“In un altro paese - racconta Alexander Stille - gli artefici di una tale vittoria sarebbero stati considerati un patrimonio nazionale. Dopo aver vinto la prima battaglia a Palermo, ci si sarebbe aspettato che Falcone e i suoi colleghi fossero messi nelle condizioni di vincere la guerra. Invece in Italia avvenne proprio il contrario”.
Il giornalista e scrittore Alexander Stille (autore del libro "Nella terra degli infedeli. Mafia e politica") esamina, nel suo documentario in onda oggi su Rai3, il rapporto fra la mafia siciliana e lo Stato italiano negli anni della prima repubblica.
A partire dal maxiprocesso alla mafia reso possibile dal lavoro del pool antimafia di Caponnetto, Falcone e Borsellino.
In un altro paese sarebbero stati considerati un patrimonio nazionale.
In un altro paese la battaglia contro la mafia sarebbe stata portata avanti fino alla fine.
In un altro paese la mafia sarebbe stata, magari, anche sconfitta, o quantomeno ridimensionata.
In un altro paese la notizia del coinvolgimento dei servizi nelle stragi contro i magistrati Falcone e Borsellino avrebbero causato uno sconquasso.
In un altro paese un politico indagato per mafia verrebbe tagliato fuori.
Strano paese, il nostro. Senza memoria. Si spaventa per ogni minaccia (l'ultima, la presunta base di Al Qaeda a Perugia) di terrorismo .. dimenticandosi che la mafia nel passato ha già messo le bombe per uccidere giudici, poliziotti e chiunque si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Di cosa ci spaventiamo allora, se non riusciamo a spaventarci della mafia? Di cosa vogliamo indignarci, se non riusciamo a farlo della mafia?
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