10 gennaio 2018

Fiori sopra l'inferno di Ilaria Tuti- incipt


Incipit

Non scordare: noi camminiamo sopra l’inferno, guardando i fiori.Kobayashi Issa(1763-1828) 

Austria, 1978C’era una leggenda che gravava su quel posto. Una di quelle che si appiccicano ai luoghi come un odore persistente. Si diceva che in autunno inoltrato, prima che le piogge si tramutassero in neve, il lago alpino esalasse respiri sinistri.Uscivano come vapore dall’acqua e risalivano la china insieme alla bruma del mattino, quando la gora rifletteva il cielo. Era il paradiso che si specchiava nell’inferno.Allora si potevano sentire sibili lunghi come ululati, che avvolgevano l’edificio del tardo Ottocento, sulla riva est.La Scuola. Lo chiamavano cosi`, giu` in paese, ma quelle mura avevano mutato destino e nome diverse volte nel tempo: residenza di caccia imperiale, comando nazista, preventorio antitubercolare infantile.[Fiori sopra l'inferno, Ilaria Tuti]

Inizia con un flash back nel passato, questo romanzo che mi sta catturando, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo.
Come i thriller di Jeffery Deaver, solo che questo romanzo di Ilaria Tuti è ambientato nel Friuli, in un paesino sulle Alpi dove gli abitanti della Valle considerano estranei invasori tutti coloro che vengono da fuori.

Il romanzo racconta della caccia ad un assassino, un mostro in forma umana che vive nei boschi, come un animale che osserva gli animali umani da lontano.
Un mostro che uccide però: il romanzo è ambientato su due piani storici, il primo nel 1978, racconta l'ingresso di Agnes nella "Scuola". Un istituto per bambini che assomiglia più ad un una prigione, se non peggio.
E poi la storia dell'oggi, che comincia con un gruppi di ragazzini che gioca nel bosco e con due occhi che li osservano da lontano. E poi la scoperta di un morto, un uomo ucciso in modo bestiale.
E, vicino al corpo, una specie di totem, un fantoccio umano che sembra osservare il cadavere. Un fantoccio senza espressione ..

Ad indagare su questo caso, ricorrendo più alla psicologia che non alle prove scientifiche, il commissario Battaglia che deve cercare di capire come pensa, come ragiona, il mostro.
Ma anche lei ha un mostro contro cui combattere.

Il capitolo sei - dal sito di Longanesi

Teresa fissava gli occhi fatti di bacche.«Dobbiamo capire dove le ha prese l’assassino» disse. «Non ne ho viste là attorno e non credo siano un dettaglio di poco conto.»Il sostituto procuratore annuì.«Che cosa possono significare?» chiese.Teresa non ne era ancora certa, ma aveva un sospetto.«Per lui era importante che ci fossero» disse. «Se il totem rappresenta l’assassino, allora il killer sta osservando qualcosa.»Ma cosa? La vittima mentre stava morendo o il villaggio poco distante? Durante il sopralluogo, Teresa aveva notato che da quell’angolazione il fantoccio sembrava guardare il campanile della chiesa di Travenì, e quel particolare l’aveva inquietata.«L’assenza della bocca lo rende inespressivo» fece notare Gardini.«In questo modo, l’assassino ha schermato le sue emozioni» gli spiegò lei. «È impossibile dire che cosa abbia provato in quel momento, se rabbia o paura, tormento o esaltazione.»Il sostituto procuratore emise un sospiro che vibrava di tensione.«Non ha lasciato indizi sui moti interiori che lo hanno spinto ad agire» mormorò.«Non ha voluto lasciarli» lo corresse Teresa. «Non credo si tratti di una dimenticanza casuale.»«Che cosa ti fa propendere per un’ipotesi del genere?»«Il fatto che sia stato così meticoloso nella preparazione della scena. Deve averci fantasticato parecchio. Era esattamente così che dovevamo trovarla. Ricordiamoci delle trappole. È un perfezionista. »«Quindi ci ha portati fino a un certo punto ma poi ha scelto di nasconderci i suoi pensieri.»Teresa annuì.«Mi chiedo se anche l’assenza del naso sia un occultamento inconscio» disse. «Un organo di percezione più sensuale della vista, intimamente legato alla libido…»«Se così fosse, che cosa ne deduci?»Teresa si stropicciò gli occhi. Non erano solo parole, quelle che le venivano chieste: erano spesso previsioni ardite, confessioni di sospetti che potevano tradursi in condanne in fieri. Nel peggiore dei casi, come quello, una scelta sulla direzione da prendere a un bivio.«Qualsiasi deduzione sarebbe prematura» disse. Gardini non mollò.«Dimmi solo quello che pensi» insistette, scandendo le parole. La gentilezza non era sparita dalla sua voce, ma stava lasciando il posto all’urgenza.«Non voglio precludermi nessuna possibilità di indagine» gli rispose, nello stesso tono, senza guardarlo.Il sostituto procuratore si sporse verso il suo orecchio.«Non accadrà» le promise. «Terremo aperta ogni pista, fino a quando lo riterrai opportuno.»«Non sono un’indovina» sibilò Teresa, attenta a non farsi sentire dal resto della platea.«Nessuno lo ha mai pensato» intervenne il questore. «Però ci azzecchi sempre. O quasi. Ecco perché insistiamo.»Lei sospirò. Non avrebbero mai potuto percepire il peso di ciò che le chiedevano.«Il ritratto che intravedo è ancora rozzo» disse. «Se davvero l’occultamento dei sensi non è casuale, mi fa pensare a una personalità fortemente repressa, che vive una sessualità malata. Ma è ancora presto per dirlo» tornò a chiarire.Le immagini successive erano particolari dell’orologio della vittima: era stato allacciato al contrario al ramo che funge va da polso, con il quadrante verso il legno. Teresa non aveva idea di che cosa significasse.«Gli occhi della vittima?» chiese il questore in un sussurro, le dita incrociate davanti ai baffi brizzolati. Teresa le aveva viste tormentarsi per tutto il tempo.«Non li abbiamo trovati» rispose. «Colpa degli uccelli, forse. Oppure sono un trofeo che l’assassino ha portato con sé. Hanno un forte valore simbolico. Gli occhi scoprono il mondo, lo osservano, lo misurano » spiegò gesticolando. « Guardano e desiderano: forse qualcosa che non avrebbero dovuto? Sono lo specchio dell’anima, si dice. Qualcosa di vero deve esserci, se spesso gli assassini li coprono alle vittime per non sentirsi giudicati, perché l’intento di uccidere non venga meno.»

La scheda del libro: 

L’AUTRICE E IL SUO PRIMO ROMANZO – Fiori sopra l’inferno (Longanesi, in libreria dal 4 gennaio 2018) segna il debutto nel thriller di Ilaria Tuti. L’autrice, che vive in Friuli, in un paesino alle pendici di una montagna, ha tra i suoi riferimenti letterari maestri del genere come Stephen King e Donato Carrisi e il suo libro è stato tra i più contesi dell’ultima Fiera di Francoforte. Il lettore di questo esordio si imbatterà in una serie di aggressioni a sfondo sadico che turbano la quiete di un paesino delle Dolomiti friulane. Alcune vittime muoiono in seguito alle ferite. Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, infatti, si nascondono non pochi segreti. A intervenire sarà Teresa Battaglia, commissario di polizia specializzato in profiling: la sua vera arma è la mente, non la pistola e nemmeno la divisa. Per la prima volta, però, è proprio la sua mente a tradirla… il commissario dovrà cercare faticosamente un nuovo equilibrio per comprendere appieno la psicologia del killer e provare a salvare l’ultima vittima…

[Fiori sopra l’inferno di Ilaria Tuti - Longanesi]

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