“Vecchie bagasce pentite, ecco cosa siamo adesso. Ballerini con l'artrite ai piedi, ubriachi senza più un trillo, uno zompo, un saltello. Zavorrati come trichechi spiaggiati tremolanti di lardo e di trippe. Ci sta passando sopra la testa un'intera generazione al galoppo. Saltano oltre che sembriamo una siepe di Ascot. Mica son simpatici. Ci han cacciato a ringhi prima di infilarsi nella carcassa puzzolente dell'Italia, che è tutta la loro eredità. Non ce lo perdonano di aver spolpato le migliori pezzature! Quattro ossa da leccare è tutto quel che gli resta. Le frattaglie, altro che quelle! Abbiamo consumato anche la loro parte di banchetto: ricchezza, terra, petrolio, ossigeno ..Han solo dei debiti e da farsi un culo. Una pattumiera dopo le gozzoviglie, 'sto pianeta, coi suoi ottanta miliardari a sbafare e tutti gli altri a leccare gli avanzi sul pavimento prendendosi calcagnate.Digeritevi le pleuri, la milza e i rognoni! Sciaguattate nei succhi gastrici, fateci il bagno e ascoltate i nostri rutti!Avevamo promesso ben altro nei gloriosi Sessantotto e Settantasette portati sul petto come medaglie! Tutti a strimpellare serenate filosofiche sulle magnifiche sorti. Ne avevamo la bocca piena, ma eravamo solo un nugolo di pidocchi che avrebbero reso anemico un toro”.
Le prime righe del libro di Valerio Varesi - Lo stato di ebbrezza, Frassinelli.
Un viaggio "al termine della notte", dagli anni '80 fino ai nostri giorni.
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