-center prenderebbe pure lei, ma nessuno lo tiene, se non paghi. Le nostre madri non ci vogliono più sentir nominare.
Raccontano in giro che siamo andati a studiare in Spagna; lo ha saputo lei da un'amica.
Il brigadiere vede la storia emergere dalla notte stupida, e pensa alla figlia che un esame sì e l'altro no, che vuole il biglietto dei Coldplay a Milano, che non esce senza le scarpe di quella tale marca. E pensa a sé stesso, e a quanto gli piacerebbe un nipote.
Si volta verso il farmacista: quant'è dottò? Ci metta pure altre due scatole di latte e tre confezioni di omogeneizzati. E i pannolini, per favore.
Brigadié, e i verbali? E la chiamata?, chiede l'appuntato, con la penna a mezz'asta e gli occhi spalancati. Facciamo che avete premuto il bottone per errore, dottò.
E facciamo che siamo passati e ci siamo salutati. Quanto vi devo, in tutto?
Non mi venite a raccontare fesserie: oggi la fame non la soffre più nessuno. Il pane non manca mai.Il brano è tratto da "Pane", di Maurizio de Giovanni.
E, come in altri romanzi dello scrittore, c'è dentro tutto un mondo in queste righe: la sofferenza e la vergogna per la fame (ma chi soffre la fame oggi?), il grande senso di umanità di molti, un mondo in cui c'è chi sta sopra e chi sta sotto.
- La presentazione del libro Serenata senza nome
- Bastardi, fuori dai piedi (un'altro brano del libro)
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