Prologo
L'uomo stava immobile al centro di un sentiero che si snodava tra i campi. Incurante del sole cocente, contemplava la cangiante distesa del grano, con le spighe mature che si muovevano con la brezza come le onde di un mare dorato.Gli occhi neri, profondi, perduti in quell'orizzonte, evocavano un bambino che correva tra le messi. Lo vedevano cadere per non rialzarsi più.Niente sarebbe stato più come prima. I giorni felici dell'infanzia finiti per sempre, l'innocenza perduta, i sogni spezzati.
L'Isola è un
quartiere di Milano e il “nevrotico erotico” è un omaggio
alla canzone di Lucio Dalla: già dal titolo si capisce che questo è
un noir che mescola assieme diversi stili, in una miscela dal
risultato estremamente godibile.
Siamo a Milano,
nei mesi che precedono Expo, e dove per abbellire la cittàs'innalzano verso il cielo le gru per la costruzione dei nuovi
palazzi che renderanno la città ancora più bella.
Ma Milano, specie
di notte, ha molte facce: c'è quella della Movida, che ha
trasformato la zona dei Navigli di una volta:
“i laboratori degli artigiani, le botteghe di pittori e scultori, le librerie e i rigattieri, i circoli culturali e anarchici. Tutto scomparso, cancellato dalla crisi e dagli affitti alle stelle, sacrificato dal popolo della Movida e dell'happy hour”.
E c'è anche la
faccia della prostituzione, che nella zona del quartiere Isola ha la
pelle scura delle donne di colore, arrivate dai paesi africani col
miraggio di un lavoro e poi finite sui marciapiedi, controllare dalle
madam e dai loro tirapiedi.
Prostitute, uomini
in cerca di carne facile o in cerca del divertimento. Ma ci sono
anche i protagonisti di questa storia.
Come Curzio
Malaparte, manager importante di una società, alle prese con una
crisi esistenziale, che non è solo frutto dell'età che avanza:
Era stabilito. Per inscenare la sua prematura dipartita avrebbe seguito una nuova strategia. Il suo sarebbe stato un suicidio esagerato, e si sarebbe attuato attraverso tre fasi progressive.Prima il suicidio famigliare, poi sociale e infine fisico. In pratica, un triplice suicidio. [..]Cazzo! Vedrete se non riesco a scuotere la vostra fottuta indifferenza. Vedrete se non ci ricorderete più di me, quando non ci sarò più. Me ne andrò col sorriso sulle labbra, pensando alle vostre facce ..
Curzio non è riuscito ad accettare la
scomparsa della figlia più piccola, Marzia, dell'indifferenza
della famiglia, la moglie Camille e gli altri due figli, con cui
ormai ha più un rapporto. Così decide di fare pagare questa
frustrazione alla sua famiglia, auto-diffamandosi, facendosi vedere
in giro con una prostituta nigeriana, Luna.
In giro per le strade attorno alla
stazione Garibaldi c'è il signor Umberto Rossi, ferroviere
in pensione, un po' Bruce Willis, un po' l'eroe di Sin city:
“un tipo basso e tarchiato, la pelata lucida, blue jeans e giubbotto di pelle con borchie e frangette, con un cagnolino nero al guinzaglio che stonava col suo look da duro..”.
Pensionato
e in cerca di una compagna, “anche una ex prostituta
poteva andare bene. Ecco, loro erano più abbordabili. Per cominciare
a familiarizzare con l'ambiente aveva preso ad osservare le ragazze
che tutte le notti, sette giorni su sette, feste comandate comprese,
stazionavano nei dintorni di casa sua”.
E poi Enzino Marulli, il taxi driver:
“quella sera in via Gioia c'era un altro paladino della cause delle fanciulle perdute. Anche Vincenzo Marulli, Enzino per gli amici della parrocchia di San Barnaba a Gratosoglio, era stato testimone degli avvenimenti ..il fatto era che lui credeva nel matrimonio e nella verginità. E inoltre, delle donne aveva anche un po' paura. Queste creature rimanevano per lui un universo misterioso e del tutto inesplorato, che era cosciente potesse riservargli meravigliose sorprese..[..]Di mestiere Enzino faceva la guardia giurata. Anche lui amava il cinema. Il suo beniamino era Robert De Niro, il tassista pistolero e salva adolescenti perdute, protagonista del suo film preferito, Taxi Driver. Logico, perché Marulli era uno degli elementi più attivi di “aiuta Maddalena”.
Per una serie di
equivoci, nati dalla scelta di suicidarsi moralmente (andando a
frequentare prostitute e viados), Curzio si ritrova arrestato, con
l'accusa di molestie e resistenza a pubblico ufficiale.
Perché nel
frattempo, nelle stesse vie su cui incrociano Curzio, Umberto ed
Enzino, gira anche un assassino, che sfoga proprio sulle prostitute
di colore la sua rabbia, la sua ira, per un dolore che arriva da
lontano.
L'aveva fatto. Infine l'aveva fatto. Altre volte c'era andato vicino, ma era sempre riuscito a frenare l'impulso di uccidere, una smania di vendetta che veniva da un passato che lui aveva cercato di cancellare, senza riuscirci.E ora che aveva ucciso doveva ubbidire alla voce che continuava a urlare nella sua testa, doveva affrontare i suoi incubi.
Così, quando davanti al commissario
Musante si presenta questo signore così milanese, così
placido, si fa strada il sospetto che dietro tanta tranquillità si
nasconda un serial killer.
L'assassino delle prostitute, uno che
non lascia tracce, le uccide e ne taglia le teste ..
Musante era un siciliano di poche parole, che fisicamente sembrava il fratello gemello di del Ferribotte de I soliti ignoti: piccolo, scuro di carnagione e di capelli, baffetti sottili, pantaloni che gli cascavano dalle chiappe magre e appiattite di chi ha trascorso una vita seduto su una sedia scomoda dietro ad una scrivania.
Tra equivoci, arresti e notti in
gattabuia, per Curzio inizia una nuova vita: abbandonato dalla sua
vera famiglia, scandalizzata dal suo comportamento, ne scopre una
nuova. Di cui fanno parte gli altri due “compagni di merende”,
e poi Luna, Laurette e il figlio Tommi, da cui viene subito adottato
come nonno.
L'assassino è ancora nell'ombra (frase
scontata, essendo il racconto ambientato per lo più di notte):
“Perché sapeva che non avrebbe resistito ancora a lungo alla voce nella sua testa. Ci sarebbe stata presto una prossima volta. Era necessario.
Per trovare pace, era necessario”.
Ad
indagare su questo assassino, affiancando le forze dell'ordine,
saranno proprio i tre signori della notte, il Curzio,
l'Umberto e l'Enzino, tra
una partita a scopa al bar Sultana, uno degli ultimi
“trani” (così erano
definite le vecchie trattorie milanesi), qualche azione non regolare
di notte, fino ad arrivare alla scoperta dell'assassino, con un
autentico colpo di scena..
E grazie a questo
nuovo impulso all'azione, Curzio riuscirà a superare anche la sua
malattia del suicidio.
Un blues dai tanti
accenti, questo giallo: c'è la vena ironica con cui vengono
raccontati e presentati i personaggi al lettore.
C'è spazio per
raccontare la crisi vita familiare al principio della terza età,
dove il tran tran e le consuetudini uccidono la passione e l'amore.
C'è il racconto
nero, la caccia al serial killer, la piaga della prostituzione, la
difficoltà da parte delle forze dell'ordine nell'affrontare questo
problema, la scarsità dei mezzi a disposizione, l'inefficacia delle
leggi.
E poi
c'è la Milano dei contrasti: la Milano da
bere del quartiere Isola (con la torre Unicredit, il bosco
Verticale), di giorno frequentata da turisti e da uomini d'affari e
di notte frequentata da prostitute, malavitosi e trans.
Ma c'è la anche l'umanità che si trova attorno al bar Sultana a giocare a carte e a bere vino di Trani: il poliziotto, il pensionato, il dirigente di successo alla ricerca di una nuova vita, il difensore della fanciulle perse
Ma c'è la anche l'umanità che si trova attorno al bar Sultana a giocare a carte e a bere vino di Trani: il poliziotto, il pensionato, il dirigente di successo alla ricerca di una nuova vita, il difensore della fanciulle perse
"Certo che era un bel campionario di umanità. Con queste premesse, Malanotte non credeva che negli anni a venire avrebbe ceduto alla noia o alla depressione"
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