Se non volete appiattirvi sulla visione dominante (il paese ha detto no ad una riforma votando con la pancia, i giovani sanno solo protestare, la sinistra sa dire solo di no..), due consigli di lettura:
- il post di Gilioli, sempre lucido nel vedere le questioni politiche per quello che sono[La legislatura che ci stiamo lasciando alle spalle] ha fallito il suo obiettivo dichiarato fin dal giorno degli applausi imbarazzati con cui accoglieva il discorso di reinsediamento di Napolitano, accreditandosi così un ruolo costituente che è stato bocciato dal Paese.- la risposta di Alessandro Robecchi a Michele Serra, in merito alla proposta di Pisapia
Ecco perché, se guardiamo alla parabola di questa legislatura, oggi sembrano grottesche e basse le ipotesi di prolungarne artificialmente la vita con un governo Padoan, Gentiloni, Franceschini o Calenda.
Ma ve li immaginate, giurare al Quirinale festeggiando un inizio che ha già in sé l'impronta della fine? Ma che effetti produrrebbe sul Paese vedere la manfrina di un nuovo premier e magari delle sue promesse, così stridenti con l'evidenza di un esecutivo triste, solitario y final?
Davvero non ne abbiamo bisogno. Davvero sarebbe un atto di responsabilità solo apparente, in realtà più irresponsabile del suo contrario, cioè il voto.
Per fare una legge elettorale decentemente omogenea tra le due Camere e che non sia incostituzionale bastano venti giorni. O basta riutilizzare una di quelle precedenti il Porcellum. O prendere il Consultellum e clonarlo per la Camera.
E per tutto questo non serve nessun nuovo governo, con tutto il suo cucuzzaro di campanelle scambiate, di foto di gruppo, di nuovi ministri sorridenti. Quello uscente, dopo i danni fatti, abbia almeno il coraggio e la responsabilità di fare il suo dovere fino a che lo richiede la Costituzione, invece di portarsi via la palla come un bambino capriccioso.
Riassumo: si chiederebbe alla sinistra-sinistra di andare a sostenere una destra sbrigativa, decisionista e a-ideologica, che penalizza i bassi redditi, non difende i giovani né i ceti medi, che toglie l’Imu anche alle ville dei cumenda, che regala 500 euro ai figli diciottenni sia del notaio che del bracciante. Insomma, lo dico male, che in tre anni ha fatto di tutto – ma di tutto – per aumentare le diseguaglianze, e non per ridurle o attenuarle. In sostanza: è bella la cornice (le varie anime della sinistra che dimenticano il referendum e si ritrovano in pizzeria) ma fa schifo il quadro (una delle due sinistre non è di sinistra per niente e ha fatto molte delle cose che la destra ha sempre sognato di fare, più il tentativo di stravolgimento della Costituzione, che non è un dettaglio). In sostanza si sollecita (nobile intento) l’unità della sinistra con una forza molto forte (il Pd renzista) che di sinistra non è nemmeno lontanamente, ma nemmeno col binocolo.
E poi c’è un’altra cosa: insieme, Michele, abbiamo visto dalla scialuppa pirata di Cuore (e riso parecchio) il craxismo tronfio e grottesco, il berlusconismo delle furbate e delle scappatoie. Possibile che tu non veda nel renzismo (nel ciaone, nel “gettone del telefono” degli operai, nella celebrazione seppiata delle foto da agenzia Stefani di Nomfup, nelle strette di mano a Marchionne, nella retorica leopolda, potrei continuare per ore) una differenza che non è più nemmeno politica, ma antropologica? E non ti fa ridere? Quante volte in questi anni ho pensato: che titolo avremmo fatto a Cuore su un leader della sinistra che dicesse e facesse le cose che ha fatto Renzi? Avremmo riso molto, Michele, so che lo sai. Il titolo del primo numero di Cuore, Michele, parlava del Pci-Pds e diceva : “Siamo d’accordo su tutto purché non si parli di politica”. Mi sembra attualissimo, eravamo bravini.
Ma visto che parti dal principio di realtà (Renzi è segretario del Pd con ampia maggioranza), ti oppongo un altro principio di realtà: la fauna renzista dei fighetti milanesi, della schiatta toscana, dei Rondolini, della nostra gloriosa Unità trasformata in fanzine della rockstar di Rignano, dei portavoce che giocano a Leni Riefenstahl, mi è lontana come Dell’Utri, come la Meloni, come un finanziere-squalo che fa il grano a Londra e viene a darci lezioni di come tagliare le pensioni in Italia. E’ a questa roba qua che dico sempre no, no, no? Esatto, è a questa roba qua. E se Giuliano Pisapia, che stimo e ringrazio per quello che ha fatto nella mia città, mi chiede di costruire qualcosa con quelli lì io dico no. Telefonatemi quando il Pd sarà un’altra cosa, quando davanti a un paese in ginocchio, stanco, ferito, spaventato, non verrà a dirmi gufo, rosicone, disfattista, non mi presenterà una storiella di Italia potenza culturale con le scuole che cascano in testa agli studenti, non mi dirà #Italiariparte o stronzate consimili.
Aspetto. Per ora no, grazie.
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