In caso di sconfitta, la mia carriera politica finisce ..
Me ne vado via, lascio ..
O forse no.
Passato un altro giorno dal referendum,
l'opzione di andare ad elezioni subito (come vogliono Grillo e
Salvini e pure Berlusconi) non è più roba da retroscenisti:
Alfano – titola il corriere online – vota a febbraio.
A frenare la corsa del “al voto,
al voto” ci sono due ostacoli: il primo è la minoranza PD che
non ha peso in segreteria ma il no di domenica ha ringalluzzito. Non
alzeranno la voce, ma punteranno a tirarla per le lunghe, per
logorarne la leadership in attesa di un nuovo cavallo.
Il secondo è il presidente della
Repubblica, che ha spiegato bene a Renzi cosa si aspetta.
C'è il gruzzolo del 40% da mettere a
frutto (con una brutta espressione), ma non sono voti del PD. Conosco
personalmente elettori non PD che hanno votato si al referendum. Il
40% sono voti di un immaginario raggruppamento attorno a Renzi, ma
cosa succederebbe in caso di un voto elettorale, per una coalizione,
non è facile capirlo.
Renzi e i partitini della maggioranza,
sanno però che devono agire in fretta: oggi, appena perdi la
poltrona, rischi di non rientrare più nel gioco.
Di certo, con queste premesse, crolla
del tutto l'ipotesi di ricucire tutte le rotture nel paese e anche
all'interno della sinistra.
Nel discorso di “addio” Renzi ha
detto una cosa che dovrebbe far capire quelle che sono le sue
intenzioni: “Al fronte del No che ha vinto il referendum oneri
o onori”.
Se in questa fase ci saranno degli
oneri (e pochi onori in verità) è anche colpa sua: per aver gestito
male i tempi del referendum, per aver basato la legge elettorale
sulla riforma, per non aver risolto per tempo i problemi delle
banche.
Facile ora andarsene (?) e gufare da
fuori.
Due cose: a quanti dicono, Salvini vi
ringrazia, rispondo dicendo che i Salvini si combattono facendo
politica sul territorio, non seguendolo nel suo territorio di slogan
e comparsate tv.
Riprendo quanto ha scritto sulla sua bacheca FB Daniele Sensi:
«Salvini ti ringrazia», dice. No, semmai Salvini ringrazia voi, che appendete l'egemonia culturale non a pratiche politiche diffuse, ma a un verdetto referendario che non attiene al gioco politico, ma alle sue regole. Quel gioco lo si vince sul campo, è sul campo che Salvini va contrastato, opponendogli sintesi culturali e reti di socializzazione che tengano insieme la complessità del reale. sbugiardando semplificazioni che quel reale invece lo atomizzano, mettendo gli uni contro gli altri. Salvini ringrazia voi, che, alla Politica e all'agire politico, avete, o avevate anteposto, pigrizia, comodità e pretestuose scorciatoie. E con quelle, sì, ogni battaglia è persa. Perché le battaglie si vincono battagliando. In politica si vince facendo Politica.
Secondo, a quelli che, come Serra oggi,
dicono che ora a dare le carte sarà l'establishment, rispondo
dicendo che anche prima era così.
Ma è così difficile accettare l'esito
di un referendum dove si votava su una riforma costituzionale?
Non si votava sul governo né su Renzi,
questo si diceva.
Nessun commento:
Posta un commento