La sira dell’unnici di jugno del milli e novicento e quaranta, vali a diri il jorno appresso alla trasuta ’n guerra dell’Italia allato all’alliata Germania, nel circolo Fascio & Famiglia di Vigata comparse ’mproviso Micheli Ragusano.
Naturalmenti squasi nisciuno jocava, tutti stavano a parlari ’nfervorati di quello che era capitato il jorno avanti, quanno il paisi ’ntero, vecchi, picciotti, fimmini e picciliddri e pirsino malati che per la granni occasioni avivano lassato il letto, era scasato per scinniri ’n piazza ad ascutari il discurso di Mussolini trasmesso dall’altoparlanti.
E appena che aviva finuto di parlari Mussolini era successo il virivirì, il quarantotto, il tirribilio, tutti a fari voci di «A morti la Francia!», «A morti l’Inghilterra!», «Viva il duce!», «Viva il fascismo!», e le pirsone parivano ’mbriache d’alligrizza e ballavano e satavano e cantavano ’ntusiasti «Giovinezza, giovinezza», come se la guerra fusse la vincita di ’na quaterna al lotto.
Rizzoli ha recentemente pubblicato
questo breve racconto di Andrea Camilleri, già uscito sul corriere
qualche
anno fa.
È il racconto, ambientato pochi giorni dopo l'ingresso in guerra nel 1940, di una targa che i soci
del circolo di Vigata “Fascio & famiglia” decidono di
intitolare al defunto don Michele Persico: un fascista vero, uno con la
camicia nera cucita addosso, che aveva fatto perfino la marcia su
Roma.
L'anziana camicia nera muore per un colpo al cuore, proprio l'11
giugno 1940, dopo che l'antifascista Ragusano, al circolo, gli aveva rivolto
queste parole:
«Il nome di Antonio Canizzaro vi
dice niente?».
Il Ragusano era un noto provocatore nonché nemico del popolo, appena tornato al paese dopo anni di confino a Lipari.
Salvato a stento
dal linciaggio il provocatore (che verrà pure condannato per omicidio), i soci del circolo, su proposta del sindaco don Filippo
Caruana, decidono di dedicare una via del paese al prode fascista:
“Emanuele Persico – caduto per
la causa fascista”.
Non solo: si decide
di scrivere al federale affinché conceda alla giovane vedova una
pensione “privilegiata”, come giusto che sia per i caduti della
rivoluzione fascista.
Non tutti in paese
sono soddisfatti di come sono state aggiustate le cose: uno dei tanti
gentiluomini che aveva ben pensato di bagnare il becco con la bella
vedova, rimasto all'asciutto decide di vederci chiaro su quelle
parole: chi era quell'Antonio Cannizzaro ?
Verrà fuori
un'altra verità sul morto e sul suo passato che metterà i soci del
circolo di fronte alla difficile domanda: e ora come minchia la
cambiamo la targa?
Spassoso e
divertente, nel suo mettere alla gogna l'ipocrisia fascista (non solo
quella di stampo mussoliniano), il racconto, dopo un'esilarante
resoconto di tutte le proposte dei soci, finisce con una soluzione di
compromesso.
“Emanuele Persico – un
italiano”.
Un italiano,
appunto.
La scheda del libro
sul sito Vigata.org
e sul sito di Rizzoli.
Nessun commento:
Posta un commento